Casoria, terra di Santi, fanti e panne cotte.
Questa foto potrebbe mostrare immagini forti o violente. Così ha sentenziato il (ro)bot di Facebook, che come Goldrake, va sulla tua bacheca e distrugge il male: oscurata l’ impudica cotta ai frutti di bosco, censurata perché considerata troppo truculenta . Una panna pulp che avrebbe potuto offendere la sensibilità degli utenti. La vera notizia è che il popolo dei social abbia una sensibilità. Il social: quel luogo dove puoi offendere, minacciare, mistificare la realtà, dare libera stura al tuo squallore, vomitare il tuo odio, in un tripudio di ignoranza, cliché e pregiudizi, non può accettare l’inverecondo dolce che gronda di sapore. Immaginiamo come ci sia rimasto male il morboso webbete che, pronto a godersi una “bella immagine” scabrosa, violenta o semplicemente oscena, si sia trovato dinanzi ad un eccesso di salsa rossa che guarniva una scandalosa leccornia. Un esempio eclatante di I.A , dove I non sta per intelligenza , ma per idiozia. Che le macchine finalmente svelino il loro volto umano: questo Turing mica l’aveva previsto… Tanto è bastato per rendere la foto virale con migliaia di visualizzazioni, decine di condivisioni, il lancio di hashstag ironici tra i quali svetta “ilcasodellapannamorta” commenti ironici fioccati in ogni come e da ogni dove, persino dal Giappone, articoli seri su alcune testate web che l’hanno buttata sul sociologico. Superato lo sconcerto iniziale, i titolari del Lord up, il pub casoriano “responsabile” della pubblicazione che ha messo in allarme il formidabile algoritmo di Zuckerberg, hanno fatto sparire in gran fretta le prove del misfatto: con un cucchiaino chirurgico. Roba da fare impallidire Dexter…