AFRAGOLA – Da diverso tempo, oltre a fare il cronista della politica sui territori che mi appassionano, sto osservando anche l’evolversi di alcune dinamiche che vedono come protagonisti oltre che la politica anche il lavoro di giornalista o per meglio dire il ruolo della stampa. E devo dire la verità: la piega che alcuni soggetti stanno facendo prendere ad un ruolo così nobile non mi piace affatto.
Da diversi mesi il Consigliere Gennaro Giustino è stato preso di mira da una certa stampa locale. Le accuse rivolte al politico, di politica non hanno nulla, ma soprattutto le stesse non sono mai verificate per ammissione anche degli stessi accusatori. Per un giornalista è fondamentale, prima di riportare la notizia, verificarla e avere le prove di ciò che si sta scrivendo o dicendo davanti ad una telecamera. Non basta avere un tesserino in tasca per sentirsi liberi di poter divulgare ciò che il marciapiede dice. Ma veniamo ai fatti.
È di ieri mattina la notizia apparsa sui social attraverso una testata giornalistica che usa le dirette video di Facebook come proprio mezzo di diffusione, dove si intervistava un cittadino afragolese residente negli alloggi delle Salicelle e che accusava il Consigliere Gennaro Giustino di scambio di voti con la pratica della compravendita e del pacco alimenti.
Magari per chi non ha dimestichezza con le notizie o per qualcuno che volesse strumentalizzare la cosa, si potrebbe anche gridare allo scoop e di conseguenza indignarsi. Ma a guardare bene il filmato, almeno per chi come me ama osservare e leggere tra le righe, appare evidente l’imbarazzo nel ricordare addirittura il nome del Consigliere Giustino poche frazioni di secondi prima che lo dicesse. Nel momento in cui lo esclama ci tiene molto a scandire bene il nome. Insomma l’impressione è che l’intervistato in realtà non conosca affatto il Consigliere Giustino, allora perché accusarlo in diretta social?
Un’altra cosa che tengo a precisare, magari a chi ci legge e non conosce la deontologia che deve differenziare un giornalista da un lanciatore di fango è che qualsiasi testata giornalistica, in assenza di prove o di verifica della notizia, è tenuto a filtrare qualsiasi dichiarazione. In caso di diretta video: chi intervista è tenuto a prendere immediatamente le distanze da ciò che si sta diffondendo attraverso il proprio mezzo di diffusione.
Nel caso di specie, invece, decade sia il filtro che l’alibi della diretta. Il giornalista che intervista il cittadino afragolese, in realtà, si tradisce quando più di una volta invita il signore a parlare della questione scambio di voti ma poi un attimo prima che si faccia il nome del Consigliere Giustino, ricorda all’intervistato cosa si siano detti a telecamere spente. Segno che il giornalista sapeva bene cosa volesse dichiarare l’intervistato. L’ulteriore dimostrazione, inoltre, è data dal fatto che il giornalista più che prendere le distanze, invitasse l’intervistato a incalzare ancor di più il discorso.
Ecco. Questi sono metodi che io abiuro e che mi auguro che anche l’Ordine dei Giornalisti aprisse un’inchiesta in tal senso per tutelare non solo chi, con dedizione e passione, fa questo mestiere nel nome della verità ma anche per non svilire il ruolo della stampa che ad oggi resta l’ultimo baluardo di trasparenza e legalità sui territori.
Sono sicuro che il Consigliere Giustino se non si è recato ancora nelle sedi opportune per difendere la propria onorabilità, lo farà sicuramente nei prossimi giorni e da parte mia ha piena solidarietà su questa vicenda, perché il sottoscritto tante volte non è stato d’accordo con le sue scelte politiche, tante volte l’ha criticato ma mai si è sognato di mettere in discussione la sua onorabilità, così come non ha mai osato diffamare e/o pubblicare fake news su nessuno degli addetti ai lavori a nord di Napoli per fare gli interessi occulti propri o di qualcuno.