Il Movimento ha fallito, questo è l’unico dato di fatto che si può ricavare dalle elezioni regionali siciliane.
Nonostante i proclami, ha perso, tutto, senza alcuna possibilità di appello.
L’astensionismo è un elemento che è solo il sintomo di una malattia più profonda e che il mondo pentastellato doveva e poteva guarire, quella rabbia che era riuscito a raccogliere e ad accogliere, doveva essere canalizzata verso un progetto che, almeno originariamente, doveva portare a quel cambiamento di coscienza che avrebbe dirottato per sempre l’idea che la politica è “sporca”, terribilmente malefica, incredibilmente disonesta, e riportarla verso una visione più reale e una concezione empirica della gestione della cosa pubblica.
Eppure i grillini avevano tutte le carte in regola per attuare un cambiamento epocale.
La natura francescana, l’onestà gridata e spesso messa in pratica in quelle città che hanno già premiato il progetto di Casaleggio, la partecipazione e la trasparenza, tutti concetti che fino a oggi nessun altro partito aveva saputo sciorinare meglio.
Invece il Movimento ha cambiato rotta, complice una crescita esponenziale che nemmeno Grillo avrebbe mai potuto immaginare e la virata massimalista dei vertici che, di fatto, hanno violentato l’utopia politica più bella da che è esistita la democrazia.
Con il tempo sono passati in secondo piano lo streaming, l’antieuropismo sfacciato e irriverente, la lotta alle lobby e alla casta, e via via verso un appiattimento autolesionista che non ha fatto distingui nemmeno per i meetup, costola vitale del Movimento della prima ora.
In un modo direttamente proporzionale alla deriva, si allontanavano dal partito di Casaleggio menti eccelse della cultura nazionale, artisti che si erano esposti in prima persona entusiasti per quella rivoluzione culturale paventata e mai realizzata.
Il Movimento in questo momento è un palloncino mezzo sgonfio, di quelli che cerca di trovare la via del cielo ma viene trascinato via dalla brezza della sera, come quando, finita la festa, il bambino lo lascia andare per vederlo rimpicciolirsi sempre di più e poi scomparire nel buio impenetrabile della notte.
È stato il sogno più bello della mia vita, una visione che mi aveva spinto, nel mio piccolo, a combattere i poteri forti e a rischiare la beffa dei grillini più tifosi.
E sono questi ultimi che restano quale ultimo baluardo a un miraggio che si è trasformato in un incubo.
Le decisioni calate dall’alto, il turpiloquio social-mediatico -di cui anche io sono stato vittima e carnefice-, la tifoseria cieca e acritica, hanno distrutto l’utopia di un mondo migliore sotto il cielo stellato di un Movimento morto prima ancora di nascere.
Grillo, o chissà chi per esso, ha abortito un feto sano contro ogni logica umana.
Inutile gridare alla vittoria anche quando si è sconfitti, il risultato delle elezioni siciliane è quello della vittoria degli impresentabili con a capo l’impresentabile degli impresentabili.
Ne facciano ammenda i detrattori, è grazie ai “grillidioti” se Berlusconi è stato riabilitato, è successo mentre loro erano impegnati a insultare gli elettori del PD, a contare i loro indagati e a tenersi stretti i loro.
È accaduto mentre i meetup locali si facevano guerra tra di loro.
Gli uomini hanno poca memoria, i grillini ne hanno ancora ancora meno se hanno dimenticato dopo pochi anni l’idea archetipa del movimento.