Gli anni sono cambiati e con essi anche le giovani generazioni, o almeno così vogliono farci credere. I giovani sono pur sempre giovani, qualunque siano gli anni in cui sono nati e vissuti ed è questo il motivo principale che mi spinge a credere che non sono solo i ragazzi della mia generazione a sentirsi a disagio e disadattati nei confronti della società e di tutto ciò che li circonda, ma questo sentimento persiste da sempre nell’animo dell’adolescente.
Diffidate dai vostri genitori che dicono frasi del tipo “io alla tua età non mi comportavo così” o “la nuova generazione sta cadendo a pezzi” o simili perché sono tutte bugie, non ammettono ciò che sono stati e non fanno vivere bene neanche voi, in quanto vi sentite sbagliati e inferiori, come se non bastasse la società a farci sentire tali…
Un ragazzo vuole semplicemente essere capito e cercare rifugio nell’abbraccio di un genitore ma poche volte accade poiché lo vediamo, o meglio si fa vedere come un nemico. Per questo quasi mai si ha il coraggio di ammettere le proprie paure o i propri sbagli in famiglia perché è facile si venga giudicati. E allora ci rifugiamo in noi stessi, cercando di superare le nostre paranoie da soli, provando a diventare grandi, tentando di ignorare tutto ciò che ci fa star male ma, ahimè, non è questo il metodo giusto.
Un adolescente dovrebbe vedere i genitori sempre coloro pronti a sorreggerlo e ad accarezzarlo, come da bambini, ma non tutti riescono a mettersi nei panni del ragazzo cercando di riflettere sulle sue difficoltà. Credo che i problemi che si definiscono “dell’adolescente” siano gli stessi dell’adulto. Crescendo si riflette sempre di più ma si impara a sopprimere e reprimere ciò che si pensa e, secondo i luoghi comuni, è questo che ti rende adulto. Sei adulto se non piangi, se non ti lamenti, se non soffri, se…non vivi. Se diventare adulti significa questo, resterò per sempre “bambino”.