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Migranti, arriva il Decreto. Di Maio: “Bisogna fare accordi più veloci con gli altri Paesi”

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Il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio, a Dritto e Rovescio su Rete4, ha annunciato la presentazione di un decreto per i migranti, allargando e certificando nuovamente la lista dei Paesi sicuri e accelerando le procedure sul territorio italiano.

Sarà un decreto ministeriale, accompagnato da un pacchetto di accordi proprio con i Paesi Africani, dai quali migliaia di persone partono per l’Europa attraverso i porti libici.

Inoltre si parla di una lista di Paesi sicuri più larga di quella alla quale finora si è fatto riferimento, che addirittura andrebbe ad includere anche la Tunisia.

Ecco le parole di Di Maio:

Domani firmerò un decreto che ci permetterà in 4 mesi di capire se le persone che arrivano possono stare qui o devono essere rimpatriate.

E’ una cosa che nasce dal concerto con il premier, con il ministro dell’Interno, è un lavoro di squadra che non voglio assolutamente improvvisare, e fa parte del programma di governo dove parliamo di politiche di accoglienza per chi può stare qui e di riammissione per chi non può.

Non credo che la soluzione sia dire ‘accogliamoli tutti‘ e per questo mi sono preso pesanti critiche. La soluzione è dire: chi può stare qui deve essere redistribuito negli altri Paesi, ma per chi non può non possiamo aspettare due anni per sapere se possono stare qui o se possono essere rimpatriati. Sui rimpatri siamo fermi all’anno zero.

Domani con la firma del decreto mandiamo un messaggio: inutile che venite se non avete i requisiti per la domanda d’asilo. Perché in maniera pacifica e democratica vi rimandiamo indietro.

Prima si perdeva tempo e poi la comunità internazionale ci diceva ‘non potete avviare meccanismi di rimpatrio se prima non è finita la procedura che deve dire se una persona è perseguitata o no’. A volte questo meccanismo è durato 3 anni.

Il decreto non va a ledere nessun diritto umano, ma è legato a procedure farraginose rispetto a Paesi, anche del Mediterraneo, con cui lavoriamo e commerciamo tutti i giorni.

La redistribuzione dei migranti non può essere la soluzione definitiva ma dobbiamo fare più accordi con democrazie che votano, con Paesi con cui abbiamo fatto accordi commerciali, ad esempio quello sull’olio tunisino.

Allora se possiamo fare accordi così forti con Paesi che hanno una loro democrazia interna e una loro dignità, possiamo anche metterci d’accordo per dire: se arrivano barchini sulle nostre coste noi velocemente te li rimandiamo indietro, così lo fai una volta, due, ma alla terza non lo fai più.

La settimana prossima conto di andare in Paesi come la Tunisia dove intendo parlare con il governo e dire: ‘Acceleriamo, non dobbiamo portarveli necessariamente con i charter dieci alla volta, ogni mese… così non finiremo mai più’. Invece acceleriamo e facciamo accordi più veloci, in fondo la Tunisia è di fronte all’Italia”.

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A Napoli la celebrazione in memoria dei caduti di tutte le guerre

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Nella solennità di San Francesco di Paola, patrono della “Gente di Mare”, nella omonima Basilica Pontificia di Napoli, in piazza del Plebiscito, a Napoli, si è tenuta la celebrazione in memoria dei caduti di tutte le guerre, di terra, di cielo e del mare.

Numerosa la partecipazione di autorità civili e militari, tra cui il Viceprefetto di Napoli, Dario Annunziata, dell’Ammiraglio Ispettore della Marina Militare Pierpaolo Budri, del presidente dell’Associazione Nazionale Marinai d’Italia di Napoli Antonio Varriale.

È stata deposta una corona in memoria dei caduti a cura dell’Anmi, mentre il Presidente della Delegazione Provinciale dell’Oncsc Alfredo Migliaccio ha ribadito lo spirito di cooperazione tra le componenti associative d’arma, che rendono viva la memoria di chi ha combattuto per garantire la nostra stessa esistenza.

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Effetto dazi sulle Borse mondiali: “rischio di recessione per l’economia mondiale”

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I dazi di Trump “liberano l’America” ma fanno crollare i mercati, da Parigi (-3%) a Wall Street (-2,76%), con il Nasdaq in calo di oltre il 4%.

Milano lascia sul campo il 2,8%. Francoforte il 2%, Londra l’1,43%, favorita da tariffe più leggere rispetto agli altri Paesi, e Madrid l’1,23%. Il crollo del greggio (Wti -7% a 66,67 dollari al barile) e le tariffe commerciali sull’acciaio frenano Tenaris (-8,22%), Saipem (-6,86%), Prysmian (-5,08%), Antofagasta (-7,25%) e Anglo American (-6,44%).

“Le prospettive per l’export e l’impatto diretto e indiretto dei dazi sono un grosso motivo di preoccupazione“. Lo si legge nel resoconto (minute) della riunione della Bce del 5 e 6 marzo, che dà conto anche dei dubbi dei Governatori sul segnale da dare sui tassi d’interesse: i membri del Consiglio direttivo giudicavano “importante” che la comunicazione non dia un segnale in alcuna direzione in vista del meeting di aprile, “tenendo sul tavolo sia un taglio dei tassi che una pausa, in funzione dei dati in arrivo”.


(fonte: Ansa)

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Commercio, sempre più negozi cittadini e centri commericali chiudono con ricadute sull’occupazione

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Sempre più negozi cittadini chiudono con ricadute sull’occupazione.
Se ne apre uno, abbassano la serranda tre, secondo un noto sindacale nazionale di settore.
La crisi è stata acuita ultimamente dalle vendite on-line con consegna a domicilio, di questo passo si rischia che i centri urbani, senza più esercenti, diventino città-dormitori, più brutte, deserte e anche più pericolose.

“Assolutamente sì, è indispensabile un intervento dall’alto per fermare questa deriva che sta arricchendo sempre gli stessi colossi globali e impoverendo le economie locali. In Italia, il commercio fisico è stato lasciato senza strumenti per competere – dice Gaetano Graziano, Vicepresidente dell’associazione dei direttori dei centri commercialiAltri Paesi – continua – hanno capito il rischio e hanno agito: la Francia ha imposto una tassazione sui giganti del web per riequilibrare la concorrenza, la Germania ha investito nel supporto tecnologico ai negozi e il Regno Unito ha ridotto le imposte sugli esercizi commerciali per abbattere i costi di gestione. Nel nostro Paese, invece, non si è fatto nulla di tutto questo, con il risultato che le chiusure aumentano e i centri urbani si svuotano. Senza una strategia nazionale che includa sgravi fiscali, incentivi per la digitalizzazione e una regolamentazione più equa per l’e-commerce, il commercio locale sarà destinato a scomparire, con conseguenze gravissime sul PIL, sull’occupazione e sulla qualità della vita nelle nostre città.”

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