AFRAGOLA – Stamattina in aula si sarebbero dovuti ratificare importanti variazioni di bilancio, una su tutte quella riguardante il sito di compostaggio, elemento indispensabile per abbattere il costo del PEF e quindi della TARI sul territorio. Da sempre un sogno della maggior parte dei cittadini afragolesi che, grazie all’impegno del governatore De Luca, potevano scegliere di auto-conferire la propria frazione umida e perché no, conferire anche quella dei paesi limitrofi.
Invece no. La scadenza, imminente, era per oggi. In aula erano presenti solo sette consiglieri, compreso il sindaco, su ventiquattro. I lavori dell’Assise Pubblica non si sono potuti avviare per numero illegale dei presenti e quindi non si sono potute ratificare nuove variazioni di bilancio.
Ancora una volta si è preferito mettere al primo posto il proprio personalismo, il proprio ego piuttosto che il bene pubblico.
Il lungo braccio di ferro tra Lega e Forza Italia non ha fatto bene né all’amministrazione né alla città. Un braccio di ferro cominciato già nel corteo dei festeggiamenti partito subito dopo i risultati delle urne, quando su Corso Garibaldi il Consigliere Antonio Caiazzo e l’ex senatore Vincenzo Nespoli per poco non venivano alle mani per l’attestazione del merito della vittoria dell’imprenditore afragolese, tanto è vero che l’ex senatore pretese, senza ottenerlo, l’ammainamento della bandiera di Forza Italia che il coordinatore cittadino sventolava con orgoglio –
La competizione in maggioranza è continuata poi nelle stanze dei bottoni, in occasione delle spartizioni delle prebende, come prassi cencelliana vuole, quando Forza Italia comincia a mettere veti sullo staff e la Lega tenta di mettere bastoni tra le ruote sul secondo assessore chiesto dal partito azzurro. Insomma da sempre Grillo ha dovuto fare da paciere all’eterna guerra fredda tra Lega, ovvero Nespoli e Forza Italia. È vero anche che il sindaco nelle ultime sue scelte ha fatto in modo che il carroccio ad Afragola avesse la maggioranza in giunta pur non avendola in Consiglio comunale e questa è stata un’altra anomalia dell’era Grillo. Non si può pensare di governare una città come Afragola con parecchie anomalie che disturbano l’equilibrio naturale di un’amministrazione, come quella di mantenere assessori rappresentati da un solo consigliere e far restare gruppi politici di almeno due consiglieri privi di rappresentanza in giunta.
In questo modo si è fatto il gioco dell’ex senatore visto che oltre al sindaco sempre più leghista – la firma sotto il gazebo organizzato dalla lega per dire No al MES ne è la testimonianza – a rispondere delle decisioni del leader di Alleanza Nazionale in Campania sono anche l’assessore Antonella Iovino moglie di Luigi Tremante, vero candidato sindaco pensato dall’ex senatore – indiscrezione scoperta a distanza di tempo in esclusiva da Minformo – Giuseppe Affinito che insieme a Biagio Montefusco per non diventare i desaparecido dell’amministrazione Grillo, a poche settimane dell’insediamento si rifugiarono sotto l’ala protettiva di Nespoli, Sofia Nicoletta Lanzano espressione della civica costituita dall’ex senatore e Camillo Giacco suo nipote.
In questo modo l’ex senatore Nespoli si è assicurato la maggioranza in giunta. Ovviamente con un rimpasto, facendo le cose così come andrebbero fatte, si andrebbe a minare questo “equilibrio” tanto faticosamente trovato dal dominus leghista. Ecco perché con un colpo di coda avoca a sé vecchi ricordi e in nome di una lotta antica fatta sul territorio braccio a braccio consiglia al Consigliere Raffaele Fusco di passare al gruppo misto, in modo da indebolire il partito azzurro che con soli due consiglieri più Presidente del Consiglio in aula non può avere più la forza e/o il potere di chiedere il secondo assessore. Così una delega tecnica è salva.
Ora ponendo il concetto che al duo De Stefano-Moccia non è stato mai concesso ciò che chiedevano è naturale che oggi in aula ad essere presenti fossero solo quelli della Lega – senza Benito Zanfardino e l’assessore Giacco – e quelli della lista del sindaco. D’altronde non ci sentiamo di biasimare quelli di Forza Italia se dietro tutto questo logorio gli unici ad uscire ridotti di numero sono solo loro.
Anche se, dobbiamo ammettere, per onore della verità che dietro questa manovra strategica – a nostro avviso ben fatta – dell’ex senatore, la durata di questa consiliatura poco importa ai vertici della Lega cittadina, poiché se il governo Grillo dovesse restare al timone: tanto di guadagnato, comunque le decisioni continueranno a passare per via Oberdan. Se Grillo dovesse rassegnare le dimissioni o quelli di Forza Italia, uniti ai democratici popolari e all’opposizione, dovessero decidere di farlo cadere: tanto di guadagnato lo stesso, perché andare a votare per le amministrazioni, insieme alle regionali, certamente non assicurerebbe di nuovo il governo della città alla Lega, ma Nespoli potrebbe collezionare gran consenso per i propri fedelissimi candidati alle prossime elezioni Regionali, ingraziandosi così agli occhi dei generali del partito.
Quindi adesso la vera decisione spetta realmente al sindaco Grillo che, nonostante tutto, può ancora uscirne bene. Come l’imprenditore vicino al popolo e lontano dalla politica. Se solo rendesse edotti tutti gli afragolesi di ciò che ha dovuto subire in questi mesi di consiliatura. Tanto, per l’ex senatore può andar bene tutto, l’unico che ci perde in questa storia è solo il sindaco imprenditore.