Oltre duecento sono i pazienti che da quando è stata istituita la zona rossa in Campania sono “emigrati” dalla nostra regione verso il Lazio per “mettersi in salvo” dalla sanità campana.
Il caso è stato segnalato dall’Asl di Latina alle autorità giudiziarie e c’è già un elenco di 27 nomi di cittadini di Napoli o del Casertano che hanno attraversato il confine col Lazio, violando la zona rossa, per farsi curare in un ospedale del Sud Pontino, prendendo il largo dai disastri della sanità campana.
Sono usciti dalla zona rossa anche se nel 90% dei casi avevano solo la tosse o si trattava di lievi malanni. Tutti in fuga verso il primo ospedale oltre il confine, quello di Formia, a 20 chilometri dal fiume Garigliano.
Solo l’Asl di Latina ha contato ben 200 casi e lunedì oltre il 30% dei pazienti al pronto soccorso dell’Ospedale di Formia venivano da fuori regione.
C’è chi arriva in macchina con la bombola d’ossigeno piazzata sul sedile, altri hanno speso fino a 2mila euro per farsi trasportare da un’ambulanza privata. Il fenomeno ormai ha sconfinato anche nel Frusinate, all’ospedale di Cassino, e si avvicina sempre più a Roma.
L’anomalo pendolarismo sanitario rischia così di saturare anche il sistema sanitario del Lazio che ancora tiene. Ed è per questo che molti pazienti sono stati segnalati in Questura dai medici.
La settimana scorsa la giunta di Nicola Zingaretti ha contattato quella di Vincenzo De Luca, arrivando a un patto: i medici campani avrebbero suggerito ai propri assistiti dove curarsi, senza sconfinare fuori regione. Ma evidentemente non è bastato: le fuoriuscite proseguono.
Quando uno spostamento per motivi di salute è considerato necessario? Quando si è giustificati ad uscire da una zona rossa? Per scansare gli ospedali di Napoli o di Caserta, per non parlare dei fatti del Cardarelli che hanno moltiplicato la diffidenza, i pazienti campani farebbero di tutto.
Nove volte su dieci i pazienti vengono rimandati a casa, senza un ricovero. Ma altre volte invece la situazione è grave. Due giorni fa un 48enne arrivato da Piedimonte Matese, nell’hinterland casertano, è morto all’ospedale di Cassino. Era arrivato noleggiando un’ambulanza privata, disperato, da casa. In condizioni già molto serie: ricoverato in terapia intensiva è morto dopo qualche giorno. Molto probabilmente se fosse stato ricoverato prima negli ospedali campani oggi sarebbe ancora vivo.