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AFRAGOLA. De Stefano dichiara appoggio esterno: “La mia famiglia ha votato Grillo e Castiello”

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AFRAGOLA – “Chi è senza peccato scagli la prima pietra” disse Gesù a coloro che volevano lapidare la Maddalena. Aneddoto mai più azzeccato di questo si poteva associare al comportamento avutosi dall’amministrazione Grillo nei confronti di un suo Consigliere che prima ha usato e poi ha sputato via come una cicca che ha perso il sapore con il più vile e squallido dei motivi: la questione morale. Ma veniamo ai fatti.

Si è tentato nella maniera più becera, anche per mettere fine alle continue e giuste richieste del consigliere De Stefano sulla rappresentanza in giunta del proprio gruppo, di far fuori proprio il consigliere dem popolare costringendolo a passare all’opposizione.

È di stamattina la notizia, ma era già nell’aria la volontà di De Stefano di abbandonare la “nave che affonda” ma soprattutto abbandonare chi alle spalle l’ha pugnalato come il peggiore dei Bruto.

La questione morale che si è tentato di sollevare, ma che poi nei fatti si è sollevata solo in privato tra le mura delle varie plenarie di maggioranza è legata al fatto che al padre del consigliere gli siano stati confiscati gli immobili per affiliazione alla camorra. Condanna di otto anni di reclusione, oltre quella della confisca, scontata già abbondantemente dal De Stefano senior. Il fatto paradossale però avviene quando si decide di parlare di questione morale solo dopo che il De Stefano senior abbia già pagato il suo debito con lo Stato, mentre quando era ancora recluso si è deciso di candidare il figlio Vincenzo prima ancora che con Grillo, con Nespoli sindaco nel 2008 e nelle liste di Pannone sindaco quando a vincere nel 2013 fu Mimmo Tuccillo.

Ma la cosa che fa ampiamente sorridere e che questa classe dirigente che tenta in ogni modo di governare Afragola ma a stento la mattina riesce ad allacciarsi le scarpe, non sa cosa sia il significato di “questione morale” né riesce a percepire – termine molto amato dal sindaco Grillo – quando bisogna applicare le regole fredde imposte dall’uomo e quando applicare il buon senso – altro valore amato dal primo cittadino – ma soprattutto questa classe dirigente non sa fare introspezione e mentre sta lì a guardare la pagliuzza nell’occhio di Vincenzo De Stefano dimentica la trave nel suo e dimentica che in questa maggioranza ci sono assessori con rinvii a giudizio per induzione indebita a dare o promettere utilità, mariti di assessori a processo per concorso esterno alla ‘ndrangheta (mi perdonerà l’assessore ma la citazione è dovuta), nomi di consiglieri comunali presenti nelle intercettazioni ambientali in carcere dove risultano debitori nei confronti della camorra di svariate centinaia di migliaia di euro, un altro assessore a processo per complicità in bancarotta fraudolenta e altri elementi di quest’amministrazione imparentati con elementi in odore di usura.

Il maggiore promotore della questione morale su De Stefano che alla fine poggiava sul debole fatto che uno degli immobili contestati era intestato, poiché donato dal padre, proprio al Consigliere Vincenzo è stato proprio l’ex senatore Vincenzo Nespoli. Anche lui ha scagliato la pietra, non si sa se la prima ma ne ha scagliata qualcuna, dimenticandosi che egli è stato rinviato ad altra sezione della Corte d’appello di Napoli per ritrattare la seconda condanna di 5 anni di reclusione per bancarotta fraudolenta e reimpiego di denaro di provenienza illecita.

Quindi prima di additare un giovane consigliere che ha l’unica colpa di essere figlio a cotanto padre – tra l’altro elemento che ha scontato il suo debito con lo Stato e si dovrebbe sperare nel reintegro in società dello stesso piuttosto che ricordargli di essere un camorrista – ognuno dei politici sul territorio badasse bene a cosa e in che modo si attacca una persona. Perché se proprio volessimo far passare Vincenzo De Stefano come l’erede camorrista o come una persona che ha collezionato voti della criminalità organizzata, allora sappiate che quel suo stesso elettorato ha votato in questi anni sia Nespoli che Pannone, sia Grillo che la Castiello alle parlamentari, così come ammesso anche stamattina dallo stesso Vincenzo De Stefano in aula consiliare al margine del suo intervento dove dichiarava il suo passaggio all’opposizione.

Quindi per la proprietà transitiva se Vincenzo De Stefano ha giovato dei voti della camorra, allora ne hanno giovato tutti, ecco perché “chi è senza peccato scagli la prima pietra” e se lo spauracchio è la Commissione d’Accesso allora parecchi di loro devono sapere che quando si è a posto con la coscienza non si ha nulla da temere, come nulla teme il Consigliere De Stefano e stamattina in aula l’ha ampiamente dimostrato dando lezioni di maturità e classe, lasciando al proprio destino i suoi ex colleghi di maggioranza.

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