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CAIVANO. Protesta e assembramenti sui buoni pasto. Interviene l’Esercito, si teme la zona rossa. Di chi è la colpa?

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CAIVANO – Stamattina è montata la protesta dei cittadini caivanesi che vivono sotto la soglia di povertà e che più di venti giorni giorni fa ha presentato domanda per ottenere i buoni pasto derivanti dai fondi che il Governo Conte ha messo a disposizione dei vari comuni.

L’enorme ritardo è oggettivo e tangibile. Gli altri comuni viciniori hanno già espletato tutte le pratiche burocratiche e distribuito i buoni, chi tra le polemiche come Afragola e chi nella perfetta efficienza e in piena trasparenza come Cardito. Caivano ancora deve neanche pubblicare la graduatoria degli aventi diritto – si spera lo si faccia nel pieno rispetto della privacy – anche se quest’ultima è andata già a farsi benedire visto che se qualcuno volesse sapere chi sono i poveri a Caivano basta che si faccia una passeggiata sul corso all’Ufficio delle Politiche Sociali e li trova tutti lì in protesta.

Pochi minuti fa è dovuto intervenire perfino l’Esercito per sgomberare gli assembramenti formatisi per colpa dell’inefficienza e l’incompetenza dei Servizi Sociali. Ora Caivano si trova anche in una posizione nella quale può finire al vaglio del governatore De Luca che già dimostrando di non soprassedere a questi tipi di assembramenti può dichiarare la città gialloverde come zona rossa e quindi sarà vietato entrare e uscire dalla città. Complimenti agli attuali amministratori.

Ma cosa è successo? Di chi è la colpa di questi enormi ritardi? Quanto ci vuole ad esaminare le domande arrivate al Comune? Dove sono i tanti volontari che si sono catapultati all’Ufficio Protocollo a consegnare le domande dei propri conoscenti? Dove stanno quei giornalisti-attivisti che consegnavano domande con segni distintivi (timbro parrocchiale). Ma poi, perché segnare la domanda con un segno distintivo? Cosa c’era da comunicare al settore Politiche Sociali? Dove sono finiti tutti i “buoni d’animo” caivanesi?

Vi terremo aggiornati…

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