Allarme leadership in terra di camorra. Un vero e proprio “tutti contro tutti” per accaparrarsi l’ennesima fetta di territorio. Sangue, soldi e potere. La sete di conquista a colpi di stese è il nuovo, vecchio sentiero delle cosche napoletane verso il futuro. Le nuove regole si fanno spazio per ribaltare le gerarchie criminali senza il peso dei vecchi capi. Ma andiamo con ordine. Gli investigatori della DIA nell’ultima relazione stilata al Ministero degli Interni, che analizza l’evoluzione dei processi mafiosi in Italia, tracciano un quadro chiaro e netto sulla rigenerazione dei gruppi di camorra. Secondo gli 007 “a Napoli, la pluralità di gruppi autonomi, più simili a bande gangsteristiche e sempre caratterizzati dall’impiego di metodologie di tipo mafioso e da un uso spregiudicato della violenza, genera un palpabile clima di fibrillazione. I numerosi episodi intimidatori, come l’esplosione di colpi d’arma da fuoco contro abitazioni, auto o attività commerciali riconducibili a clan rivali, offrono un quadro d’insieme dove covano molteplici focolai di tensione, particolarmente evidenti nelle aree di Forcella, Quartieri Spagnoli, Sanità, Piazza Mercato, Vasto, Case Nuove, San Giovanni a Teduccio, Ponticelli, aree in cui oltre all’esistenza di faide, sono frequenti le stese. In queste zone ad elevato tasso di disgregazione del tessuto sociale, i punti di forza dei clan emergenti risiedono nella capacità di reclutamento di nuovi affiliati – grazie anche all’interazione con la criminalità diffusa – e nella disponibilità di armi e munizioni.
Le caratteristiche sociali, culturali ed economiche dei quartieri degradati o periferici di Napoli agevolano l’arruolamento di giovani leve, molte delle quali minorenni, attingendo dal vivaio delle bande della microcriminalità. Un diverso tessuto criminale – continuano gli investigatori – è presente nei territori delle province napoletane e casertane in cui le locali organizzazioni, benché fortemente colpite da provvedimenti cautelari personali e patrimoniali e da pesanti sentenze di condanna, mantengono salda la capacità di consenso e legittimazione su gran parte della collettività, grazie ad un’immutata forza di intimidazione ed assoggettamento. La forza attrattiva di reclutamento dei nuovi affiliati risiede nella capacità dei gruppi di retribuire le attività illecite prestate, ma anche nella garanzia di offrire una vera e propria assistenza legale agli indagati, assicurando il mantenimento dei familiari in caso di detenzione. La presenza di parenti all’interno della gerarchia di comando conferma la centralità della famiglia, quale strumento di coesione. Non di rado le alleanze sono state rafforzate da matrimoni tra giovani di gruppi diversi, con le donne che assumono, sempre più spesso, ruoli di rilievo nella gerarchia dei clan, soprattutto in assenza dei mariti o dei figli detenuti. Particolare attenzione merita il rapido diffondersi di episodi riprovevoli e violenti commessi dalle baby gang, espressione di una vera e propria deriva socio–criminale. Le azioni, spesso connotate da un’ingiustificata ferocia, sfociano in episodi di bullismo metropolitano e atti vandalici, consumati anche in danno di istituti scolastici ed edifici pubblici.
Il fenomeno delle baby gang riguarda diverse zone della città, dalla periferia Nord, ai quartieri vicini alla zona Vesuviana (Ponticelli, Barra, San Giovanni a Teduccio), all’area occidentale di Bagnoli, fino ad arrivare alle zone più centrali. Spesso si tratta di gruppi composti da ragazzi considerati a rischio di devianza per problematiche familiari o perché cresciuti in contesti che non offrono momenti di aggregazione sociale: fattori che concorrono ad un percorso di arruolamento nelle fila delle consorterie criminali. I minori, infatti, rappresentano un “esercito” di riserva per la criminalità, da impiegare, in particolare, nelle attività di spaccio delle sostanze stupefacenti ove, come più volte emerso dalle attività investigative, partecipano persino i bambini”. Le baby gang non rappresentano, secondo alcuni, un fenomeno isolato, ma un vero e proprio serbatoio da cui i clan attingono per garantirsi il futuro. La nuova manovalanza della camorra. Stessi metodi, stessi obiettivi, stessa spregiudicatezza. La grande violenza messa in campo dai minorenni ne è la prova schiacciante, dimostrando di essere funzionali ai piani dei clan nel tentativo di “riprodursi” e colmare il vuoto criminale lasciato dagli storici boss, oramai quasi tutti deceduti o detenuti in carcere. Ecco la nuova strategia dei clan, silente, spietata e senza scrupoli.