A guardare un telegiornale o un video sul social ci si rende conto che davvero ci manca solo il commento politico mentre si è in davanti a un lavandino o seduto comodamente su di un water e abbiamo completato il quadro. Cerco di restare nel campo della decenza perché davvero si sfiora, in certi momenti, il cattivo gusto e non necessariamente per la location. Il M5s ma anche Matteo Salvini, hanno compreso la potenza del video da rendere virale. Una breve dichiarazione davanti al display del proprio smartphone, pubblicazione sul proprio profilo o sulla pagina facebook, migliaia di condivisioni e via, anche stavolta è fatta. Matteo Salvini, unico leader ad avere un successo individuale che lo porta oggi a detenere un voto su tre, stando almeno ai sondaggi, degli italiani.
Grillo, Di Maio, Fico, oggi Di Battisti, altri cittadini prestati alla politica del Movimento cinque stelle, tra ministri e parlamentari, non riescono a tenere il passo dei Salvini da solo “uno contro tutti”. Il perché è da ricercare nella capacità comunicativa, il linguaggio, soprattutto la semplicità dei contenuti che sono quelli che il cittadino comune vogliono ascoltare. La faccia è quella di uno che non si scompone alle offese e alle provocazioni. Alle trasmissioni di Gruber e Floris Salvini ha sfoggiato sicurezza e le domande a volte taglienti, a volte fuori luogo, non l’hanno scalfito, addirittura reso più simpatico agli occhi della gente comune. Il linguaggio secco, immediato e semplice e comprensibile, né più né meno lo stesso modo di parlare della maggior parte dei cittadini. I contenuti girano intorno a frasi tipo “prima gli italiani” oppure “i profughi sbarcano in Italia o in Europa?”, soprattutto “se fossi in casa, non esiterei a sparare chi minaccia la mia famiglia”. Sul piano economico, sostegno alle partite Iva con la Flax tax e soprattutto la Quota cento per andare in pensione prima. Chiaramente alle parole e i commenti bisogna creare il personaggio e anche in questo Matteo Salvini, vicepresidente del Consiglio ma, soprattutto, Ministro degli interni, è stato coerente. Dopo l’insediamento del governo gialloverde del cambiamento, Salvini, per un periodo ha resistito al desiderio di apparire in divisa, qualsiasi, poi non ce l’ha fatta più, è mutato. Uno Zelig che, secondo dell’arma presente, ha indossato lo smanicato della forestale, il Kay way della Guardia costiera, Il soprabito dei Carabinieri e della Finanza ma, soprattutto il giubbino della Polizia di Stato. Il perché di questo “stile”, è da ricercare nei validi esempi cui s’ispira. Negli Stati uniti d’America, da sempre, i Presidenti in visita ai marines sul campo di battaglia, Afghanistan o Iraq che sia, l’hanno fatto in mimetica militare o con il Giubbotto dell’Aviazione in una base aerea o della Marina se su una portaerei. Anche i nostri governanti più recenti si sono cimentati ma troppo abituati alla giacca e cravatta hanno spesso preferito magari essere in maniche di camicia. Matteo Salvini no, in ogni occasione, persino alla Camera dei deputati, indossa il giubbino della Polizia, suscitando le ire di tantissimi benpensanti da tastiera. La cosa non è banale, facciamocene una ragione, quello stile rappresenta la sicurezza che un politico vuole trasferire al cittadino comune, intimorito da tutto, non solo gli stranieri, bianchi o neri che siano.
Matt il poliziotto ci sa fare davvero ed è davvero disinvolto, lo abbiamo visto da vicino ad Afragola. Arrivato per parlare delle bombe, ha trasformato in spot una drammatica occasione di confronto tra Istituzioni e forze dell’ordine e le facce dei partecipanti erano colme di sorrisi più che di espressioni accigliate. Si è comportato da star e il baciamano è stato solo un gesto di cattivo gusto che un povero diavolo ha voluto fare ma che non ha scalfito l’effetto mediatico. Passate la scena, spente le luci, andate via la star insieme alle volanti di Polizia e Carabinieri, un’altra bomba anche se non è esplosa. Unico neo la maglietta giallorossa domenica due febbraio, davvero una cosa strana, non credo siano i colori della squadra di calcio della Polizia quelli indossati sotto la pioggia durante un comizio. Salvini è di chiara fede milanista, a volte la partita invece che al bar con gli amici la vede ad Arcore con Zio Silvio, così si parla dei vecchi tempi. Un comizio in strada con una maglietta da calcio è davvero una cosa straordinaria, i colori non contano mentre i contenuti dei suoi interventi sono sempre gli stessi. Mancano un centinaio di giorni dalle Elezioni europee del 24 maggio e ne vedremo ancora tante, assistendo a questa cronaca di un divorzio annunciato che da separati in casa arriverà dopo il 25 maggio. Salvini in tono pacato e distaccato: “Fico è d’accordo solo ad accogliere i profughi e a processarmi, per il resto non si sente”, è guerra di nervi, ma guerra. La sinistra, quella vestita di jeans, giacca e camicia bianca, da Martina a Zingaretti passando per Giachetti ha lanciato la moda “PD casual”, necessariamente senza cravatta. Addirittura Calenda somigliava a Marchionne, in golf blu, uno di noi, anche se magari il maglioncino costa intorno al migliaio di euro, il marchio è nascosto. La virata casual del PD serve forse a carpire qualche voto in nome di una nuova sinistra sobria e modesta, almeno nel vestire, basta vestiti da cinquemila euro. Guardiamo con fiera simpatia a questo rinnovato contenitore riformista, di sicuro nel guardaroba. Speriamo solo non prevalga il detto “l’abito non fa il monaco, la divisa si”, aggiungerei, non so se siete d’accordo, soprattutto spero basti in questi ultimi tre mesi.