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[EDITORIALE] CAIVANO, La politica si ferma causa Commissione d’accesso, ma l’imperativo non era “cambiare”?

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CAIVANO – E’ bastata una voce per far cadere nell’impasse totale i lavori della politica locale. Un sussurro emesso via web o via social. Qualcuno avrà avuto questa brillante idea o è semplicemente la verità, chissà. Fatto sta che al sol pensiero che a Caivano si possa insediare la Commissione d’accesso ai politici nostrani tremano i polsi. Tutti rintanati, eppure a Giugno si dovrà votare. La cittadina a nord di Napoli deve avere un serio ricambio generazionale sia di pensiero politico che di visione e qui si ferma tutto? Come è possibile? E’ probabile che chi in realtà deve pianificare o collezionare adesioni ha deciso di stare ad aspettare gli eventi, perché, è bene ricordarlo, con un probabile arrivo di una Commissione d’accesso, dopo tutte le denunce fatte dalla Segretaria Comunale e dall’ex sindaco Monopoli ci può essere il rischio che anche votando a Giugno, dopo pochi giorni la Prefettura possa decidere di sciogliere il Consiglio Comunale in maniera preventiva così come successo già a Crispano.

Ma chi è che deve temere lo scioglimento? Ovviamente chi, a suo avviso, possa rientrare nelle indagini della Commissione. Tanto è vero che, ammesso per assurdo, se dalle indagini che la Commissione porterà a termine, non ci sarà nessuna commistione tra i nominativi che usciranno dalle urne di Giugno, quel governo potrà andare avanti tranquillamente come se la Commissione non fosse mai arrivata, visto che la stessa avrà individuato colpe tra chi non è presente nell’ipotetico futuro Consiglio o Giunta comunale. Allora la domanda che mi pongo e che si dovrebbero porgere anche i cittadini caivanesi è: di cosa si ha paura? Perché, improvvisamente dopo l’indiscrezione, la classe dirigente caivanese si è ritirata a mo’ di tartaruga gettando i primi approcci di campagna elettorale in una impasse che lascia lo spazio solo a chi già non aveva intenzione di fondare la propria coalizione sui programmi ma sulla conta dei voti? E forse è proprio la conta dei voti o se la vogliamo dire tutta sono proprio i portavoti a creare problemi? Perché se è vero che la soluzione dei problemi di Caivano passa soprattutto attraverso un ricambio generazionale della classe dirigente, è vero anche che ai nastri di partenza nessuno dovrebbe partire in vantaggio, salvo qualche “figlio d’arte” che eredita il “feudo” dal genitore. E se davvero tutti ci tengono alla salvezza del territorio, compresi gli ex politici e i facenti parte dell’ultima consiliatura, allora tutti devono anche mettere in conto quanto di lecito o illecito hanno commesso e quindi, se è il caso, fare largo a nuovi nomi, società civile e giovani rampanti.

Al contrario invece, se la politica entra nell’immobilismo assoluto, dopo una notizia del genere, vuol dire che allora, tutta la classe dirigente, escluso solo chi ha già le idee chiare, può essere colpevole o a limite aver paura che il proprio nome possa essere scritto nelle indagini. Altrimenti non si spiega lo stallo, perché se sono un politico, serio, onesto ma soprattutto non ho mai fatto affari illeciti, io tiro avanti per la mia strada, cerco di aggregare miei simili e soprattutto facce nuove. Mi tengo alla lontana anche da chi magari è potuto stare sulla bocca di qualcuno, proprio per non creare false attenzioni o strumentalizzazioni. Poiché il mio unico obiettivo è salvare Caivano, rigenerare la classe dirigente, possibilmente alzando il suo livello culturale e far si che il mio paese possa essere governato da gente capace, ma soprattutto onesta sia moralmente che intellettualmente.

Attualmente, se ci si guarda intorno, a Caivano, si odono sempre le stesse voci e gli stessi nomi. Si spera che chi non stia producendo lo stia facendo per un valido motivo. C’è chi apre da un lato, chi si definisce aperto a tutti i discorsi senza ancora comunicare se essere carne o pesce, c’è chi strizza l’occhio al centro pur restando a destra e chi raggruppa a sinistra ma poi si ferma perché qualcuno fuori zona vuole valutare se il piatto è succulento. Fatto sta che il livello rimane tale e il pericolo di uno scioglimento dopo un’ipotetica indagine della Commissione è sempre più probabile. Anche perché se si va di questo passo, sicuramente gli eletti saranno sempre gli stessi e vuoi o non vuoi, senza rinnovo della classe dirigente, la commistione su fatti o misfatti si fa sempre più possibile.

Chi non ha nulla da temere invece è chi in realtà questa battaglia alla legalità l’ha cominciata ed è solo grazie a lui che oggi a Caivano c’è qualche politico che sta pensando se è giusto o meno candidarsi. Sto parlando di Simone Monopoli, l’ex sindaco che a mio avviso non doveva neanche comunicare di riservarsi la prossima candidatura. Perché le prossime elezioni senza una candidatura a sindaco di Simone Monopoli, vuol dire privare la stessa competizione del baluardo di legalità, perché volente o nolente, è quello che oggi rappresenta l’ex sindaco e questo non è un pregio o un complimento che faccio al cardiologo caivanese, anzi, è una condanna che egli stesso ha preferito infliggersi, poiché diventare il simbolo della legalità in un territorio come quello caivanese, con settori allo sbando in mano alle clientele e criminalità ad altissimo livello per le strade, porta ad avere un peso sulle spalle non indifferente dettato dalla enorme responsabilità. E la responsabilità si raddoppia quando, col senno di poi, dopo aver commesso gli errori che egli stesso ha sottolineato – cioè quello di imbarcarsi personaggi noti nel campo politico caivanese – dovrà selezionare perbene gli elementi che costituiranno la sua coalizione. E dall’altro canto anche chi avrà intenzione di supportare l’ascesa del medico caivanese, deve tenere ben presente quali siano i valori per cui combatte Monopoli, ma soprattutto quali sono le sue idee politiche. Perché secondo il mio modesto avviso, se arriva la Commissione che scioglierà il prossimo Consiglio Comunale, vorrà dire che Caivano avrà perso per sempre perché abitata da gente priva di senso civico.

 

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CAIVANO. La Sottosegretaria Pina Castiello e la sua famiglia raggiunti da avvisi di riscossione coattiva per evasione tributaria.

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CAIVANO – Dopo le indiscrezioni nate da queste pagine sul presunto abuso edilizio del Ranch di proprietà della sottosegretaria al Consiglio dei Ministri Pina Castiello e dei suoi fratelli, e della totale assenza di iscrizione a ruolo nel registro dei Tributi dal punto di vista IMU e Tari, grande lavoro di controllo è stato fatto dal settore Finanze e Tributi, compulsato anche dal Commissario prefettizio Filippo Dispenza.

Avviati, ovviamente, opportuni controlli a 360° sull’intera popolazione, l’attuale Amministrazione prefettizia è venuta a conoscenza che l’intero importo di evasione tributaria a Caivano ammonta a circa sei milioni di euro. Un gruzzoletto che, se tutti i cittadini caivanesi pagassero regolarmente i tributi, darebbe enormi vantaggi economici alla comunità, nonché anche disponibilità di cassa per lavori di manutenzione ordinaria e straordianaria.

I controlli effettuati, così come per legge, hanno riguardato gli ultimi cinque anni per quanto riguarda l’evasione IMU e TARI e gli ultimi due anni per quanto riguarda il servizio di fornitura idrica.

Da indiscrezioni raccolte in esclusiva da Minformo, di questi circa sei milioni di euro di tributi evasi, si registrano gli avvisi di riscossione coattiva di un importo di circa € 5.500 cad. per un importo complessivo che riguardarebbero le proprietà terriere e immobiliari di via quattrovie e cinquevie, di circa 22mila euro indirizzati alla famiglia Castiello, nelle persone di Pina – l’attuale sottosegretaria di Governo – e gli altri tre fratelli.

Adesso, quanto di buono fatto dal settore Tributi ci aspettiamo lo stesso dal settore Urbanistica e che quanto prima si renda edotta la comunità sulla vera natura di quel villone con piscina.

Da caivanese propongo che questa sia l’unica storia che la sottosegretaria Pina Castiello possa permettersi di raccontare, la prossima volta, in un qualsiasi convegno che affronti il tema della legalità che si organizza a Caivano.

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Caso ranch di Pina Castiello. Nel 2003 ultima data utile per il condono, in quell’area non esisteva nulla.

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CAIVANO – I miei ultimi due editoriali sui controlli e la legalità applicati e sbandierati a senso unico alternato, considerando il fatto che a parlare di legalità sul territorio ci sono stati alcuni organi istituzionali che per quanto riguarda alcuni aspetti personali questo grande valore umano se lo sono dimenticati.

Sto parlando della inchiesta (leggi qui e qui) partita da queste pagine e che riguardano la Sottosegretaria al Consiglio dei Ministri con delega al Sud e vicesindaco di Afragola Pina Castiello che durante quest’ultimo anno non ha lesinato le sue presenze al fianco degli stati generali del Governo Centrale in passerelle politiche che come tema, quasi sempre, presentavano l’insegnamento della legalità ai caivanesi, brutti, sporchi e cattivi.

Siccome a nessuno piace prendere lezioni da chi, proprio lezioni non ne può dare, il nostro invito a controllare, dal punto di vista del rispetto delle regole, alcune anomalie che riguardano un immobile di proprietà della Sottosegretaria è stato recepito anche nel comune dove la stessa espleta la carica di vicesindaco.

Da indiscrezioni raccolte in esclusiva da Minformo dal canto suo il Commissario Prefettizio Filippo Dispenza ci fa sapere che si è subito attivato per vederci chiaro in questa vicenda, mettendo in subbuglio il settore dei Tributi, senza immaginare che dovrebbe mettere sottosopra anche il settore tecnico urbanistica e tra poco spiegherò il perché.

Di tutta questa storia si è occupata anche l’opposizione consiliare del Comune di Afragola che, come si legge dal profilo social del Consigliere Gennaro Giustino, nell’ultima conferenza dei capigruppo ha chiesto al Presidente del Consiglio comunale di Afragola Biagio Castaldo di mettere agli atti l’invito a fornire deduzioni, nel prossimo Consiglio Comunale utile, inerenti i presunti abusi edilizi ed evasione dei tributi legati al ranch di vie Cinquevie da inoltrare alla loro vicesindaca.

Il Consigliere Giustino nel suo post su Facebook scrive: “A scoperchiare il pentolone è la testata “Minformo” che in due articoli pubblicati sul web tira fuori storie di abusi edilizi nella dimora di Pina Castiello a Caivano, tasse evase, procedure burocratiche insabbiate e tanto altro. Incluso i condoni che quella villa di lusso, ex casa colonica, ha usufruito. Eppure, basterrebe utilizzare le aerofotogrammetrie e confrontare lo stato dell’arte alla data di chiusura dell’ultimo condono con quelle successive per capire cosa c’era, cosa e quando è stato realizzato e condonato. Verifica semplice e certa. Questa, però, è un’altra storia.

E sempre nel nome della verità e della legalità ho accolto l’invito del Consigliere Gennaro Giustino ed ho effettuato una ricerca su Google Earth e considerando che con il decreto legge 269 del 2003, successivamente convertito in legge, ha introdotto norme sulla sanatoria degli abusi edilizi e che in attuazione dell’articolo 32 del citato decreto-legge, la regione Campania ha adottato la legge regionale n.10 del 2004, peraltro dichiarata parzialmente illegittima dalla Corte costituzionale con sentenza n. 49 del 2006, ci siamo fatti un giro a ritroso negli anni attraverso lo strumento che ci mette a disposizione l’azienda californiana e abbiamo scoperto che fino al 2003 in quell’area dove oggi sorge una vera e propria reggia con piscina non esisteva nulla.

 

Quindi, il ragionamento è, in una eventuale assenza di permessi di costruire come è stato possibile sanare nel 2003 un manufatto abusivo inesistente? Poi se vogliamo considerare che la legge è stata recepita dalla Regione Campania solo nel 2004, scopriamo che in quella data si scorge solo la costruzione di una casa che ad occhio nudo presenta la metà delle cubature attualmente insistenti su quel terreno e quindi, laddove tale presunto manufatto abusivo sia stato condonato nel 2004, in tempo per il recepimento della legge regionale, quanto meno i sottotetti e la piscina che compaiono solo nel 2007 risulterebbero essere privi di condono sicuramente, perché abbondantemente oltre la data ultima per effettuare eventuale sanatoria.

 

Sarebbe bello scoprire cosa è successo durante questi ultimi 11 anni, sarebbe bello scoprire i nomi dei colpevoli di questo lungo silenzio sulla questione, sarebbe bello scoprire se durante questi anni ci fosse stata una copertura da parte della classe dirigente politica ma sarebbe ancora più importante scoprire il perché gli attuali soggetti politici caivanesi continuano a trincerarsi in questo lungo, colpevole e connivente silenzio sulle illegittimità che riguardano gli attori che hanno disegnato la nostra comunità alla stregua dei narcotrafficanti colombiani. Ma un sussulto di dignità da parte di chi tra pochi mesi si accingerà a vendersi per il difensore di tutti i caivanesi quando?

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Il Governo Meloni svuota il “Decreto Caivano”: tagliati 30 milioni di euro

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Il decreto Caivano prevedeva un fondo di 40 milioni di euro destinato a contrastare la dispersione scolastica, dimostrando l’impegno del Governo nella tutela di bambini e ragazzi vulnerabili alla violenza di strada.
Tuttavia, è emerso che nella Legge di Bilancio il fondo è stato ridotto a poco più di 10 milioni di euro.

Il decreto Caivano era il provvedimento simbolo del Governo Meloni per sostenere i giovani che vivono in quartieri difficili e a rischio criminalità, ma è stato ridimensionato dallo stesso esecutivo nella manovra economica. Nonostante il nome, le misure previste non si limitano al solo comune a nord di Napoli, ma mirano, nelle intenzioni del Governo, a colpire la criminalità minorile in tutto il Paese. Tra le novità, l’introduzione di pene più severe per i genitori che non mandano i figli a scuola, con sanzioni che possono arrivare fino a due anni di reclusione.

Uno degli elementi chiave del decreto Caivano è l’introduzione del Daspo urbano per i minorenni dai 14 anni in su che si siano resi responsabili di episodi di violenza. Questa misura, che vieta l’accesso a determinate aree cittadine, ha visto un’estensione della sua durata massima a due anni, rispetto al limite precedente.

Sul fronte della giustizia minorile, il decreto modifica le disposizioni relative al carcere preventivo, riducendo da nove a sei anni la soglia per l’applicazione della custodia cautelare per i minori. Inoltre, vengono previste sanzioni più severe per gli adolescenti di almeno 14 anni trovati in possesso di droga o armi, con l’obiettivo di rafforzare il contrasto alle attività criminali tra i giovani.

Per i minorenni colpevoli di reati che prevedono una pena massima di cinque anni, il decreto Caivano introduce un percorso di definizione anticipata della pena, che prevede l’impegno in lavori socialmente utili o attività benefiche a titolo gratuito. Questa misura è nota come “messa alla prova”. La sua attivazione è disposta dal Pubblico Ministero, in accordo con i genitori e con il parere dei servizi minorili, per una durata variabile tra uno e sei mesi.

Tagli che risultano in netto contrasto non solo con le promesse fatte in occasione del decreto Caivano, ispirato al Comune teatro di una violenza sessuale su due cugine minorenni, ma anche con le drammatiche cronache di questi giorni.
“Una scelta che rivela la volontà del Governo di azzerare gli investimenti nell’istruzione e di considerare il Sud un peso”, affermano Irene Manzi e Marco Sarracino del Pd. “L’ennesimo omicidio dimostra invece l’urgenza di un piano straordinario per l’assunzione di più assistenti sociali e insegnanti”, sottolinea Sandro Ruotolo della segreteria Pd.

Il centrodestra, invece, contrattacca accusando i dem: “Il finto buonismo della sinistra, che governa Napoli e la Campania, è uno dei fattori che ha contribuito a questa deriva”, afferma Severino Nappi, capogruppo della Lega in Campania. Fratelli d’Italia continua a lodare il decreto Caivano: “Con questa iniziativa abbiamo gettato le basi per recuperare tanti ragazzi”, sostiene il senatore Sergio Rastrelli.

Tuttavia, nella legge di bilancio, gran parte delle risorse previste dal decreto sono state ridotte.

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