NAPOLI – Giovedì scorso 5 Settembre al Ministero dell’Ambiente c’è stato un incontro sulla Terra dei Fuochi dove sono stati invitati i sindaci di Aversa, Carinaro, Casal di Principe, Casaluce, Casapesenna, Cesa, Frignano, Gricignano d’Aversa, Lusciano, Orta di Atella, Parete, Sant’Arpino, San Cipriano, San Marcellino, Succivo, Teverola, Trentola Ducenta, Villa di Briano, Villa Literno e Acerra. Stranamente vengono esclusi i Comuni di Caivano, terra del prete ambientalista e “amico” del Ministro Costa, Crispano città dove il Ministro Costa ha fatto visita in piena campagna elettorale e ha potuto appurare con i suoi occhi la realtà ambientale che vive la zona, Afragola dove il Ministro Costa è venuto a tenere due convegni sull’ambiente, nello specifico sul “Plastic Free” da introdurre nelle scuole e a perorare la causa dei gestori della Masseria Ferraioli ai quali il Comune non ha ancora stanziato il milione e mezzo per la riqualificazione del sito sequestrato alla camorra.
Insomma, anche in questo, si è dimostrato che i famosi testimonial ambientali non contano nulla. Addirittura il Ministro Costa dopo che nel 2013 – allora generale della Guardia Forestale – ha permesso un vero e proprio scempio a Caivano, asserendo che l’acqua di 13 pozzi fosse inquinata, al punto tale da sequestrare pozzi e fondi e dare il la a quella che è stata una delle battaglie più inutili di sempre – quella dei rifiuti intombati – che ha visto fallire decine di aziende agricole, grazie anche al “fattivo” contributo del prinicipale testimonial nazionale, in un incontro al vertice per cercare di risolvere il problema dei roghi tossici in Campania, si dimentica della città epicentro del fenomeno e del prete ambientalista!? Come mai? Cosa sta cambiando?
In realtà, non sta cambiando nulla, le istituzioni sono sempre più ignoranti sul problema e la gente non aiuta per nulla le istituzioni. In questa guerra che va avanti da decenni, chi si sovrappone maggiormente tra le gente che vorrebbe risolvere il problema e le istituzioni che lo dovrebbero risolvere, sono i masanielli di turno, i testimonial ambientali, coloro che in questo bailamme percepiscono un proprio interesse, sia esso economico e/o di popolarità. Così in questo calderone di garanti ambientalisti, oltre al sempreverde prete di periferia, forse anche dal suo esempio di chi ce l’ha fatta, nascono nuovi testimonial, nuovi masanielli, tra ambientalisti, attivisti e giornalisti. Sono tante le dirette che si sprecano su Facebook con questi ultimi che si pongono con i loro bei faccioni davanti alle telecamere e con accento degno del migliore scaricante di porto, tentano di mettersi in mostra vendendosi per salvatori della patria.
Oramai la questione della Terra dei Fuochi è diventata un circo mediatico, abitato da nani e ballerini, un circo che non fa ridere, un circo che non solo toglie speranze ai cittadini ma che contestualmente nutre false speranze a chi un vero mestiere non ce l’ha e con l’aiuto dei social, emulando chi in passato è riuscito a calcare palcoscenici nazionali, tenta di sbarcare il lunario. Quanta amarezza.
A tal proposito si è espressa su Facebook la ricercatrice oncologica Paola Dama da sempre impegnata sul vero problema della Terra dei Fuochi e che per colpa di nani, ballerini e saltimbanchi è stata costretta a guardare da lontano la propria terra bruciare e nel suo post scrive: “Lo strano caso della Terra dei Fuochi. Lettera aperta di una persona informata e competente messa a tacere
L’agosto appena trascorso ha visto in Campania una impennata del numero di roghi causati dallo smaltimento dei rifiuti illegale, che ha portato la gente alla esasperazione, fino a dover scendere per strada. Niente di nuovo, perché ogni agosto è sempre la stessa storia, la differenza sta nel fatto che la gente stavolta avrebbe reagito.
Sono state create pagine, gruppi sui social ed iniziative varie, portando a farsi avanti di nuovo vari paladini (conosciuti e non). E qui nasce il problema: ci si sta trascinando ancora in una delle più miserabili e vergognose faide popolari che il nostro territorio abbia potuto assistere.
Faide in cui io stessa mi sono ritrovata fin da quando un prete anonimo di Caivano nel lontano 2012 ha iniziato a denigrare chi combatteva contro i roghi (noi) per poi finire a sollevare tutta una serie di problemi rivelatisi fasulli: pomodori e campi avvelenati.
E questo lo dice la magistratura grazie ad una lunghissima serie di dati prodotti, nonostante quelli che già esistevano e che abbiamo documentato sul sito www.taskforcepandora.com , costati milioni di euro presi dalle nostre tasche. Intanto il danno fu fatto ed il problema dei roghi ha tardato a risolversi, lo dimostra appunto lo scorso agosto.
Questo perché stiamo continuando a permettere a chiunque di farsi testimonial senza alcun tipo di competenza, di conseguenza, se si agisce per qualche interesse e non solo per ignoranza, si butta tutto a baraonda.
Sono una ricercatrice in oncologia coinvolta in prima persona, sia professionalmente che personalmente, nella battaglia contro il cancro, e trovo intollerabile l’uso che si fa della gente malata o morta, soprattutto se si tratta di giovani e di bambini. Ancora più vergognoso diventa quando si usa questo tema per sminuire e screditare le persone. Prendo le distanze da tutto questo ed invito a farlo. Io stessa sono stata quasi aggredita per strada da due poveri genitori a cui avevano inculcato odio e pregiudizio per quello che noi come TaskForce di scienziati abbiamo fatto per la Terra dei Fuochi. Pregiudizi che hanno condannato me ed il mio gruppo di studio che fin dal primo momento ha puntato il dito sul problema dei roghi in Campania. Il vero problema!
Ribadisco ancora una volta che la questione deve solo riguardare un fenomeno di ordine pubblico: spegnere i roghi e prevenire il problema per cui in questo bisogna solo essere uniti e la battaglia non deve in alcun modo essere personalizzata. Non siamo tifosi. Siamo cittadini che chiedono dignità! Uniti!
Del resto questo avviene perché sappiamo bene che dietro al triste fenomeno dei roghi esiste una “filiera di interessi” lunghissima che coinvolge tutti a tutti i livelli. Ed allora i testimonial si fanno avanti nel continuare a depistare, a disgregare ad infangare poi il nome e la reputazione di chi veramente potrebbe fare qualcosa per la nostra disgraziata regione Campania”.