AVERSA – Si è svolta stamattina la seduta prevista al Tribunale Napoli nord riguardante il ricorso all’incandidabilità perpetrato dai protagonisti della relazione prefettizia sullo scioglimento del Cosiglio comunale di Caivano. Tutti presenti, compreso l’ex sindaco Simone Monopoli, a parlare sono stati solo gli avvocati difensori e il Pubblico Ministero nelle veci del Ministro degli Interni.
Chi ha arringato doveva far capire l’estraneità dei fatti dei propri assistiti ad un giudice amministrativo ed il suo collegio – in questo caso un intero collegio al femminile – e non al PM come un organo di stamp, meno informato e molto dedito al lancio di palle di fango, ha voluto lasciare intendere. Il Pubblico ministero in questo caso – spiego per chi non ne comprende di materia giuridica, in questo caso anche al giornalista dell’altra testata – ricopre il ruolo dell’accusa ed è lì per dimostrare che il provvedimento di incandidabilità sia stato sollevato a giusta ragione ed è naturale che costui non si lascia convincere dalle parole del difensore dell’ex sindaco Simone Monopoli ma per fortuna dei ricorsisti a decidere non dovrà essere il PM ma il giudice che era seduto di fronte, per chi era presente in aula la sua posizione era ben visibile.
Fatta questa piccola precisazione, sempre in nome della verità, passiamo ai fatti. Stamattina in quel di Aversa si discutevano due scioglimenti, quelli di Caivano e quello di Calvizzano. Hanno iniziato prima con Caivano e oltre i quattro dichiarati incandidabili Monopoli, Pinto, Celiento e Falco erano presenti anche gli altri protagonisti della relazione Buonfiglio, Ponticelli, Castaldo, Mariniello, Del Gaudio e Alibrico. Tutti con le rispettive difese. A parlare per primo è stato appunto il PM che ha dovuto avvalorare la tesi del Ministro degli Interni sullo scioglimento preventivo del Consiglio comunale di Caivano e poi a ruota i vari avvocati difensori.
Da sottolineare un dato non di poco conto. Nella sua arringa il Pubblico Ministero parlando dell’ex sindaco Monopoli spiega come quest’ultimo abbia agevolato la ditta sulla raccolta rifiuti e che la stessa risulta essere in odore di camorra. Affermazione subito ripresa dal Principe del Foro Orazio Abbamonte difensore dell’ex primo cittadino, precisando che a carico della ditta non esiste alcun provvedimento restrittivo da parte della DIA o della Prefettura e che tali affermazioni non risiedono neanche nella relazione di scioglimento, quindi l’affermazione che la ditta della raccolta sui rifiuti sia in odore di camorra è del tutto errata. Sicuramente sarà stato uno strafalcione quello del Pubblico Ministero, fortunatamente subito ripreso da Abbamonte che nel frattempo veniva ascoltato molto attentamente dal collegio dei giudici.
Da quello che trapela c’è la sensazione che il giudice amministrativo si esprimerà a riguardo molto presto e che molto probabilmente ne sapremo di più, anche prima dell’estate, così finalmente il popolo caivanese potrà sapere se la commissione d’indagine avrà lavorato bene o in maniera superficiale, addirittura negligente, specie su quelli che in realtà sarebbero potuti essere i veri colpevoli.