Questa mattina, nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord, i Finanzieri della Compagnia Pronto Impiego di Aversa (Ce) hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misura cautelare, emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Napoli Nord, nei confronti di otto persone (di cui due in carcere, quattro agli arresti domiciliari e due destinatari del divieto di dimora nelle province di Napoli e Caserta) per associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale.
Le attività investigative hanno consentito di ricostruire un grave quadro indiziario nei confronti degli indagati che attraverso una struttura associativa con base operativa in Casal di Principe e San Cipriano d’Aversa, entrambe in provincia di Caserta, con collegamenti in diverse regioni italiane, si erano specializzati nella sistematica emissione di fatture per operazioni inesistenti, relative alla fornitura di materiali da costruzione, noleggio di attrezzature e prestazioni d’opera, utilizzando a tale scopo un gruppo di società “cartiere” intestate a prestanome compiacenti.
In particolare, sono state individuate sei società con sede nelle province di Caserta e Benevento le quali, tra settembre 2016 e giugno 2020, hanno emesso fatture false per oltre 8 milioni di euro a favore di ben 142 imprese operanti nel settore edile e ubicate prevalentemente in Campania ma anche in altre regioni come Emilia-Romagna, Umbria, Lazio, Toscana e Lombardia.
Per simulare l’effettività delle operazioni commerciali oggetto delle false fatturazioni, le aziende destinatarie pagavano i relativi corrispettivi tramite bonifici bancari in favore delle società “cartiere” le quali, una volta ricevute le somme sui rispettivi conti correnti, procedevano a prelevarle in contanti tramite i loro titolari.
Il denaro prelevato veniva poi consegnato, successivamente attraverso alcuni emissari (i “capi squadra”) incaricati alla materiale riscossione, nelle mani dei promotori dell’organizzazione i quali, dopo aver trattenuto una percentuale a titolo di compenso per il “servizio” reso, trasferivano la restante parte agli imprenditori che avevano disposto i bonifici iniziali.
Ciò ha consentito alle società di beneficiare di notevoli riduzioni d’imposta derivanti dalla contabilizzazione di costi fittizi nonchè della relativa Iva a credito, assicurandosi, inoltre, grandi disponibilità di denaro contante “non tracciato” per un totale complessivo di circa 3,2 milioni di euro.
E’ quindi stato disposto il sequestro preventivo dei beni e delle disponibilità finanziarie in capo agli indagati per un valore corrispondente ai loro profitti.