Economia e Finanza

ITALIA – Addio NASpI, ecco servito il cambiamento.

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Si accalcano davanti agli uffici competenti i cittadini che desiderano ottenere il reddito di cittadinanza. Bisogna essere residenti in Italia da almeno cinque anni, ma si discute per il problema stranieri. Il tetto Isee è di novemila trecentosessanta euro, arriva a dodicimila seicento per le famiglie. Il reddito ha un altro sostegno per chi vive in affitto, la somma è di tremila trecentosessanta euro annui. Il termine di scadenza per presentare la domanda è il primo marzo e si consegna alle Poste italiane che invierà all’Inps la documentazione. Riconosciuto il diritto, si otterrà una card da ritirare all’ufficio postale entro il 30 aprile, sarà caricata in base ai soldi ottenuti. Il passo successivo il patto da stipulare presso il centro per l’impiego o un’agenzia privata dall’avente diritto che s’impegnerà a trovare lavoro e qui viene il bello. Gli enti dovranno convocare i fortunati per lavori di pubblica utilità, otto ore settimanali. Le aziende che assumeranno otterranno sgravi contributivi da cinque a diciotto mesi. L’assunzione da parte di un’agenzia del lavoro o di un ente di formazione otterrà il 50% della somma da riconoscere. La prima offerta di lavoro potrà arrivare a cento chilometri distanza dalla residenza; dopo dodici mesi il raggio si estende entro duecentocinquanta chilometri; la terza proposta di lavoro sarà oltre duecentocinquanta chilometri; dopo dodici mesi se non arriva nessuna offerta di lavoro, la distanza sarà entro i duecentocinquanta chilometri. Al diciottesimo mese è previsto un tagliando per prorogare di diciotto mesi il reddito se permangono le condizioni di partenza.

Disoccupati di ogni età affolleranno gli uffici postali in attesa di rientrare nei requisiti stabiliti, tra loro tanti furbi che, in caso di dichiarazione mendace saranno incarcerati per sei anni, ma questa è una fantasia. Che cosa accadrà? Quesito che solo tra qualche anno si conoscerà e cancellerà il sorrisino sornione dal viso di Luigi Di Maio. La misura è giusta, ma è nuova nel Belpaese? Direi di no. Sono cinquant’anni che esiste in Italia la Cassa integrazione per i lavoratori la cui azienda vive una crisi produttiva. Dopo la Cassa integrazione, è arrivata quella speciale, poi quella in deroga, per arrivare alla Disoccupazione speciale e alla Mobilità. Una notizia mi ha fatto un po’ saltare i nervi “…il reddito di cittadinanza con tutta probabilità non assorbirà le risorse destinate alla NASpI – nuova assicurazione sociale per l’impiego”. Questa misura, la NASpI(Indennità mensile di disoccupazione per lavoratori), spetta ai lavoratori con rapporto di lavoro subordinato che hanno perduto involontariamente l’occupazione, esempio tra tutti i lavoratori precari della scuola. Un ammortizzatore sociale che garantisce per un periodo il sostegno dello stato. Prima della formulazione del decreto, il web riportava la notizia che il reddito di cittadinanza sostituiva la Naspi. Il decreto pensioni e reddito di cittadinanza approvato, alla voce beneficiari: “Il Reddito di cittadinanza è compatibile con il godimento della NASpI, di cui all’articolo uno del decreto legislativo 4 marzo 2015, n.22, e di altro strumento di sostegno al reddito per la disoccupazione involontaria ove ricorrano le condizioni di cui al presente articolo”.

Ai fini del diritto al beneficio e della definizione dell’ammontare, gli emolumenti saranno corrisposti secondo quanto previsto dalla disciplina dell’ISEE”. Eppure a leggere la rigidità del reddito di cittadinanza, tanti precari, probabilmente, non rientreranno perché magari c’è la seconda casa oppure il reddito del coniuge. Ascoltavo ieri la dichiarazione a un telegiornale di un corrispondente e diceva bene o male che dal 2020 non ci sarà copertura per la NASpI avendo il Reddito di cittadinanza assorbito il finanziamento. Se accadesse, sarebbe davvero paradossale e spero che gli studiosi paracadutati in parlamento dal firmamento cinque stelle possano studiare qualcosa che non confermi la malaugurata ipotesi di non riconoscere la NASpI all’avente diritto. Davvero è stato messo il carro davanti ai buoi per riconoscere il Reddito di cittadinanza prima delle Elezioni europee. Meglio sarebbe stato aspettare di organizzare gli uffici del collocamento, studiare ogni forma di ammortizzatore sociale e diluire le somme, in un unico reddito, quello di cittadinanza, per tutti: disoccupati, cassintegrati, esodati e lavoratori precari stagionali. Ci auguriamo corrano ai ripari i leader del governo gialloverde o del cambiamento e non commettano altre scelte motivate dalla foga elettorale o non sarà cambiato nulla rispetto al passato assistenziale e clientelare. Soprattutto scavino risorse laddove ci sono, parlo del solito spreco nella burocrazia e che a oggi, non si riesce a eleminare. In caso contrario, a pagare, saranno i soliti fessi, noi, quelli dell’ex classe media, oggi retrocessa alle elementari. Saranno abili a nascondere, come sempre fanno i governanti, gli aumenti tra sigarette, accise, tributi locali, scommesse etc., etc. Una cosa mi auguro soprattutto, la smetta Luigi Di Maio con il già stantio “…la colpa è di chi ci ha preceduti…” Se le tariffe RC Auto non diminuiranno, è perché difendono ancora gli interessi del nord, guarda caso Toninelli è un assicuratore. In politica la dietrologia è per chi non ha la capacità e gli attuali indici di recessione sono un campanello d’allarme non una tragedia ma la smettano di mentire e si assumano responsabilità di governo altrimenti saremo costretti a dire come ci ha insegnati il grande Totò “Stavamo meglio quando stavamo peggio?” Speriamo di no.

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