Crisi nera per il M5S. Faide, scissioni, litigi e quella voglia di classe dirigente che non è mai arrivata. Una fase che punta al declino. Definitivo. Ufficiale. Senza se e senza ma. Al netto delle decisioni che saranno prese su Rousseau per le elezioni in Calabria (dove il centrodestra potrebbe bissare il risultato in Umbria) ed Emilia-Romagna (Bonaccini è forte e la partita si può giocare), i grillini sono a corto di idee per la Campania. O meglio, a corto di lucidità politica. Poche idee e tanta confusione sotto il cielo. La regione guidata da De Luca resta, stando ai dati delle ultime elezioni europee, l’oasi felice in termini elettorali. Percentuali bulgare se pensiamo al tracollo nazionale. Nell’intero territorio regionale i pentastellati hanno ottenuto il 33,85% raddoppiando quasi la Lega, giunta seconda, e il Pd, terzo, che governa la Regione. In provincia di Napoli, ovvero il territorio che storicamente determina elettoralmente le competizioni regionali, la percentuale sfiora il 40%. Insomma, il concetto è chiaro. Il M5S non ha nessuna intenzione di fallire nel suo prato fiorito. Eppure i vertici nazionali, peraltro in larga parte originari della Campania, continuano a collezionare figuracce su figuracce. Confermando di non avere una linea unitaria per le prossime elezioni.
La verità, come sempre, sta nel mezzo. L’assenza di chiarezza (e non è una novità) è figlia dello scontro, oramai arrivato a livelli da manicomio, fra Roberto Fico e Luigi Di Maio. Qualche giorno fa l’ex Ministro dello Sviluppo Economico è stato chiarissimo: “Mai con De Luca”. Che non significa mai col Pd. Fermiamoci un attimo. Qui, come spesso accade nelle migliori favole grilline, casca l’asino. Attualmente il candidato ufficiale del partito di Zingaretti, peraltro governatore uscente, è proprio lui. Vincenzo De Luca. Al di là delle resistenze romane e campane (Topo e Casillo non aspettano altro). Al netto della messa in discussione che finora non c’è stata. La sensazione è che Di Maio non parli più a nome del movimento. Non è più il leader maximo di qualche mese fa. Non è più il figlioccio di Grillo. Almeno dalle ultime elezioni europee (data del naufragio in salsa grillina). Né sul piano nazionale, né in Campania. Il M5S in consiglio regionale è all’opposizione. Valeria Ciarambino, ex candidata governatrice nel 2015 nonché capogruppo in Assise, è una fedelissima dello statista di Pomigliano. Il quale la ricandiderebbe volentieri per una nuova corsa in solitaria. Al massimo con qualche lista civica. Una posizione che cozza con l’altro leader, o presunto tale, del movimento. Roberto Fico. Che si muove storicamente su strategie diametralmente opposte a quelle del conterraneo Di Maio.
Il Presidente della Camera è da sempre favorevole all’accordo col Pd. Durante il ribaltone estivo è stato fra i più attivi sponsor del governo giallorosso. E gode di ottimi rapporti con Zingaretti. Il piano di Fico in Campania appare scontato. Replicare l’alleanza nazionale con l’aggiunta dell’amico De Magistris. La lista del sindaco di Napoli, alla quale lavora da mesi, non è in discussione. Ma la ciliegina sulla torta, così come abbiamo ampiamente pronosticato da almeno 2 anni, sarebbe candidarlo alla guida del cartello Pd-M5S come candidato governatore. Un’ipotesi ancora solida che non è stata mai smentita da entrambi le parti. Ma tutto sommato la ricandidatura di De Luca, qualora il Pd la confermasse, non andrebbe male. A lui interessa ciò che non riuscì a Bersani nel 2013. Ovvero politicizzare il M5S rendendolo un partito di centrosinistra. Finita qui? Nemmeno per idea. Stando alle ultime indiscrezioni provenienti dal movimento romano, nelle ultime settimane Fico starebbe accarezzando un’ultima idea per rafforzare il suo piano per la Campania. Candidarsi in prima persona a candidato governatore del patto pentadem. Da un lato spingerebbe ulteriormente De Magistris ad una candidatura al Senato in qualche collegio uninominale a Napoli in caso di voto anticipato.
Dall’altro nobiliterebbe politicamente l’alleanza giallorossa in regione. Chi direbbe di no all’attuale Presidente della Camera? Chi porrebbe veti alla terza carica dello Stato? Probabilmente nessuno. Anche se ritorneremmo al punto di partenza. Di Maio farebbe fuoco e fiamme pur di non perdere l’ennesima partita politica. Peraltro a casa sua. La Campania è la sintesi perfetta dell’attuale fase storica che attraversano i grillini. Terra di scontro acceso nonostante i tanti consensi ottenuti. Anche se il tempo stringe. E De Luca, da tempo in piena campagna elettorale, non ha mai chiuso del tutto le porte ai pentastellati. Una guerra a colpi di poltrone da parte di chi voleva combattere il sistema salvo trasformarsi nella parte peggiore del sistema. In altre parole, lo scontro Fico-Di Maio sta esponendo il movimento ad una serie di figuracce verso un governatore cui non dispiacerebbe vincere le elezioni ormai imminenti. E che rischia di far crollare l’ultima roccaforte a 5 stelle.