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Decine di bulgari forzano la zona rossa: la protesta

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Ieri, dopo le 11, è esplosa la tensione già molto alta ai Palazzi Cirio di Mondragone, l’area dove è scoppiato un nuovo focolaio di coronavirus e che è stata delimitata da un cordone sanitario, recintato e controllato da carabinieri, polizia ed esercito.

Centinaia di persone di etnia bulgara sono scese in strada per protestare contro le forti misure di contenimento. I protestanti chiedono la revoca della zona rossa, soprattutto per chi è risultato negativo al tampone.

Il problema principale è che, essendo bloccate, le persone non possono recarsi al lavoro nelle campagne circostanti. Si tratta infatti perlopiù di braccianti che lavorano “a giornata” e che quindi per guadagnarsi da vivere devono ad ogni costo rimboccarsi le maniche.

La situazione è tesissima ed alcuni manifestanti hanno anche forzato le recinzioni. Arduo è il lavoro delle forze dell’ordine che stanno tentando in tutti i modi di fare da mediatori, cercando di dialogare con i bulgari e far cessare la protesta.

Il fermento è accentuato anche dalle incomprensioni e dalle insofferenze sempre maggiori tra la comunità italiana e quella bulgara, la cui convivenza è sempre più difficile.

Virgilio Pacifico, il Sindaco di Mondragone, ha chiesto rinforzi, sollecitando il prefetto affinché invii più forze di polizia per il ripristino dell’ordine pubblico nell’area ex Cirio. Con i tumulti di stamattina e l’insubordinazione della comunità bulgara, si è creato il panico tra i cittadini del comune del casertano, già preoccupati a causa della diffusione del contagio.

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