In occasione di “Italia 5 Stelle”, festa per il decimo anniversario del Movimento 5 Stelle, sul palco dell’Arena Flegrea è intervenuto Luigi Di Maio, che ha aperto la prima serata:
“Basta essere arrabbiati, ora carichiamoci il Movimento sulle spalle. Non scapperemo dalle promesse, noi siamo la terza via.
Dopo 10 anni passiamo dalla ‘non organizzazione’ al coinvolgimento di 80 persone che si occuperanno dei temi locali e nazionali che stanno a cuore ai cittadini per risolverli. Ci facciamo questo regalo“.
All’inizio del suo intervento, Di Maio, contestato da un gruppo, che ha chiesto lo stop della vendita delle armi alla Turchia, ha risposto:
“Avete ragione. Chiederò all’Europa di fermare la vendita di armi ad Ankara”.
Dopo la breve contestazione, interrotta dall’intervento delle forze dell’ordine, il leader del M5S ha continuato:
“Grazie, perché in questi dieci anni tutto quello che è successo, è successo grazie a voi.
Taglio dei parlamentari? Ci provavano da 40 anni, ma non ci riuscivano. Non avevano una forza parlamentare disposta a tagliare se stessa. Siamo arrivati noi e ce l’hanno fatta.
Noi siamo quel Movimento che ha trasformato l’impossibile in possibile.
I 5 stelle sono post ideologici. Essere la terza via vuol dire poter scegliere. Noi siamo stati in un governo. Poi in un altro. Cosa c’è al centro? L’ideologia? No, un elenco di promesse.
Abbiamo ancora tre anni di governo per completare la lista. Ma quello che proponiamo noi è di destra o di sinistra? Secondo me è una novità.
Noi dobbiamo riorganizzare lo Stato, fare una grande riforma, anche costituzionale, perché si aiutino i cittadini a uscire dall’inferno in cui sono stati cacciati.
Noi abbiamo vissuto 10 anni in cui siamo stati arrabbiati, non abbiamo mai odiato. Sono stati 10 anni in cui la rabbia l’abbiamo canalizzata in questo progetto grazie a Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, ma non possiamo stare noi sulle spalle del Movimento nei prossimi 10 anni. Nel senso che siamo stati arrabbiati per 10 anni e quella rabbia è stato il nostro carburante per cambiare le cose. Non dobbiamo essere più arrabbiati, ma dobbiamo caricarci sulle spalle il Movimento e dobbiamo coinvolgere tante altre persone con il ragionamento e lo studio.
Io ve lo dico: non scapperemo dalle nostre promesse!
Sono contento di aver rinunciato a fare il presidente del Consiglio perché ho permesso a Giuseppe Conte di diventare premier“.