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NAPOLI – Luigi De Magistris ha vinto.

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Dieci sono gli anni che separano le inchieste Why not e Poseidon a oggi. De Magistris era un giovane pm della Procura di Catanzaro quando aprì le indagini per scoprire tutta una serie di operazioni illecite in Calabria. La Corte di appello di Salerno sancisce il principio che togliere quelle indagini dalle mani del magistrato napoletano fu un atto illegittimo, dopo che lo stesso De Magistris aveva presentato ricorso. Ai microfoni De Magistris, oggi Sindaco di Napoli: “La verità sono i tempi lunghi della giustizia. Il tempo è galantuomo, però non ti risarcisce di quello che ti hanno strappato e a distanza di dieci anni in punto di fatto si acclara in maniera definitiva che quelle due inchieste così delicate che arrivavano al cuore dello stato mi furono sottratte illecitamente al fine di procurarmi un danno e procurare un vantaggio agli indagati, quindi la verità su quella vicenda non si saprà e questa è una valutazione assai triste perchè lì si arrivava al cuore dello stato. I rapporti tra politica, affari, criminalità organizzata, massoneria deviata, magistrati, pezzi dei servizi segreti, forze dell’ordine, insomma era una un’indagine importante, usarono il tritolo istituzionale per fermarmi però siamo qui a raccontarla. Quei fatti sono ancora molto attuali, alcune persone girano ancora all’interno dello stato e soprattutto perchè a servitori dello stato giovani che oggi entrano in magistratura nelle forze dell’ordine, in altri luoghi dello stato non accada quello che accaduto a noi. Dico noi perchè io ero il punto di riferimento di una squadra che era composta anche di altri magistrati, di polizia giudiziari, di collaboratori, di testimoni, ci furono tanti che si affidarono a noi e quindi quella fu una sconfitta sicuramente dello stato non solo in Calabria perché le ramificazioni arrivavano in tutta Italia, a Roma e anche verso Bruxelles”.

Esordisce così Luigi De Magistris al Teatro Modernissimo di Napoli stamattina, dove con Marco Travaglio e Marco Lillo ha discusso un tema moderato dalla giornalista Fabiola Conson: “Storia di una toga strappata, storia di due inchieste Why not e Poseidon”. Il direttore del Fatto quotidiano Marco Travaglio: “Sono tra quelli che molto prima della Corte di appello di Salerno scrisse che alcuni pezzi dello Stato bloccarono il lavoro di un giovane magistrato. Si capiva cosa stava accadendo, c’era un pm che dava fastidio e le persone coinvolte volevano eliminarlo. Presidente della Repubblica, Csm e altre istituzioni si schierarono contro quel magistrato. Oggi quei personaggi sono ancora al potere”. Ricordiamo che Why not fu un’inchiesta che indagò su truffa e corruzione con a capo la loggia massonica San Marino. Clemente Mastella fu invece coinvolto nell’inchiesta Why not che riguardava fondi europei destinati alla Calabria, in questa inchiesta ci fu anche il coinvolgimento dei vertici della Guardia di Finanza. Queste due inchieste, come altre, non avranno una fine, non sapremo mai le verità.

Di sicuro il Sindaco di Napoli con la vittoria del ricorso ha dimostrato che una parte dello Stato ebbe paura e tolse l’inchiesta dalle sue mani e quello fu un atto illegittimo. Sono in tanti a criticare Luigi De Magistris per alcune scelte amministrative da Sindaco di Napoli. Una cosa è certa è stato un ottimo magistrato, coraggioso e determinato, in tanti farebbero bene a ricordarlo. Dietro il suo successo politico c’è l’amarezza di una carriera interrotta e in pochi possono vantare la sua credibilità, la sua onestà in un’epoca di mediocrità e pressapochismo. De Magistris ha vinto una battaglia personale, i tanti suoi detrattori ,almeno per un giorno, farebbero bene a stare zitti.

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Cronaca

Truffe ad anziani in tutto il Sud Italia, sgominata la centrale dei “finti carabinieri”

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Maxi operazione dei Carabinieri nel cuore di Napoli, dove i militari del Comando provinciale di Reggio Calabria, con il supporto dei colleghi partenopei, hanno sgominato una ‘centrale delle truffe’, con base operativa nei pressi di Porta San Gennaro, ma che operava in tutto il Sud Italia.

L’operazione è stata avviata dai Carabinieri di Reggio Calabria grazie a una segnalazione su una truffa avvenuta lo scorso maggio a San Giorgio Morgeto, piccolo centro della provincia di Reggio Calabria. Nei guai due pregiudicati che, utilizzando l’ormai consueto metodo del ‘falso carabiniere’, avevano raggirato un’anziana signora, invalida al 100%, convincendola a consegnare tutti i gioielli che custodiva in casa.

Per persuaderla, avevano inscenato un falso incidente stradale in cui sarebbe stato coinvolto il nipote, e avevano richiesto una finta cauzione per evitare l’arresto del giovane. Spaventata e preoccupata per il nipote, la donna ha ceduto i suoi preziosi, ricordi di una vita, per un valore stimato superiore ai 40mila euro.

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Cronaca

Droga e telefonini in carcere, beccati i corrieri

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Stamane è in corso un’operazione della Polizia a Napoli, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale partenopeo, su richiesta dalla Procura. Quindi sono 12 le persone ritenute, a vario titolo, gravemente indiziate dei reati associativi di traffico di droga e l’accesso indebito di cellulari per i detenuti. I reati scoperti sono aggravati dal metodo mafioso.

Lo scorso settembre il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, ha tenuto una conferenza stampa in seguito al blitz contro i clan casertani. “I detenuti continuano a comunicare dal carcere, a mandare video di feste e compleanni, riescono a comunicare tra di loro e quando ho proposto di comprare i jammer almeno nelle carceri di alta sicurezza, non sono stato ascoltato, mi hanno detto che fanno male alla salute“. Gli jammer sono inibitori di segnale che costano ognuno 60mila euro.

Mi è stato detto – ha aggiunto il magistrato calabrese – che la penitenziaria deve comunicare con il telefonino, mi risulta invece che c’è un telefono con il filo per chiamare i superiori e gli uffici. Non avendo preso provvedimento seri, per ora vengono usati in alcune carceri l’inibizione dei droni anche se poi nella realtà sono già stati usate anche delle contromisure per inibire gli inibitori di droni“.

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Cronaca

“Renà non mi lasciare”, le ultime parole di Arcangelo Correra

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Prima di perdere i sensi avrebbe detto “Renà non mi lasciare”, Arcangelo Correra, il 18enne morto sabato scorso in ospedale dopo essere stato ferito a morte alla testa da un colpo di pistola esploso dall’amico Renato Caiafa di 18 anni che, a suo dire, stava maneggiando una pistola trovata poco prima sulla ruota di una macchina parcheggiata.
Il giovane ha voluto riferire la circostanza stamattina nel corso dell’udienza di convalida del fermo emesso dalla Procura di Napoli (pm Capasso) e notificato dalla Polizia di Stato; fermo che poco fa il gip non ha convalidato disponendo comunque la detenzione in carcere per l’indagato.

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