Questa mattina, all’alba, i Carabinieri hanno arrestato 16 uomini del clan Poverino: nei loro confronti è stata eseguita un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip del Tribunale di Napoli.
Gli arrestati sono accusati di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di sostanza stupefacenti e intestazione fittizia di beni.
L’operazione si inquadra in una più ampia strategia di contrasto posta in essere dalla Procura della Repubblica di Napoli e dal Comando Provinciale dei Carabinieri, che ha portato all’esecuzione di un provvedimento cautelare, il 2 maggio 2011, nei confronti di 57 persone e all’arresto, il 4 giugno 2013, di altri 69 affiliati: condanna all’ergastolo dell’indiscusso capoclan Giuseppe Polverino (classe 1958) e degli affiliati apicali Giuseppe Simioli (classe 1966), Salvatore Cammarota (classe 1967), Claudio De Biase (classe 1968), Salvatore Liccardi (classe 1974) e Salvatore Simioli (classe 1967).
Gli arrestati di oggi fanno parte della “frangia” rimasta fedele a Giuseppe Polverino, che negli ultimi anni si è trovata spesso in contrapposizione con gli Orlando.
Le indagini, svolte dal 2014 al 2017, hanno portato alla luce indizi di reità e di partecipazione degli arrestati alle dinamiche criminali nell’area maranese.
Tra i soggetti indagati figurano Vincenzo Polverino, reggente dell’organizzazione, Michele Marchesano, con compiti di gestione dell’immenso patrimonio immobiliare del clan, rispettivamente cugino e cognato del boss Giuseppe Polverino, Ciro Cappuccio e Armando Del Core, entrambi condannati in via definitiva all’ergastolo in qualità di esecutori materiali dell’omicidio di Giancarlo Siani, il cronista del Mattino trucidato la sera del 23 settembre 1985.
Proprio in considerazione del loro status detentivo, Cappuccio e Del Core non figurano tra i destinatari dell’odierno provvedimento cautelare: le indagini hanno consentito di scoprire che le famiglie dei due killer erano ancora aiutate economicamente: dai Nuvoletta prima, dai Polverino e dagli Orlando al giorno d’oggi.
Infine è stata data esecuzione al sequestro preventivo di due attività commerciali, un bar e un centro scommesse a Marano di Napoli, del valore complessivo di 500.000 euro, intestati a un prestanome ma di fatto riconducibili ad un affiliato del clan.