LUSCIANO – La gente è stanca, la paura è tangibile. Nessuno a questo mondo vuole morire, specie se la morte è programmata o peggio ancora somministrata. Questo è il pensiero fisso che gli è stato inculcato dal 2013 ad oggi a tutti i campani . Una strategia atta a mantenere sedata la popolazione. Un metodo per selezionare meglio chi dovesse guidare, allineati e coperti, i cittadini verso un pensiero unico senza che nessuno di loro, o magari il più intelligente potesse capire il vero fine del fenomeno.
Oggi questo disegno, per lo più mediatico, si sta rivoltando contro a mo’ di boomerang australiano. La gente non solo ha paura, ma è anche incazzata! Sono sei anni che politici, preti e santoni parlano a caso senza inquadrare il vero problema e senza lavorare seriamente per risolverlo e questo la gente lo ha capito.
Manco a farlo apposta, due giorni fa, il sottoscritto ha illustrato quanti soldi la Regione Campania ha stanziato grazie o per colpa del fenomeno “Terra dei Fuochi” e vorremmo proprio sapere in che tasche siano finiti questi circa ventidue milioni di euro visto che attualmente continuiamo a registrare circa 80 roghi al giorno in Campania.
Ieri a Lusciano è andata in scena l’ennesima manifestazione antiroghi, indetta dalla società civile e dalla gente stufa di restare chiusa in casa con le finestre tappate per non respirare l’odore acre delle diossine.
Alla manifestazioni c’erano tutti quelli che sono sempre stati presenti davanti alle telecamere e non poteva mancare il prete ambientalista don Maurizio Patriciello.
Le cose però per il prete del Parco Verde non sono andate come sperava, appena impugna il microfono, un folto gruppo di presenti comincia a contestarlo costringendolo alla ritirata, infatti dopo un po’ il parroco lascia la manifestazione scuro in volto e si precipita su Facebook a scrivere le sue impressioni.
Il prete comincia ad essere identificato come colui che, alla stregua dei politici, nulla ha potuto oltre che a costruire la sua immagine popolare sul fenomeno “Terra dei Fuochi”. Infatti ieri sera alla manifestazione gli contestavano il fatto che la stessa è nata spontaneamente da una sommossa popolare e che nulla doveva avere a che fare con simboli o icone.
Evidentemente per chi contestava il prete di Caivano, la figura del prete delegittimava la spontaneità della manifestazione essendo lui ormai un personaggio pubblico e la sua presenza poteva, in un certo qual modo, mostrare una certa plasticità al contesto.
In realtà le motivazioni della protesta al prete, possono essere tradotte in centinaia di modi. Una su tutte è che il comportamento, in questi anni, di don Maurizio Patriciello è stato sempre lo stesso. Il modus operandi non è mai cambiato e la gente ha cominciato ad osservarlo e a criticarlo.
Si arriva in piazza, ci si mette a capo grazie alla buona volontà degli organizzatori – perché avere lui ad una manifestazione ambientale oramai è come farsi celebrare il matrimonio dal papa – insieme a lui arriva anche una scorta di giornalisti e reporter che malgrado le dichiarazioni di rito, malgrado il fatto che all’indomani sono costretti a scrivere sempre le stesse cose, sono sempre lì al seguito. Dopo una serie di manifestazioni sul territorio, don Maurizio Patriciello è solito organizzare incontri istituzionali con politici e ministri. Alla chiesa di San Paolo del Parco Verde, dove egli officia la Santa Messa, ne sono passati tanti, a partire dall’ex Ministro all’ambiente Andrea Orlando per finire all’ultimo Sergio Costa, dai ministri dell’Istruzione Bussetti, alla Sanità Lorenzin, per non parlare degli incontri a Caserta col suo “amico” – così lo definì – Matteo Renzi allora Presidente del Consiglio, fino all’invito a non mollare all’altro suo “amico” Luigi Di Maio detto “Gigi”? (post accuratamente pubblicato e modificato nel nome che è passato da Gigi a Gianni).
Insomma gli interlocutori del prete ambientalista non avevano proprio l’autorevolezza di un macellaio o di un barbiere di paese – con tutto il rispetto per questi mestieri – eppure la situazione denunciata dal prete non solo non è cambiata ma se vogliamo, sotto un certo aspetto è anche peggiorata, perché ad oggi, oltre al fenomeno ancora esistente, si registra anche un’emorragia di soldi pubblici devoluti sul territorio. E diventa fin troppo comodo, ergersi a paladino di un popolo, costruirsi con tanta tenacia, fatica e dedizione la possibilità di poter incontrare politici influenti a cui vengono esposti i fatti (sempre se questi restano dimostrabili e credibili) e poi puntare il dito verso quegli “amici” quando il problema non viene risolto. Chi è che ha scelto la strategia? Chi è che decide che quelli siano gli interlocutori giusti? Chi è che decide che la soluzione la possa dare quello o quell’altro politico? Chi è che decide che la soluzione la possa avere la politica?
Che sia un prete o un semplice cittadino, chi si mette a capo di una lotta, deve avere la responsabilità di prendersi oneri e onori e fino a qui la lotta intrapresa dal prete sulla Terra dei Fuochi – almeno questo è un dato oggettivo – non ha portato a nessuna soluzione del caso e un motivo ci deve pure essere.
Quindi la gente sta cominciando a capire e a contestare. Oggi si contesta tutto. L’aria diventa sempre più irrespirabile e le chiacchiere vanno via coi fumi dei roghi. Oggi non c’è più prete che tenga. I cittadini vogliono risposte e stanno cominciando a capire che quelle le possono ottenere solo dalle istituzioni. Meglio tardi che mai!