ROMA – Doveva durare pochi minuti questo pomeriggio. Sembrava tutto fatto. Ci si avviava con tranquillità al governo Conte 2.0 ma ci ha pensato di nuovo Di Maio a far saltare le trattative e mettere in bilico la formazione del governo.
All’uscita della camera di Palazzo Chigi dopo essersi incontrato con Giuseppe Conte, Luigi Di Maio dichiara: “I nostri punti sono chiari, se entreranno nel programma di governo, allora si potrà partire. Altrimenti sarà meglio tornare al voto e, aggiungo, il prima possibile”.
Insomma un cambio di rotta perentorio da parte del leader del M5S. Ma cosa avrà fatto cambiare idea a Di Maio, ammesso che l’abbia cambiata? Ai più, in realtà, sembra una mossa per alzare il proprio peso contrattuale e attirare a sé i consensi dell’ala più ortodossa del Movimento. Anche perché alla fine poi il leader del Movimento lascia trapelare che la decisione ultima spetta agli iscritti del Movimento su Rosseau.
Quindi, alla fine, secondo il capo politico pentastellato, il destino degli italiani è legato alla volontà di pochi iscritti su un sito internet. Nessuno crede a questa versione, anche perché dopo le parole di Di Maio crolla tutto, la Borsa va in negativo perdendo un punto percentuale e lo spread impenna. Questo a testimoniare che i mercati temono proprio le urne italiane.
Il PD dal canto suo fa sapere: “I democratici sono impegnati a sostenere lealmente lo sforzo del presidente Conte. Questo sforzo da solo ha già fatto recuperare fiducia nell’Italia. Gli ultimatum di Di Maio al presidente incaricato sono davvero inaccettabili”.
Ovviamente nessun schieramento che si rispetti starebbe dietro agli aut aut del proprio partner politico e quindi fanno sapere che per loro nulla cambia rispetto a quanto già detto e dichiarato in fase di contrattazione prima delle consultazioni al Quirinale.
Allora perché Di Maio cerca di fare un passo indietro? Voci bene informate, fanno sapere che il cambio di rotta del leader pentastellato è dettato dalla consapevolezza che la sua figura ne guadagnerebbe dalle urne, visto che, laddove dovesse lasciare il ruolo di vicepremier, la sua immagine verrebbe fagocitata da quella di Giuseppe Conte.
Quindi, come ammette anche il PD, Luigi Di Maio, in realtà sta portando avanti una partita del tutto interna al proprio partito che da un lato vede i “fichiani” schierarsi a favore del governo, mentre dall’altra parte ci sono gli “ortodossi” che gridano ancora “no governo PD”.