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MUGNANO. La rivoluzione sarnatariana: tra generali e sacrificati

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Mugnano: Nelson Mandela diceva: “Cominciare una rivoluzione è facile, è il portarla avanti che è molto difficile”.

Una frase che calza a pennello per la situazione attuale a Mugnano.

La rivoluzione è naufragata, o sarebbe meglio dire ha perso i protagonisti principali, lasciando il comandante Sarnataro solo con i suoi fedelissimi generali.

È questa in sintesi la situazione politica in città.

L’esercito che ha portato alla vittoria tre anni e mezzo fa Sarnataro ha perso man mano soldati, lasciando sul campo una marea di scontenti.

Nell’agone politico sono rimasti nomi eccellenti, sacrificati dal sindaco pur di mantenere lo scettro, o sarebbe meglio dire la fascia, del potere.

Il primo a saltare è tutto il reparto, per continuare ad usare un termine militare, di Città Ideale.

Gennaro Mastromo e Claudio Gargiulo (animatori della lista civica) vengono fatti fuori al momento dell’ingresso in Giunta, da Ciro Terribile (eletto a sorpresa a pochi voti di distanza da Anna Iorio, anche lei poi sempre più lontana dalla rivoluzione) ed elemento estraneo al gruppo.

Terribile esprime il proprio nome in Giunta nella figura di Dario Palumbo, divenendo di fatto tra i pretoriani più fidati di Sarnataro.

La prima poi in Consiglio Comunale ad entrare in rotta con quello che poi si sarebbe mostrato uno dei più fedeli a Sarnataro è Anna Iacolare da subito in rotta col suo assessore Vincenzo Massarelli.

Per lei direttamente il passaggio dai banchi della Maggioranza a quelli dell’Opposizione.

Un passaggio che avrebbe dovuto far saltare la poltrona anche dell’assessore in quota Iacolare, ovvero Massarelli.

Stranamente, però, il sindaco sceglie di tenere ancora con se il generale Massarelli, che ancora oggi resta seduto saldamente sulla poltrona (godendo di amicizie e protezioni in altri partiti).

In Giunta i primi a saltare sono il vice sindaco Francesco Palma, gli assessori Mario Imbimbo, Mariarosaria Di Guida e Daniela Puzone.

Tutti fatti fuori nel primo rimpasto dopo soli 18 mesi.

In particolare Palma e Imbimbo sarebbero stati rei di aver usato il pugno duro con alcuni dirigenti.

(Ma guai a smuovere equilibri di potere consolidati).

Subito dopo a scoppiare è il caso di Elisabetta Riccio, prima non eletta del Pd.

Papibile, poi scartata, per la Giunta e fatta fuori da segretario del circolo cittadino, scrive una lettera pubblica di fuoco contro il comandante Sarnataro, colpevole di non aver mantenuto le aspettative della rivoluzione.

Veniamo alle vicende più recenti.

Altri nomi ora sembrano dover far spazio ad una compagine che ormai somiglia più alla vecchia balena bianca democristiana che non un esrcito rivoluzionario.

In uscita sembrerebbe uno fra Valerio Capasso in quota UPM o Antonio Amatore di Progetto Democratico oltre che le ormai certe uscite di Franca Russo per Mugnano Futura e Ernestina Limongelli in quota PD.

Questo favorirebbe l’ingresso di Guarino e proprio della Riccio che potrebbe avere ancor il dente avvelenato.

Insomma il walzer delle poltrone continua mentre la rivoluzione e Mugnano sono abbandonati a se stessi.

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A Napoli la celebrazione in memoria dei caduti di tutte le guerre

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Nella solennità di San Francesco di Paola, patrono della “Gente di Mare”, nella omonima Basilica Pontificia di Napoli, in piazza del Plebiscito, a Napoli, si è tenuta la celebrazione in memoria dei caduti di tutte le guerre, di terra, di cielo e del mare.

Numerosa la partecipazione di autorità civili e militari, tra cui il Viceprefetto di Napoli, Dario Annunziata, dell’Ammiraglio Ispettore della Marina Militare Pierpaolo Budri, del presidente dell’Associazione Nazionale Marinai d’Italia di Napoli Antonio Varriale.

È stata deposta una corona in memoria dei caduti a cura dell’Anmi, mentre il Presidente della Delegazione Provinciale dell’Oncsc Alfredo Migliaccio ha ribadito lo spirito di cooperazione tra le componenti associative d’arma, che rendono viva la memoria di chi ha combattuto per garantire la nostra stessa esistenza.

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Effetto dazi sulle Borse mondiali: “rischio di recessione per l’economia mondiale”

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I dazi di Trump “liberano l’America” ma fanno crollare i mercati, da Parigi (-3%) a Wall Street (-2,76%), con il Nasdaq in calo di oltre il 4%.

Milano lascia sul campo il 2,8%. Francoforte il 2%, Londra l’1,43%, favorita da tariffe più leggere rispetto agli altri Paesi, e Madrid l’1,23%. Il crollo del greggio (Wti -7% a 66,67 dollari al barile) e le tariffe commerciali sull’acciaio frenano Tenaris (-8,22%), Saipem (-6,86%), Prysmian (-5,08%), Antofagasta (-7,25%) e Anglo American (-6,44%).

“Le prospettive per l’export e l’impatto diretto e indiretto dei dazi sono un grosso motivo di preoccupazione“. Lo si legge nel resoconto (minute) della riunione della Bce del 5 e 6 marzo, che dà conto anche dei dubbi dei Governatori sul segnale da dare sui tassi d’interesse: i membri del Consiglio direttivo giudicavano “importante” che la comunicazione non dia un segnale in alcuna direzione in vista del meeting di aprile, “tenendo sul tavolo sia un taglio dei tassi che una pausa, in funzione dei dati in arrivo”.


(fonte: Ansa)

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Commercio, sempre più negozi cittadini e centri commericali chiudono con ricadute sull’occupazione

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Sempre più negozi cittadini chiudono con ricadute sull’occupazione.
Se ne apre uno, abbassano la serranda tre, secondo un noto sindacale nazionale di settore.
La crisi è stata acuita ultimamente dalle vendite on-line con consegna a domicilio, di questo passo si rischia che i centri urbani, senza più esercenti, diventino città-dormitori, più brutte, deserte e anche più pericolose.

“Assolutamente sì, è indispensabile un intervento dall’alto per fermare questa deriva che sta arricchendo sempre gli stessi colossi globali e impoverendo le economie locali. In Italia, il commercio fisico è stato lasciato senza strumenti per competere – dice Gaetano Graziano, Vicepresidente dell’associazione dei direttori dei centri commercialiAltri Paesi – continua – hanno capito il rischio e hanno agito: la Francia ha imposto una tassazione sui giganti del web per riequilibrare la concorrenza, la Germania ha investito nel supporto tecnologico ai negozi e il Regno Unito ha ridotto le imposte sugli esercizi commerciali per abbattere i costi di gestione. Nel nostro Paese, invece, non si è fatto nulla di tutto questo, con il risultato che le chiusure aumentano e i centri urbani si svuotano. Senza una strategia nazionale che includa sgravi fiscali, incentivi per la digitalizzazione e una regolamentazione più equa per l’e-commerce, il commercio locale sarà destinato a scomparire, con conseguenze gravissime sul PIL, sull’occupazione e sulla qualità della vita nelle nostre città.”

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