Il centrodestra continua a perdere tempo sulla scelta del candidato governatore. Così come anticipato da Minformo qualche settimana fa, il nome di Caldoro appare una scelta finalizzata ad “accendere” la campagna elettorale. Piuttosto che un’imposizione vera e propria di Forza Italia. Se fosse stata una scelta finalizzata a rafforzare la coalizione, Berlusconi l’avrebbe fatta “ingoiare” a tutti gli alleati senza troppe cerimonie. Invece tutto ciò non è accaduto. Inutile girarci intorno. Intanto i partiti ed i movimenti che sosterranno il fronte “anti De Luca” alle prossime elezioni regionali si stanno muovendo per la composizione delle liste. Cene, telefonate e strategie precise per un posto al sole. Entriamo nei dettagli. Dopo la “radiografia” su Fratelli d’Italia, passiamo alla Lega. Il neo reggente campano Nicola Molteni (originario di Cantù) insieme ai coordinatori provinciali nominati qualche settimana fa (“regalando” Napoli e Caserta all’ex senatore afragolese Vincenzo Nespoli) sta lavorando alla lista salviniana per la Campania. E stando alle ultime indiscrezioni non manca qualche novità. Piccola precisione. Secondo ordini di scuderia provenienti dal partito gli attuali segretari metropolitani non potranno candidarsi alle Regionali. Ma dovranno lavorare per la composizione delle liste nelle rispettive province. Dunque una porta aperta in caso di voto anticipato. Come direbbe qualcuno, chiusa una porta, si apre un portone.
Passiamo ai nomi. L’ex parlamentare Pdl Enzo Nespoli vorrebbe piazzare in consiglio regionale la figlia Angela Nespoli (inserita peraltro nello staff della deputata europea Lucia Vuolo) insieme allo storico fedelissimo Carlo Longobardi, ex sindaco di Santa Maria La Carità e riferimento nespoliano nell’area stabiese. Fuori dai giochi, almeno per ora, Camillo Giacco. Sembra che i rapporti fra nipote (attualmente assessore ad Afragola) e zio siano incrinati da molto tempo. E così l’ex primo cittadino afragolese ha deciso di puntare tutto sulla coppia Nespoli-Longobardi. Quasi come se fosse un affare di famiglia. Altra candidata sicura è Simona Sapignoli. Vicina al deputato Gianluca Cantalamessa, la coordinatrice partenopea della Lega è stata candidata alle Europee a maggio scorso raccogliendo poco più di 21mila preferenze. Di cui circa 3500 a Napoli risultando la più votata nelle fila del Carroccio. Una “donazione di sangue” importante nei confronti del partito al netto di come la si possa pensare su di lei. Altro volto napoletano in rampa di lancio è senza dubbio Vincenzo Moretto, consigliere comunale all’opposizione di De Magistris. Lo storico esponente della destra napoletana, originario del quartiere Vasto, è stato il primo consigliere comunale d’Italia ad aderire alla Lega. Peraltro in tempi non sospetti. Oltre al già citato (qualche settimana fa) Cosimo Amente, figlio dell’attuale sindaco di Melito, Antonio Amente, Molteni potrebbe candidare Aurelio Tommasetti. Qui la faccenda è più complicata. Salvini non ha mai nascosto la stima per il Rettore dell’Università degli Studi di Salerno. A tal punto da salutarlo pubblicamente alla convention per la nomina di Molteni a coordinatore regionale.
Non è un mistero che l’ex vicepremier lo vorrebbe candidato governatore qualora gli equilibri sulla spartizione dei candidati nelle altre regioni dovesse saltare. Proprio come sta accadendo negli ultimi giorni. Qualora l’ipotesi dovesse sfumare, Tommasetti sarebbe il candidato in pectore di Salvini al consiglio regionale. Una vera e propria indicazione di partito. Ma non è finita qui. Nelle ultime settimane spunta la candidatura di Pasquale Chiacchio, imprenditore nel settore delle scommesse sportive e consigliere comunale di opposizione al comune di Cardito. L’ultima parola sulle liste, stando alle indiscrezioni provenienti da via Bellerio, spetterà a Salvini. Da qui il senso di scegliere un coordinatore regionale “lontano” dalla Campania. Il leader leghista vuole avere sotto controllo tutti i candidati delle elezioni regionali per evitare problemi di qualsiasi tipo. Affinché la Lega, sempre stando a quanto trapelato dal partito, non diventi la “versione verde” di Forza Italia in Campania. E per ridimensionare la sete di potere (inutile) di qualcuno.