Prosegue la protesta degli operai della Whirlpool di Napoli: la chiusura dello stabilimento, con il conseguente licenziamento degli oltre 400 dipendenti, è ormai imminente. Dopo l’ultimo tavolo tecnico, lo scorso 30 gennaio la chiusura era stata solo posticipata dal 31 marzo al 31 ottobre. Poco dopo è scoppiata la pandemia di coronavirus, che dopo aver travolto l’Italia si è propagata a tutto il pianeta, facendo finire in secondo piano molte storie che, in quel periodo, erano oggetto di roventi dibattiti.
Tra queste, proprio la questione legata agli operai della Whirlpool di Napoli, che a fine ottobre saranno licenziati. Secondo la multinazionale statunitense, ci sarebbero perdite annue per almeno 20 milioni di euro dallo stabilimento di Ponticelli. Troppi per continuare a tenerlo aperto. Ma gli operai non si sono ancora arresi, e promettono le barricate. Una sitazione simile a quella degli operai della Jabil di Marcianise: 190 di loro da lunedì riceveranno il licenziamento collettivo.
Nonostante siano “bloccati” dalla pandemia, gli operai della Whirlpool hanno sfruttato questo momento per farsi conoscere in Rete, e lanciato una petizione su change.org proprio per tenere viva l’attenzione pubblica sulla vicenda. In poco tempo, superate le trentamila firme, di cui diecimila nelle ultime 24 ore. E per farlo, anche lanciato un video, che racconta alcune delle loro storie. C’è quella di Luciano che lavora “dal 1986 in questa fabbrica, la storica Ignis fondata da Borghi, poi diventata Philips e dagli inizi anni ’90 Whirlpool”. C’è quella di Pina, 42 anni e da 17 in servizio nello stabilimento: anche il marito lavora alla Whirlpool, si sono conosciuti, sposati e hanno messo su famiglia e figli. Se lo stabilimento chiude, perdono ogni forma di entrata economica. Come loro, tante altre storie simili, tutte legate al futuro dello stabilimento.