Era il 6 maggio del 2016 quando il Movimento Caivano, dopo un cammino di informazione alla cittadinanza, organizzava un convegno sul tema delle barriere architettoniche a Caivano.
Fu girato un video con l’aiuto di un disabile per comprendere quali fossero le difficoltà che doveva affrontare quotidianamente per spostarsi liberamente nella sua città.
La villa comunale, l’unica, era a loro vietata e, dopo non poche insistenze, venne rimosso l’ostacolo che impediva l’ingresso a coloro che non fossero normodotadi.
Poi venne il turno di un altro gruppo di cittadini attivi che, prendendosi carico delle rimostranze di alcuni cittadini che lamentavano l’ingresso nella villa di scooter e ragazzi schiamazzanti, proponeva una soluzione a misura disabile che potesse impedire l’ingresso ai mezzi a due ruote. Una soluzione ripresa in seguito anche dal gruppo locale di Forza Italia a cui la proposta pentastellata pareva adeguata alla soluzione del problema.
Tutto l’impegno profuso, in pratica ad oggi, ha portato all’unica soluzione ottenuta dal Movimento Caivano e cioè, l’apertura di un lucchetto per la rimozione del palo che ostacolava l’ingresso in villa ai disabili.
Poi nulla è cambiato, delle altre contestazioni contenute nel video e di quelle evidenziate durante l’Agorà di Maggio, nessuno ne ha tenuto conto e nessuno ha più parlato delle barriere architettoniche , cinquestelle e affini compresi.
La situazione è resa ancora più grave dalla sfacciataggine di alcuni commercianti che approfittando della momentanea mancanza di un governo della cittadina, hanno reso i marciapiedi proprietà privata, senza curarsi dei bisogni dei comuni cittadini oltre che dei disabili.
C’è da sottolineare che uno di questi in particolare, ci aveva chiesto di condurre un’inchiesta sul commercio abusivo. Probabilmente la legalità, nella mente di alcuni, assume un concetto distorto e nettamente virato verso il profitto a ogni costo.
Il marciapiedi è pubblico e, ove non lo fosse, soggetto comunque a una normativa e a delle leggi che riguardano l’occupazione di uno spazio collettivo.
Il codice della strada, all’articolo 20 recita:
Nei centri abitati, ferme restando le limitazioni e i divieti di cui agli articoli ed ai commi precedenti, l’occupazione di marciapiedi da parte di chioschi, edicole od altre installazioni può essere consentita fino ad un massimo della metà della loro larghezza, purché in adiacenza ai fabbricati e sempre che rimanga libera una zona per la circolazione dei pedoni larga non meno di 2 m. Le occupazioni non possono comunque ricadere all’interno dei triangoli di visibilità delle intersezioni, di cui all’art. 18, comma 2. Nelle zone di rilevanza storico-ambientale, ovvero quando sussistano particolari caratteristiche geometriche della strada, è ammessa l’occupazione dei marciapiedi a condizione che sia garantita una zona adeguata per la circolazione dei pedoni e delle persone con limitata o impedita capacità motoria.
E inoltre:
Chiunque occupa abusivamente il suolo stradale, ovvero, avendo ottenuto la concessione, non ottempera alle relative prescrizioni, e’ soggetto alla sanzione amministrativa del pagamento di una somma da € 169 a € 680.
Tutto ciò secondo la cassazione potrebbe sfociare in un reato penale.
Sovviene, a tal proposito, l’art 633 del codice penale il quale, occupandosi dei casi di indebita occupazione di suolo, pubblico o privato che sia, stabilisce che chiunque invade arbitrariamente terreni o edifici altrui, pubblici o privati, al fine di occuparli o di trarne altrimenti profitto, è punito, a querela della persona offesa, con la reclusione fino a due anni o con la multa da euro 103,00 a euro 1.032,00.
Ovviamente noi speriamo che sia gli occupanti che l’amministrazione comunale insieme alla polizia locale, non abbia fatto caso alle difformità delle baraccopoli costruite da questi commercianti sui marciapiedi e che possa provvedere, se non a sanzionare, a indicare un modo possibile di convivenza civile in un paese che è sempre più alla mercé di abitudini consolidate e di regole ad personam che negli anni hanno portato Caivano a diventare il paese a nord di Napoli una sorta di zona franca per reati amministrativi e penali di ogni tipo.
Intanto tutti tacciono, compresi quei cittadini che si dicono “attivi”, forse sarà perché si avvicina il periodo della campagna elettorale e conviene non mettersi contro nessuno.
I disabili ringraziano inoltre tutti quelli che parcheggiano le auto sui marciapiedi di via S. Barbara e via Caputo, i loro diritti diventeranno merce di scambio per la prossima classe dirigente caivanese.
P.S. L’immagine dell’articolo è presa dal web e non è stata scattata a Caivano. La colpa è uguale per tutti.