Cronaca

Coronavirus, l’infettivologo Galli: “Stiamo vivendo un déjà vu. Speravo di sbagliarmi, invece…”

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Massimo Galli, Primario Infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano e docente all’università Statale del capoluogo lombardo, intervistato da La Repubblica, ha parlato della situazione Coronavirus, prevedendo un ritorno all’emergenza vissuta a marzo:

Guardi, siamo nella peste. Sto cercando di occuparmi di tutti i pazienti che ho qui. Mi pare una tragico déjà vu. Lo temevo già da agosto, speravo di sbagliarmi e invece…

È vero, l’Italia sta ancora meglio rispetto ad altri Paesi europei stretti nella morsa di Covid-19, ma è inutile ragionare con i dati di ieri. Dobbiamo guardare le proiezioni, che purtroppo hanno poche probabilità di fallire. Tra 15 giorni saremo come la Francia, la Spagna, il Regno Unito.

La situazione a Milano si sta facendo molto allarmante, al limite della saturazione. E ci sono forti criticità anche altrove. Abbiamo assoluto bisogno di far funzionare le indicazioni del decreto del Governo. Diversamente, la strada già tracciata è quella degli altri Paesi europei.

Abbiamo una distribuzione dei contagi in tutto il territorio. E quando cominci a vedere la realtà nelle aree dove la prima ondata ha colpito meno, sai che il rimescolamento delle carte di quest’estate creerà grossi problemi perché si tratta di aree che non hanno vissuto questa esperienza e non hanno strutture attrezzate.

Lockdown a Natale? All’amico Crisanti è scappata questa idea, è preoccupato come lo sono io. Ma forse qualche segnale importante per dire che stiamo andando a sbattere dobbiamo pure darlo. Non so se ci sarà un lockdown di Natale e non me lo auguro, dobbiamo lavorare strenuamente per evitarlo. 

Il lockdown è la misura più semplice perché non hai bisogno di lambiccarti il cervello a trovare altre soluzioni, ma anche la più drammatica perché le conseguenze sarebbero inevitabili. Poi se qualcuno si ostina a darci delle Cassandre si assumerà le responsabilità.

Positivi asintomatici? Questa estate in vacanza, positivi giovani; a settembre ritorno a casa, positivi giovani; poi il contagio in famiglia, l’età cresce. Adesso tornano ad essere colpiti gli anziani. E dunque cresce la paura, la sintomatologia, il ricorso alle cure ospedaliere, le terapie intensive. Le vittime, ormai lo sappiamo, le vedremo più in là“.

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