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CASORIA – Andrea e Luca Nollino, per non dimenticare

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Mario Gelardi, drammaturgo e regista italiano, pubblicò nel 2009 un libro dal titolo forte “La Ferita”. Presentai il libro presso l’Istituto alberghiero Andrea Torrente di Casoria in un sabato mattina, con l’autore, alcuni ospiti illustri del panorama culturale in città e l’attrice teatrale Tina Femiano che recitò i capitoli più significativi del libro. Il contenuto dei vari capitoli era dedicato a coloro che a vario titolo erano stati uccisi per caso dalla delinquenza organizzata. Vittime che avevano una sola colpa, essersi trovati al posto sbagliato, al momento sbagliato. Tre anni dopo nella Piazza antistante alla Chiesa di San Mauro a Casoria muore Andrea Nollino, così, anche lui per caso, come le tante morti raccontate nel testo di Gelardi. Andrea e il fratello Luca, erano proprietari di un piccolo Bar proprio di fronte alla chiesa del Santo patrono di Casoria, una realtà che tra tante difficoltà era portata avanti con passione, educazione e garbo dai due fratelli. Avevo inaugurato nel 2008 un Circolo dedicato alla memoria dei f.lli Aldo e Carlo Rosselli e spesso mi fermavo a parlare con uno dei due fratelli, in particolare con Andrea. Si parlava di calcio, di politica, degli amici comuni ma soprattutto di Casoria, della nostra grande e sfortunata città. Andrea spesso mi chiedeva “cambierà questa città?”, gli rispondevo di solito “dobbiamo cambiare noi e scegliere meglio”, una risposta da amico, riconoscendo la sfiducia nelle parole di Andrea. Ancora oggi quando passo da quelle parti, mi viene in mente quel periodo così difficile, per tutti nella città di Padre Ludovico, scusate se uso questo termine per il Santo, ma il mio ricordo è per le cose immense che fece da frate minore. Un giorno mi arriva una telefonata “hanno ucciso Andrea Nollino”. Corro a San Mauro, l’abbraccio con Luca e il silenzio senza proferire domande sapendo di non potere avere risposte. Davanti al Bar, tanta gente, ma poco gossip, c’era dispiacere, dolore, incredulità sul volto di tutti. Inutile raccontare il dolore della famiglia, che abitava nello stesso stabile al primo piano. La cosa che maggiormente colpiva era la dinamica del ferimento a morte di Andre. Un colpo partito da una pistola, colpisce un’auto, un tubo, poi la vittima, tutto così assurdo, così strano.

Come in una fotografia per ore tutto si ferma a immortalare il fatto di cronaca. Andrea era un uomo serio, certo non uno stupido ma nessun legame con “la strada” chi lo conosceva avrebbe giurato sulla Bibbia. Parlai ancora con Luca e con altri amici, nessuno sapeva darsi pace per quella tragedia. Tanta gente, si accendono i riflettori della cronaca nazionale con i T.G. e la carta stampata, raccontano l’accaduto. Dalle pagine di Repubblica, Roberto Saviano, titola “SCASUALMENTE”, un intervento dedicato alla morte assurda di Andrea, colpisce la parte dedicata alla famiglia, ero presente, fu così: “ ….Tutto è avvenuto nello slargo San Mauro, dove c’ è il bar di Andrea e di suo fratello, al primo piano vive la famiglia, la chiesa dove si sono svolti i funerali è lì di fronte. La ditta delle onoranze funebri è poco distante. Un’ esistenza intera descritta e ordinata in una manciata di metri, dove si è svolto tutto: vita, lavoro, matrimonio, morte, funerale. (segue dalla copertina) Eppure sono così complesse le sintesi di queste vite che si svolgono in paesoni smisurati che non riescono a essere metropolitani, che contano decine di migliaia di cittadini (Casoria ne ha più di 79 mila), ma restano paesi con regole d’ omertà, con economie illegali, quasi come uniche economie vincenti ma anche con un senso di unità civile che questa volta Casoria ha insegnato all’ intera nazione. La famiglia Nollino ai funerali è piena di un’ immobile e composta dignità. Al contrario le famiglie di mafia quando soffrono una perdita sanno che tipo di sceneggiata devono compiere, sanno come recitare il dolore, che partitura seguire, come urlare e strapparsi i capelli, come dichiarare vendetta in quel piantoo chiedere tregua in quelle grida. I figli di Andrea, Raffaele e Carmen, erano presenti al funerale, non la più piccola di 4 anni, ma sulla saracinesca abbassata del bar c’ è un disegno, forse della bimba dedicato a suo padre….”.  Passato il momento delle emozioni, spenti le luci della cronaca nazionale, si ritorna alla vita di tutti i giorni e per Luca Nollino, la famiglia di Andrea iniziano i giorni dell’abbandono da parte di chi aveva promesso sostegno e solidarietà. Ritornavo di tanto in tanto al Bar per salutare Luca ed egli mi confidò che non avrebbe sostenuto ancora per molto il peso, era intenzionato a trovarsi un altro lavoro. Troppo difficile il peso, non solo economico o di lavoro ma anche e soprattutto il ricordo indelebile di quell’evento tragico.

Luca Nollino dopo tre anni arriva anche lui agli onori della cronaca, come per uno scherzo del destino anche lui muore, travolto da un cancello in una fabbrica di Casoria dove aveva trovato lavoro, portato al pronto soccorso, non ce la fece. Quando la vita prende una brutta piega, difficilmente, si raddrizza, per Luca e Andrea è stato così. Dopo aver vissuto una vita di lavoro e onestà, sono morti entrambi in modo tragico a pochi anni di distanza, da attimi costati la vita a entrambi. Ho scritto oggi della sfortunata vicenda dei fratelli Nollino perché voglio dedicare un pensiero non solo a loro due ma anche e soprattutto ai tanti amici che ne conservano il ricordo e lo condividono ancora oggi e spero per molto tempo ancora. Li ricordiamo sempre con una grande tristezza ma anche il piacere di ricordare i tanti momenti vissuti insieme, ispirandomi a Sant’Agostino. Il carattere serio e taciturno di Luca, il viso simpatico e sempre pronto al sorriso di Andrea, com’era un tempo al Bar a San Mauro, di domenica prima della messa o in qualsiasi altra occasione sono indelebili e noi abbiamo il dovere di mantenerne viva la memoria, come la foto della fiaccolata in ricordo di Andrea Nollino.

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Casoria, un topo nell’Istituto Comprensivo Moscati-Maglione

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“C’è un topo nella scuola”, è il messaggio che circola in queste ore nella chat whatsapp delle mamme dei bambini e delle bambine che frequentano l’Istituto Comprensivo 2, Moscati-Maglione, sito in via Martiri d’Otranto a Casoria (Na).

Foto e video sono eloquenti. Un roditore, di medie dimensioni, passeggia indisturbato tra le reti di ferro della finestra di una classe prospiciente il cortile dell’istituto scolastico casoriano. Poi, eccolo inerme – senza vita – riverso sul suolo a pancia in su.

Quel topo, passato a miglior vita, sta – a sua insaputa – gettando il panico tra i genitori che pensavano di mandare i propri figli in un posto “sicuro” lontano dai pericoli.
Il video e la foto sono di qualche giorno fa, in uno dei pomeriggi in cui i bimbi dell’infanzia sono in procinto di uscire dalle loro classi.

L’Asl Napoli 2 Nord ha in programma per il 24 dicembre, così come ha ufficialmente comunicato, la disinfestazione, disinfezione e la derattizzazione delle scuole pubbliche primarie e secondarie del comune di Casoria.
I genitori saranno disposti ad attendere?




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Santo ucciso, il 17enne confessa: “Mi hanno sporcato le scarpe di 500 euro, me la sono presa”

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Confermata la versione della scarpa sporcata: Luigi, il 17enne di Barra accusato dell’omicidio di Santo Romano, ucciso a San Sebastiano al Vesuvio nella notte tra venerdì e sabato.

Avevo le scarpe griffate Versace, le ho pagate 500 euro, me le hanno sporcate e me la sono presa” – queste le parole del minore reo confesso dell’omicidio, rese note da Il Mattino. Da un banale pestone, dunque, sarebbe scaturita la lite, degenerata nel sangue.

C’è un video agli atti dell’inchiesta che mostra gli ultimi istanti di vita di Santo: dopo la discussione il ragazzo si sarebbe allontanato dalla Smart con a bordo il 17enne poi pare tornare indietro, quasi come se cercasse ancora un chiarimento. Pochi metri e una torsione del corpo, come se stesse per lanciare un oggetto, sarebbero bastati per scatenare il panico: il giovane calciatore è stato freddato con un colpo di pistola al petto.

In queste ultime ore è, inoltre, emerso che Luigi poco prima avesse litigato con un altro coetaneo. C’è la testimonianza di un ragazzo che racconta di averlo visto puntare la pistola alla gola del rivale, posizionando l’arma sotto il mento.

“Sì ho litigato con un altro ragazzo prima di uccidere Santo Romano ma non ho mai estratto la pistola” – avrebbe dichiarato il 17enne, confermando la lite. Un tassello in più che sembra far presagire la chiara intenzione di trovare un pretesto per far esplodere la violenza, avvalorata già dal semplice fatto di uscire di casa con una pistola in tasca.

Poi l’ultima drammatica scena raccontata da un’altra testimone: “Ho visto Santo alzare la maglietta e mostrare il buco che aveva al petto”.

La fidanzata e gli amici, intanto, negano la versione fornita dal legale del 17enne: Santo è la vittima, non aveva aggredito nessuno, non ci sarebbe stato nessun pestaggio e nessuna spallata da parte sua. Avrebbe compiuto un gesto con la mano come per lanciare qualcosa (senza lanciare di fatto nulla). E in nessun caso il gesto folle di premere il grilletto di una pistola contro un ragazzo di 19 anni sarebbe giustificabile ed è assurdo che si faccia passare come una “reazione di difesa”.

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Casoria, finiscono a coltellate per le damigiane di vino: arrestate due persone

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Dalle parole ai fatti il passo è stato breve.

Al centro della contesa – iniziata a parole e poi finita a coltellate e a colpi di spranga – la proprietà di alcune damigiane di vino.

Due uomini, si tratta di due cognati, finscono in manette; altri due uomini (altri due cognati) e una donna, che è la sorella di due dei contendenti, finiscono in ospedale.
La vicenda è accaduta a Casoria, nel Napoletano.

I protagonisti, tutti incensurati, hanno rispettivamente 61, 66, 56 e 65 anni gli uomini, mentre la donna ha 58 anni. La controversia nasce poco prima di cena. Al centro della lite la proprietà di alcune damigiane di vino. Non si arriva a una soluzione sul problema fiaschi e la discussione sfocia nel sangue. Poco prima dell’arrivo dei carabinieri i quattro cognati se le danno di santa ragione e interviene anche la donna.
Il 61enne afferra un coltello e sferra due fendenti nel fianco del cognato 56enne. Il terzo cognato – il 66enne – impugna una spranga in ferro e colpisce alla testa il quarto parente, il 65enne.
Durante la lite viene ferita anche la donna, per lei un braccio fratturato.

I feriti ne avranno per 30 e 10 giorni. Le armi sono state sequestrate mentre i due assalitori sono stati arrestati. Gli indagati devono rispondere di tentato omicidio e sono stati trasferiti in carcere.

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