E’ iniziato oggi, 2 dicembre, il processo per l’omicidio di Pasquale Apicella, il poliziotto che fu ucciso nella notte tra il 27 e il 27 aprile a Calata Capodichino.
L’agente restò ucciso tentando di fermare con la propria auto quella di una banda di rapinatori: Fabricio Hadzovic, 40 anni, Admir Hadzovic, 27 anni, Igor Adzovic, 39 anni, e Renato Adzovic, 23 anni.
I quattro uomini, residenti nel campo rom di Giugliano, sono ritenuti responsabili di due tentati furti in banca in rapida successione, prima a Casoria e subito dopo in via Minichini, a Napoli.
Renato Adzovid non era presente all’interno della vettura. Dopo i colpi, infatti, ha fatto ritorno al campo rom a bordo di un autobus.
Durante la fuga, hanno ricostruito gli inquirenti, i rapinatori avevano lanciato anche una ruota di scorta verso un’altra pattuglia che li stava inseguendo. Due del gruppo sono stati bloccati subito dopo l’incidente, rimasti incastrati tra le lamiere, mentre gli altri due finirono in manette due giorni dopo.
Quella notte, secondo la ricostruzione degli inquirenti, la banda di ladri per scappare aveva imboccato contromano Calata Capodichino, a fari spenti e a velocità folle. Alla guida c’era Fabricio Hadzovic. Il 40enne aveva accelerato fino a 150 chilometri all’ora.
La pattuglia del commissariato di Secondigliano stava intervenendo in supporto dei colleghi quando le due automobili si sono scontrate. I fermati hanno sostenuto di aver cercato di evitare l’impatto, finendo sullo spartitraffico in cemento e poi colpendo la volante all’altezza del faro anteriore sinistro. Per il poliziotto non c’era stato nulla da fare, è morto sul colpo.
La famiglia ha lanciato un appello di giustizia affinchè tragedie simili non avvengano più.
“Chiediamo che venga fatta giustizia per Pasquale e per tutti noi, vogliamo che tutti si uniscano al nostro grido di dolore perché non è giusto che chi compie il proprio lavoro, chi scende in strada per far rispettare la legge e proteggere i cittadini venga ammazzato, non è giusto che una moglie e dei figli attendano invano il rientro a casa del marito e del padre. Ci aspettiamo per quei criminali delle pene certe e dure, solo così tragedie simili si potranno evitare ad altre famiglie” ha detto Emilia Riccio, cugina dell’agente Apicella.