AFRAGOLA – Erano nell’aria il giorno dopo la vittoria alle elezioni del 2018 e finalmente per la città di Afragola sono arrivate le dimissioni del primo cittadino. Dimissioni che nei fatti liberano sia la fascia tricolore che i cittadini afragolesi dalle catene di quei pochi che usano la politica per sbarcare il lunario.
Si è arrivati alla stretta dell’imbuto. La mente di un imprenditore abituato a poche mediazioni per una decisione non ha retto. Il suo essere mite ha fatto in modo da diventare vulnerabile dinanzi alle tante richieste e il suo lasciar scorrere ha accumulato una serie di problemi per la città al punto tale da formare una matassa difficile da sgrovigliare.
La mozione di sfiducia è stata solo la punta dell’iceberg. Quella goccia che ha fatto traboccare il vaso. Quel vaso già da troppo tempo pieno di acqua cheta che fa pantano e appena smosse rilasciano un odore troppo acre per le narici sensibili di chi fa della legalità un vero e proprio cruccio. Ad Afragola purtroppo le cose che emettono miasmi maleodoranti ne sono tante.
A partire da un debito di oltre cinquanta milioni di euro di cui non se ne è più parlato. Il sindaco e la giunta non hanno mai avuto il coraggio neanche di affrontarlo questo problema.
La Lega che ripetutamente voleva sostituirlo con l’ombra sempre presente ma sempre più pressante dell’ex senatore Vincenzo Nespoli. Con le sue richieste assurde sulla stabilizzazione dei nuovi assunti nella Polizia Locale.
Richiesta della Lega di assumere a tempo indeterminato i quaranta nuovi arrivati che in realtà non vedeva d’accordo, all’interno della giunta, i vari Aniello Baia, Biagio Castaldo, Cristina Acri e lo stesso Camillo Giacco che andava perfino contro i dettami dello zio Nespoli.
Da indiscrezioni raccolte da Minformo l’evento che ha fatto scattare l’ira del primo cittadino per recarsi al protocollo a ritirare le dimissioni ci sia proprio un accesso diverbio avuto proprio col vicesindaco Biagio Castaldo che è stato uno dei più acerrimi anti stabilizzazione dei nuovi assunti della Polizia Locale.
Quindi attraverso questa vicenda, il sindaco Grillo prende la palla al balzo e con un triplo salto carpiato, evita di presentarsi in aula, con il timore che qualcuno dei suoi potesse mai tirargli un tiro mancino e fargli collezionare una delle umiliazioni più ricordevoli per un sindaco, ossia essere sfiduciato in aula consiliare.
Quello che deve rincuorare il primo cittadino dell’azione fatta e della decisione presa, si spera non revocabile come l’ultima volta, è che quasi tutti, anche tra la maggioranza, in questi precisi istanti stanno festeggiando le sue dimissioni.