Secondo le convenzioni internazionali, spetta all’Olanda occuparsi dei migranti a bordo della Sea Watch 3.
Stando alle ultime ricostruzioni de Il Giornale, il Governo Olandese, essendo lo Stato di bandiera della nave, dovrebbe assumersi le proprie responsabilità, invece di creare, come sta facendo, un caso politico.
La Convenzione sui parametri di ricerca e soccorso in mare stabilisce che i soggetti, che devono occuparsi dei migranti, sono il capitano, la compagnia di navigazione, quindi l’Ong, e gli Stati di bandiera.
Inoltre, dopo il recupero, gli Stati di bandiera e costieri devono organizzare l’assistenza ai comandanti delle navi per liberare la nave dalle persone soccorse in mare.
Cosa che fino a questo momento l’Olanda non ha fatto.
Al momento del recupero, l’Italia era il paese costiero più lontano dal punto in cui sono stati soccorsi i 47 migranti.
Il 19 gennaio il Paese costiero più vicino era la Tunisia.
L’Olanda l’ha fatto notare al capitano di Sea Watch, che però ha preferito continuare a cercare migranti davanti alla Libia.
Il 23 gennaio, per la seconda volta, Sea Watch 3, quando le condizioni meteo erano peggiorate, avrebbe potuto far rotta verso la Tunisia, ma ha preferito dirigersi in l’Italia.
Quando la Sea Watch è arrivata in Italia al largo di Siracusa, il Governo Olandese ha smesso di comunicare con la Sea Watch.
Il Ministro dell’Immigrazione dei Paesi Bassi, Mark Harbers, ha affermato che l’Italia deve sbarcare i migranti per stabilire chi ha diritto alla protezione internazionale e chi va espulso e che solo dopo gli olandesi possono farsi carico di qualche rimasto.
Una presa in giro, insomma, dopo che l’Olanda ha sottoscritto il piano dell’Onu sulle migrazioni che apre la porta alla parificazione dei migranti economici, oggi da espellere, a quelli in fuga dalle guerre che hanno diritto all’asilo.