CAIVANO – Periodicamente in quella landa desolata e abitata per la maggior parte da gente priva di educazione ambientale, si registra l’agitazione dei dipendenti della Buttol srl, la ditta preposta alla raccolta dei rifiuti. Della mancanza di requisiti per cui questa ditta non dovrebbe essere ancora la ditta che presti questo servizio nel comune alle porte di Napoli ne abbiamo consumate di pagine ma passano sindaci e commissari prefettizi e la Buttol opera ancora nel nostro territorio facendo denotare soprattutto la mancanza di quelle istituzioni in grado di far rispettare la legge senza farsi abbindolare da facili interpretazioni o da altri fattori estranei alle competenze amministrative.
A Caivano, purtroppo per pochi, laddove si crea un vuoto delle istituzioni ci si imbatte nella presenza di un prete, sempre lo stesso, quello che con la motivazione di essere in lotta per la salvaguardia dell’ambiente non disdegna la strumentalizzazione e la disinformazione. Con questo non sto dicendo che la sua azione sia fatta in malafede ma considerando il fatto di avere a che fare con una massa per lo più ignorante – con questo mi assumo tutta la responsabilità del caso perché parlo di ignoranza dal punto di vista ambientale, la stessa che appartiene alla maggior parte della cittadinanza caivanese e limitrofe – a volte le parole e le azioni usate da un personaggio pubblico come il prete caivanese Don Maurizio Patriciello devono essere ben dosate, proprio per non creare allarmismo sul territorio, così come già fatto in passato e denunciato attraverso le nostre pagine di Minformo.
Ricordiamo i nostri lettori che da facili deduzioni, rivelatisi poi errate, nel 2013 all’indomani del sequestro di 13 pozzi artesiani sul territorio caivanese è partita la famosa lotta all’inquinamento dei rifiuti intombati amplificata dall’adozione del termine “Terra dei Fuochi”. Conseguenza del caso? Nessuno più comprava prodotti tipici delle nostre terre, prodotti tra l’altro demonizzati anche dallo stesso Don Maurizio che portò i pomodori caivanesi, a suo dire marci, sull’altare e invitava i fedeli a fare attenzione a cosa mangiare.
L’allarmismo creato intorno alla Terra dei fuochi ha portato al fallimento di parecchie aziende agricole della zona che hanno dovuto abbandonare quei terreni che dopo tre anni sono stati dichiarati salubri, poiché gli elementi presenti nell’acqua all’interno di quegli stessi 13 pozzi sono stati considerati nella norma vista la natura vulcanica delle nostre terre.
In poche parole, dopo alcuni anni, non tutti sanno o hanno capito che il vero problema della Terra dei Fuochi è legato a ciò che respiriamo e non a quello che mangiamo e di conseguenza i nostri prodotti tipici, fino al 2013 invidiatici da mezzo mondo, adesso sono evitati come la peste.
Oggi, con l’ennesimo stato di agitazione dei dipendenti Buttol e ieri con l’alto tasso di ignoranza di chi non rispetta il calendario della raccolta differenziata, con i commissari prefettizi che hanno deciso, giustamente, di eliminare i riassetti pomeridiani che servivano solo ad arricchire le tasche della Buttol srl, abbiamo una Caivano in emergenza rifiuti permanente con le strade piene di immondizia e odori nauseabondi dappertutto.
Ed è così che il prete ambientalista sente il bisogno di scendere in campo, forse consapevole della sua popolarità crede di far meglio di qualsiasi altro cittadino o associazione locale che si ribelli e ci sta, è legittimo da parte sua, almeno fino a quando non si usano i bambini e si fa disinformazione diffondendo allarmismo prima nei bambini e poi nei genitori.
Infatti è di stamattina (19 maggio ndr) un video pubblicato su Facebook, attraverso il profilo del prete ambientalista (guarda qui), dove dichiara che con la presenza di rifiuti solidi urbani si toglie il diritto al respiro e alla salute dei bambini. Per l’amor di Dio, tutto encomiabile e lodevole la lotta intrapresa dal prete ma è giusto fare anche informazione se no si rischia di creare una Terra dei Fuochi 2.0.
Quelli presenti per strada sono rifiuti solidi urbani, per la maggior parte indifferenziato, quelli che fino a pochi anni fa venivano depositati in discariche, senza che nessuno mai si è preoccupato di inquinamento ambientale. Proprio perché, al di là del lezzo che sprigiona o di qualche ratto che può produrre, non è scritto o dimostrato in nessuna ricerca scientifica che respirare lezzi provenienti da rifiuti solidi urbani faccia male alla salute dei bambini. Allora perché usarli, tra l’altro senza neanche coprire il loro volto dall’anonimato così come regola vuole? Perché Don Maurizio continua a fare populismo sul territorio come l’ultimo dei politici cercando di colmare quel vuoto creato dalle istituzioni? Don Maurizio lo sa che la comunità scientifica è riuscita a trovare il nesso tra malattie neoplastiche e inquinamento solo attraverso l’aria sprigionata dalla combustione di prodotti chimici o industriali?
Il problema a Caivano c’è ed è serio. A Caivano abbiamo un vuoto istituzionale che neanche uomini di governo come i commissari prefettizi riescono a colmare. Il vero pericolo per noi tutti si presenta solo nel momento in cui qualcuno di quei cumuli di immondizia dovesse prendere fuoco e quindi la soluzione va trovata altrove, leggendo i documenti e mettendo alla berlina chi causa tutto questo, ditta, istituzione e gente incivile che deposita indifferenziata a tutte le ore, ma accusare i caivanesi incivili diventa difficile per un prete posto costantemente davanti alle telecamere e qui si crea un altro corto circuito che in un modo o nell’altro fa perdere, ancora una volta, di vista il vero problema.