Il Ministro della Salute Roberto Speranza, in un’intervista a Il Messeggero e Il Mattino, ha parlato dell’attuale situazione epidemiologica in Italia e della Sanità:
“L’Italia è fuori dalla tempesta ma non è ancora in un porto sicuro e dovremo abituarci a convivere con nuovi focolai costantemente controllati dalle Asl. Lo stato di emergenza fino a dicembre? Decideremo con il Parlamento.
Non ci sono più gli elementi di pressione dei mesi scorsi ma non significa essere al riparo. Servono cautela e prudenza per evitare di vanificare il lavoro fatto in questi mesi per piegare la curva dei contagi.
Nel lockdown i cittadini sono stati esemplari ma guai a pensare che la battaglia sia già vinta e il Covid sia solo un ricordo del passato. Il contributo degli italiani è fondamentale.
Stato di Emergenza? Credo sia giusto che di questa materia si discuta serenamente tra Governo e Parlamento individuando la modalità migliore per gestirla. La decisione non è ancora assunta. Si tratta di valutare quali funzioni straordinarie siano indispensabili sul piano giuridico per la gestione dell’emergenza. A breve bisognerà acquistare banchi per la scuola e i test sierologici. Come si gestisce questa partita? La risposta dovrà arrivare attraverso un confronto aperto in Parlamento.
La chiusura delle scuole è stata la misura più dolorosa ma necessaria. Ora dobbiamo riaprire in sicurezza. Servono nuove risorse e investimenti a partire dal personale. Ci siamo impegnati a stanziare un altro miliardo. Un obiettivo fondamentale è costruire una nuova relazione organica tra scuola e sanità. Nel 1961 in Italia c’era la medicina scolastica poi dimenticata. Va ripristinata. Presidi e insegnanti non devono essere lasciati soli.
Sto lavorando a un grande piano di investimenti per il Servizio Sanitario Nazionale. È giusto discutere in parlamento sul Mes senza battaglie ideologiche. Se possono arrivare ingenti risorse a un basso tasso di interesse sarebbe un peccato sprecare questa occasione. Sono cinque le tracce fondamentali: rafforzamento della sanità del territorio, ricerca e nuove tecnologie, ambiente e salute, sanità digitale e attratività degli investimenti dell’industria farmaceutica.
Il Sud è quello che ha pagato di più la lunga stagione dei tagli alla spesa sanitaria. Oggi occorre voltare pagina. In 5 mesi abbiamo impegnato più risorse che negli ultimi 5 anni. Con il Decreto Rilancio, appena convertito in Legge, abbiamo messo nel piatto 3,25 miliardi. Nell’ultima legge di Bilancio 2 mld e altri 1,5 nel Decreto marzo. Per me è solo il punto di partenza. Dentro questo sforzo si colloca la grande questione della sanità del Sud. Un tema aperto di quantità di risorse e qualità della spesa”.