Caos nei cimiteri cittadini di Napoli per il servizio delle lampade votive
Chi svolge o dovrebbe svolgere, realmente, il servizio per le lampade votive nell’ambito dei cimiteri cittadini di Napoli?
Dopo l’estromissione della Selav, che per decenni aveva svolto con estrema professionalità e competenze il servizio per l’illuminazione delle lampade votive nei cimiteri cittadini, la sensazione, che è ben più di una sensazione, è che tale servizio di fatto non lo svolga nessuno, almeno nessuno che ne abbia piena legittimità o competenza.
In buona sostanza se un cittadino volesse attualmente presentare un reclamo semplicemente perché la propria lampada è spenta o piuttosto volesse stipulare un nuovo contratto per l’accensione di una lampada sulla tomba di un proprio caro defunto, si troverebbe ad affrontare situazioni a dir poco paradossali.
Oltre a fornire informazioni per l’esecuzione del pagamento, negli uffici comunali non si è in condizione di fare di più e gli sventurati dipendenti abbandonati da una direzione miope ed approssimativa sono costretti ad improvvisare.
Chi provveda quindi ad accendere la lampada essendo in condizione di identificare con certezza il o i loculi di interesse del cittadino….? Non è dato sapere.
Sulla carta il Comune di Napoli ha affidato, infatti, ad una nuova società, certamente primaria nel proprio settore, tale servizio in via temporanea, ma nella sostanza occorre chiedersi se tale assegnazione sia idonea.
Si è compreso che la Citelum SA piuttosto che la Elettrovit (le ditte attualmente operative nel servizio) sono assolutamente prive del corrispondente background.
C’è da temere che non sarà possibile garantire la corretta erogazione dei servizi, senza enormi disagi per la cittadinanza e senza immaginare ulteriori aggravi economici e ritardi connessi, considerando la necessità di dover procedere ad una rielaborazione e alla rilevazione di dati ed informazioni anche relativamente al censimento dei manufatti cimiteriali, che si ripercuoterà fatalmente sulla gestione economica ed amministrativa.
Come si è arrivati a questo punto? Come è possibile che il Comune di Napoli abbia estromesso la Selav senza avere la garanzia che il servizio si sarebbe svolto con l’opportuna continuità a vantaggio di tutti i cittadini? Come è possibile che i siti cimiteriali risultino per quanto riguarda la gestione delle lampade votive completamente abbandonanti senza una credibile previsione di ripresa del servizio, che appare solo virtuale? Come è possibile che il Comune di Napoli stia rinunciando ad incassare gli oneri, che la Selav verserebbe ed ha versato pari, solo per l’anno 2017, a cinque volte quello che percepiva dal precedente gestore, ovvero € 1.500.000,00 contro gli appena € 300.000,00? Come è possibile che il Comune a fronte di tale mancato introito abbia previsto un costo, “qualsiasi esso sia”, da corrispondere alla Società, che ha rilevato il servizio provvisorio in attesa della promozione degli atti per indire una nuova gara per lo svolgimento di una attività, che dovrebbe produrre risultati, quali ad esempio i rilievi dei manufatti cimiteriali, già esistenti?
Alcune domande cui auspichiamo l’Amministrazione possa dare a breve risposta; ma soprattutto l’auspicio è che l’Amministrazione possa garantire anche in considerazione dell’approssimarsi della Commemorazione dei Defunti un servizio per i cittadini accettabile improntato sulla professionalità e conoscenza.
La risposta al primo quesito è forse ricostruibile al di là dall’intervento dell’Amministrazione. Una ricostruzione che lascia scaturire un ulteriore quesito:
E’ possibile che un imprenditore venga messo fuori gioco da una denuncia presentata da un suo competitor che semplicemente ipotizzi un reato? In Italia a quanto pare questo è possibile.
La complessa vicenda giudiziaria che coinvolge la Selav infatti parte dalla denuncia della Votiva Flamma srl, competitor di Selav, subconcessione da parte di Ente Autonomo Volturno srl – EAV (senza che quest’ultimo avesse mai chiesto al Comune alcuna autorizzazione alla subconcessione, come invece previsto dalle leggi) ed estromessa dal servizio.
In seguito alle vicende giudiziarie il 23 febbraio 2018 il Comune inizia un procedimento di autotutela per la revoca della concessione (in realtà già precedentemente tentato e risoltosi con un nulla di fatto).
La Procura di Napoli, in seguito alla denuncia di Votiva Flamma, indaga su due ipotesi di reato: turbativa d’asta perché, si asserisce, che Selav avrebbe sovrastimato il numero di lampade così scoraggiando la concorrenza ed il falso nel verbale di gara, perché la Guardia di Finanza rilevava che dal verbale non risulterebbero inoltrate contestualmente da parte di Selav le tre buste previste (busta con la documentazione amministrativa, offerta tecnica ed offerta economica) ma solo due; ipotizzando per la busta economica una consegna differita di circa tre settimane.
Insomma il primo punto riguarda la previsione del numero di utenti, che è ritenuta attendibile per la pubblica amministrazione (che ne aveva stimate 300.000), ma non condivisa da un competitor.
Lo stesso Comune, infatti, presso l’Anac, incredibilmente non dandone però alcuna evidenza nel processo presso il Tar ed il Consiglio di Stato, dichiarava che le stime di Selav erano pienamente attendibili ed invece dubitava della attendibilità di Votiva Flamma.
Riguardo l’altro reato ipotizzato, quello di falso nel verbale di gara, per intenderci il mistero della busta scomparsa sembra ovvio che si sia trattato di un errore materiale nella redazione del verbale e che le buste consegnate contestualmente all’interno di un plico in realtà fossero tre, altrimenti si dovrebbe ipotizzare che i tre componenti della commissione di gara avessero desiderio di subire matematicamente un processo penale…
Incredibile poi che da un recente accesso di Selav agli atti di gara, avvenuto nello scorso mese di maggio, sia stato consegnato senza alcuna difficoltà il plico contenente le tre buste, anche queste, tutte consegnate e recanti le firme dei commissari e la medesima data: in sintesi, comunque, la apparente criticità e la relativa ipotesi di falso nel verbale di gara sembra essersi sciolta come neve al sole.
Dunque, il Comune, sulla base di sole indagini penali, il 23 marzo 2018 dispone la revoca della aggiudicazione della concessione.
In assenza di sentenza di condanna penale, alcune sentenze amministrative successive riconoscono al Comune la legittimità del procedimento di autotutela ma restano tutti gli interrogativi sulla sensatezza del provvedimento.
La questione appare molto complessa ed articolata. La Selav ha annunciato ancora battaglia e come sempre chi accuserà disagio e disservizi è il cittadino.
Occorre inoltre segnalare che i dipendenti della Selav rischiano il posto di lavoro ed è inevitabile esprimere solidarietà per quelle famiglie.
C’è da augurarsi che l’Amministrazione comunale riesca a dare le giuste risposte, a garantire i posti di lavoro messi a rischio per una vicenda che appare paradossale e fornire, per ogni cosa, soluzioni convincenti.