ROMA – «Younes ha detto no al Napoli per colpa della camorra». L’articolo del “De Telegraaf” ha scatenato un’eco intrisa di preoccupazione (da parte dei tifosi azzurri) e di sconcerto (da parte dell’entourage del giocatore). Il giornalista Mike Verweijn non ha usato giri di parole per spiegare il suo teorema relativo alla retromarcia del giocatore tedesco che a gennaio ha scelto di rimandare di qualche mese il suo approdo in Serie A adducendo motivi personali. Il risveglio dell’agente di Amin, Nicola Innocentin, è stato amaro ma si attendeva qualche sparata dopo aver avuto a che fare con il quotidiano olandese nei giorni precedenti. «Quando ho visto l’articolo questa mattina ho pensato subito che non potessero essere parole dette dal giocatore – spiega al telefono con grande fermezza -. Sono stato con lui 24 ore su 24 e non è successo niente di tutto quello che hanno scritto. L’incontro con i camorristi è pura fantascienza. Non c’è nessun episodio circostanziato: è un pezzo fondato su ipotesi, e anche il titolo è fuori luogo e mi ha lasciato a bocca aperta: sono cose da cui vogliamo prendere assolutamente le distanze».
Che spiegazione si è dato?
«Non mi ha sorpreso, perché avevo più volte negato loro un’intervista. Sul contratto era già stato detto tutto e ribadito anche dal legale del Napoli Mattia Grassani. Ha firmato un contratto di 5 anni! Che altro c’è da dire? Amin non vuole parlare, io neanche, ma loro hanno voluto lo stesso fare questo articolo. Li ho diffidati dal farlo, dicendo loro che era sbagliato: non c’è stato nessun avvicinamento da parte dei mafiosi, e il fatto che abbiano scritto “maffiosi” fa capire che non erano documentati. Pensa che il giornalista in questione non è neanche mai stato a Napoli e non ha parlato neanche con Milik che ha giocato nell’Ajax. E’ un tentativo fuori luogo, tirare dentro la mafia è incredibile. Non è neanche vero che Sarri gli ha prospettato 6 mesi di ambientamento».
Ha parlato con il giornalista dopo la pubblicazione?
«No, ho evitato. Anche perché ero stato molto chiaro prima, quando ci siamo sentiti. Lui mi voleva spronare a fare un’intervista dicendo “Guarda che se il giocatore non vuole andare a Napoli, dopo il mio articolo sicuramente non ci andrà”. Gli ho risposto: “È il tuo modo di fare giornalismo? Fai il giornalista con le minacce di quello che i tuoi articoli possono generare?”. Probabilmente il suo editore l’ha supportato perché cercavano un pezzo ad effetto. Hanno sbagliato totalmente dando credito a delle voci del loro corridoio solo perché faceva loro comodo».
Come si è trovato Younes a Napoli?
«Ci sono stati solo episodi di affetto. Era contento, si è stupito dell’accoglienza dei tifosi che lo hanno riconosciuto e che gli hanno dimostrato il loro calore pur non avendo ancora vestito la maglia del Napoli. In pizzeria lo hanno subito accolto come uno di loro facendogli fare anche una pizza. Napoli è uno dei posti migliori dove un calciatore possa esercitare la sua professione. E’ una città che ti fa innamorare. Anche un ex compagno come Milik gli aveva parlato benissimo della società. La città non merita questi aggettivi forti, come per esempio “degradata”».
Non crede che sia sempre più urgente la necessità di una dichiarazione di Amin?
«A gennaio ha motivato con ragioni personali il fatto di non voler giocare subito in Serie A e non ci sono nuovi elementi. Gli ho suggerito di parlare, ma il giocatore sceglie di comportarsi a livello mediatico come crede. Preferisce mantenere la linea del silenzio, rispettiamo la sua volontà. Invece io preferisco parlare perché è un atto dovuto nei confronti di una società serissima e di una città splendida che vengono dipinte come non sono».
Cosa succederà in estate?
«Amin ha firmato un contratto quinquennale e sarà presente al raduno e nel ritiro di Dimaro, non ho dubbi. Pensare adesso che lui non venga è un’ipotesi surreale. Perché non dovrebbe voler venire in una realtà così bella che propone un calcio spettacolare? L’articolo di oggi è un tentativo di farsi pubblicità facendo un po’ di rumore. Le manovre di disturbo delle altre società non c’entrano: i club interessati hanno fatto le loro verifiche dopo che ha scelto di non andare subito al Napoli ma ho spiegato loro che la situazione era molto chiara. Chi non passa da me e fa dei tentativi con il ragazzo perde solo del tempo. Chi lo ha incontrato a Napoli in quei giorni ha visto un ragazzo felice di essere lì».
Fonte: Corriere dello Sport.it