La Direzione Investigativa Antimafia, nella relazione semestrale inviata al Parlamento, ha lanciato l’allarme:
“La paralisi economica provocata dal Coronavirus può aprire alle mafie prospettive di arricchimento ed espansione paragonabili a ritmi di crescita che può offrire solo un contesto post-bellico“.
Si richia che le mafie diventino “player affidabili ed efficaci“, andando a mettere le mani anche su medie e grandi aziende in crisi.
“Una situazione – si legge nella relazione – che potrebbe finire per compromettere l’azione di contenimento sociale che lo Stato, attraverso i propri presidi di assistenza, prevenzione e repressione ha finora, anche se a fatica, garantito, generando problemi di ordine pubblico“.
La Dia ha delineato due scenari: uno di breve periodo, in cui le organizzazioni punteranno a consolidare il proprio consenso sociale attraverso forme di assistenzialismo, anche con l’elargizione di prestiti di denaro, da capitalizzare alle prime elezioni possibili, e uno di medio-lungo periodo, in cui le mafie vorranno ancora più stressare il loro ruolo di player affidabili ed efficaci anche su scala globale.
Secondo gli investigatori, i settori più redditizi per le mafie saranno il gioco e il traffico di stupefacenti.
Inoltre la Dia ha evidenziato la situazione attuale degli enti locali: ben 51 sono stati sciolti nel 2019 per infiltrazioni mafiose, un numero che non è mai stato così alto dal 1991, anno di introduzione della normativa sullo scioglimento per mafia degli enti locali: geograficamente 25 in Calabria, 12 in Sicilia, 8 in Puglia, 5 in Campania e uno in Basilicata.
Infine nella relazione si fa riferimento anche al provvedimento del Dap, che durante la pandemia ha consentito la scarcerazione di alcuni boss mafiosi:
“Qualsiasi misura di esecuzione della pena alternativa al carcere per i mafiosi rappresenta un vulnus al sistema antimafia.
La scarcerazione di un mafioso, addirittura ergastolano, è avvertita dalla popolazione delle aree di riferimento come una cartina di tornasole, la riprova di un’incrostazione di secoli, diventata quasi un imprinting: quello secondo cui mentre la sentenza della mafia è certa e definitiva, quella dello Stato può essere provvisoria e a volte effimera“.