Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha parlato anche del vaccino nella tradizionale conferenza stampa di fine anno con i giornalisti.
Ha iniziato con una domanda sulle tensioni che hanno interessato il Governo nelle ultime settimane: “Dobbiamo affrettare delle risposte che il Paese attende. Il prossimo passaggio urgente è il Recovery Plan: in questi giorni stiamo incontrando le varie delegazioni, ma la sintesi politica è urgente“.
E afferma di prevedere un confronto in Parlamento nei primi mesi del nuovo anno: “Questa è un’occasione storica. Vorrei andare in Consiglio dei ministri già nei primi giorni di gennaio, in modo da poter dare anche al Parlamento la possibilità di dare il contributo. A metà febbraio poi potremo presentare il progetto definitivo. In questo momento abbiamo una prospettiva di fine legislatura, in un momento in cui stiamo affrontando una pandemia. Nella quale siamo riusciti a rafforzare la nostra credibilità, tanto in Italia quanto in Europa. Non dobbiamo disperdere questo patrimonio. Non ci possiamo più permettere di disperdere il patrimonio di credibilità che spetta alla politica.Non possiamo permetterci di galleggiare ancora in questo clima. Non dobbiamo chiuderci in un Palazzo lasciando che nascano tra di noi confronti astratti. Tutti ora siamo chiamati ad assumerci le nostre responsabilità“.
Si parla ovviamente anche dell’epidemia di coronavirus e dei vaccini: “Noi abbiamo avuto inizialmente 9.750 dosi di Pfizer e abbiamo un piano di 470 mila dosi a settimane. Entro gennaio arriveremo quindi a più di 2 milioni. A gennaio dovrebbe arrivare anche il vaccino di Moderna. Anche per quanto riguarda il piano dei vaccini il governo è stato democratico, perché il ministro Speranza è andato in Parlamento a chiedere il via libera. Potendo dare il buon esempio io lo farei subito, ma cercherò di aspettare le priorità definite dal piano“.
Un altro tema cruciale è quello della scuola: “Stiamo lavorando intensamente con tutte le autorità coinvolte. Comprendiamo che non è possibile fare un piano sulla scuola se non si decongestionano ad esempio i flussi che si producono anche sui trasporti. Stiamo pensando a delle soluzione flessibili, differenziate anche da scuola a scuola. Pensiamo di differenziare gli orari di ingresso non sono nelle scuole ma anche negli edifici pubblici. Sono tutte questioni che vanno valutate a livello locale. Io auspico che il giorno 7 le superiori possano ripartire con una didattica mista, almeno al 50% in presenza. Ma sempre con flessibilità. Non dobbiamo mettere a rischio i nostri studenti, le famiglie e gli insegnanti. Ma sono fiducioso che potremo ripartire almeno al 50% in presenza“.