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L’imbarazzo di De Magistris sulle elezioni suppletive. Il sindaco arancione teme il voto in casa sua

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Mancano meno di due mesi alle elezioni suppletive del 23 febbraio prossimo. Gli elettori torneranno a votare nel collegio uninominale Campania 07 (Napoli Est) al Senato dopo la scomparsa dell’ex senatore grillino Franco Ortolani. Che comprende Arenella, Barra, Miano, Piscinola, Poggioreale, Ponticelli, San Carlo all’Arena, San Giovanni a Teduccio, San Pietro a Patierno, Scampia, Secondigliano, Vicaria, Vomero, Zona Industriale. Basta dare uno sguardo alle zone interessate nonché ai candidati dell’anno scorso per comprendere da subito la vocazione politica del collegio. Un territorio storicamente rosso “regalato” al M5S alle ultime elezioni politiche. Per motivi che tutti conosciamo. In teoria, al netto di come la si pensi sul personaggio e su ciò che ha espresso in campo in questi anni, nel collegio in questione dovrebbe trionfare il candidato che piazzerà De Magistris. Il sindaco arancione non può non vincere una partita elettorale nella sua città. La sconfitta sarebbe una “mazzata” senza precedenti che obbligherebbe l’ex pm alle dimissioni irrevocabili un secondo dopo il verdetto. Senza se e senza ma. Ma non è questo il punto. Ultimamente attorno alle elezioni suppletive emerge un dato ignorato da molti. Legato al totale silenzio da parte del primo cittadino, oltre che da tutti i partiti, sulla scelta del candidato da proporre. In realtà la questione si semplifica se pensiamo a Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia. Il centrodestra a Napoli è storicamente forza di opposizione ed in un collegio a trazione “pentadem” avrebbe ben poche chance di vittoria al netto dell’exploit leghista.

Discorso nettamente opposto per quanto riguarda il campo giallorosso. Le elezioni suppletive rappresentano un assist a porta vuota non solo per piazzare un senatore. Ma soprattutto per rafforzare, seppur di una sola unità, i numeri già risicati del governo al Senato. E qui casca l’asino. Per chi non conosce come funziona il meccanismo elettorale in questione, nei collegio uninominali, che eleggono un quarto del Parlamento, vengono calati i candidati delle rispettive coalizioni. I quali possono vincere o perdere anche per un solo voto per effetto del sistema elettorale di tipo maggioritario. Per fare un esempio, alle Politiche del 4 marzo 2018 nel suddetto collegio il M5S, che corse da solo alle elezioni, candidò proprio il compianto Franco Ortolani. Il centrosinistra (Pd, +Europa, Civica Popolare ed Italia Europa Insieme) piazzò l’ex Sottosegretario alla Difesa, Gioacchino Alfano. Il centrodestra (Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e Noi con l’Italia) candidò Salvatore Guanci, consigliere comunale in città. La questione si infittisce sempre di più. Mancano poco più di 20 giorni alla presentazione delle candidature. Eppure tutto tace. Perfino De Magistris non ha mai speso una parola per questa chance. La verità, come sempre, sta nel mezzo. Il sindaco arancione non ha nessuna voglia di “bruciarsi” in questa maniera. Secondo fonti provenienti da Palazzo San Giacomo l’ex pm teme la caduta del governo e non vorrebbe piazzare un senatore nella migliore delle ipotesi per qualche mese. L’idea arancione è candidarsi al Senato in caso di voto anticipato.

Ma c’è un’altra questione che sta terrorizzando De Magistris. E che cozza col risultato delle urne. Solitamente questa tipologia di elezioni rappresenta un test politico per verificare lo stato di salute di un partito. Candidando un suo fedelissimo in solitaria in queste condizioni (si parla del vicesindaco Enrico Panini), quindi senza il sostegno dell’asse giallorossa o del solo M5S, l’ex europarlamentare Idv correrebbe il serio rischio di perdere in casa sua una partita fondamentale. Motivi? L’indice di gradimento in città è ai minimi storici. In maggioranza non lo sopporta più nessuno. Non a caso continua a perdere pezzi per strada. L’abbandono di Laura Bismuto, consigliere arancione della prima ora, conferma l’intero quadro che accerchia il sindaco arancione. Una cocente sconfitta lo obbligherebbe, e qui torniamo al discorso fatto inizialmente, alle dimissioni un attimo dopo la debacle. Un colpo durissimo che arriverebbe a Roma e che metterebbe a repentaglio la sua “vera” candidatura qualora si tornasse alle urne. La sua carriera politica terminerebbe senza se e senza. La paura delle urne fa sempre 90.

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