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CAIVANO. Caso Polizia locale, Corcione: “Il Commissario non ha fatto altro che fare quello che ho detto io”

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CAIVANO – Sono tante, troppe le volte che abbiamo detto che la classe dirigente a Caivano è di bassissimo livello culturale e politico. Abbiamo anche detto che il sindaco Monopoli ha subito un “ricatto politico” perché i quattro dissidenti hanno fatto delle richieste che si avvicinavano più ad interessi personali che collettivi. Abbiamo descritto, inoltre, come la macchina comunale abbia cercato di boicottare in tutte le salse il primo cittadino al punto tale da aizzare l’opinione pubblica contro di lui anche per avversioni meteo. Non ultima forma di ammutinamento, ampiamente descritta da Minformo, quella messa in atto dagli agenti di Polizia Locale che sprezzanti della delibera n°302 del 31 Ottobre 2002 – come scritto anche in questo nostro articolo – e dell’accordo fatto davanti anche alle sigle sindacali, decisero in maniera del tutto autonoma di decurtarsi l’orario lavorativo.

Inutili sono stati i solleciti fatti dall’assessore Michele Dulvi Corcione che in più atti invitava gli agenti a rispettare la delibera di giunta ancora vigente, tanto è vero che la reiterata insubordinazione costrinse lo stesso assessore a denunciare tutti alla Procura della Repubblica. E nonostante tutto questo i cittadini caivanesi hanno dovuto subire comunque la protesta degli agenti a discapito della loro stessa sicurezza perché nonostante le vicissitudini e le incomprensioni creatisi tra le parti, gli stessi agenti non hanno neanche voluto dividersi in due turni da otto unità per risolvere il problema. Il tutto fa pensare che doveva apparire come incapacità del sindaco Monopoli e della sua giunta.

Arriva il Commissario De Vivo e appena venuto a conoscenza della problematica non ha fatto altro che dire e scrivere le stesse ed identiche cose che già aveva denunciato a gran voce l’assessore Dulvi Corcione. La cosa triste però è che a fare eco all’azione fatta dal Commissario sono quelle stesse persone che hanno sempre criticato la giunta tecnica. In poche parole il segretario del PD Antonio Angelino e il commissario di Forza Italia a Caivano Giuseppe Mellone hanno elogiato, in evidente modalità strumentale, quanto di buono il Commissario ha fatto a far rientrare la crisi con la Polizia Locale, non tenendo conto o forse non leggendosi una riga di quanto scritto dall’assessore Corcione. La cosa che più fa preoccupare, invece, è che queste persone non domi del fatto che l’hanno avuta vinta, sfiduciando il sindaco Monopoli, continuano a rimuginare cose oramai andate, volendo dimostrare, con osservazioni assurde, quanto è stato buono mandare il primo cittadino e la giunta tecnica a casa. Perché ostentare le ragioni anche dopo aver vinto una partita? Forse perché inconsciamente cercano di convincersi da soli?

Si può essere consapevoli che un politico col dente avvelenato come l’ex consigliere Mellone, dopo le schiaccianti dichiarazioni della sua ex collega Teresa Fusco, facesse di tutto per strumentalizzare la benché minima cosa, anche quest’ultima, elogiando la nota del Commissario prefettizio, dimenticandosi o non tenendo conto di ciò che ha fatto la giunta Monopoli a tal proposito come più volte trattato e ripetuto anche dalla nostra testata. Ma il fatto che un segretario del Partito Democratico di Caivano non si sia letto e non abbia messo a confronto quanto dice il Commissario con quanto fatto dalla giunta tecnica, la dice lunga anche sulla sua decisione di sfiduciare al buio il primo cittadino. Se poi ci mettiamo che tutt’ora sia dalle sue uscite pubbliche e sia dai suoi canali social, ancora non abbia speso una sola parola sulla sua visione di città e né come intende risolvere i problemi che egli stesso ha denunciato l’esistenza sotto la guida Monopoli, diventa naturale e comprensibile capire gli elogi fatti al Commissario su problematiche di ordinaria amministrazione che addirittura una semplice testata come la nostra aveva riportato in tempi non sospetti. Per il segretario Angelino l’ordinario diventa straordinario, questioni di punti di vista.

Una volta stabilito che, almeno per quanto riguarda il problema dell’orario lavorativo degli agenti di Polizia Locale, il Commissario prefettizio Dott. De Vivo non ha fatto altro che riprendere le stesse dichiarazioni del Corcione, non ci meraviglieremo affatto se gli agenti, all’indomani di questa nota, tornino di nuovo a fare il tempo pieno senza che dal punto di vista economico sia cambiato alcunché. Se tanto accade, gli agenti non faranno altro che dimostrare ancora una volta che Minformo ha avuto ragione. Se gli agenti di Polizia Locale tornano a fare il tempo pieno è naturale che si è trattato di ammutinamento nei confronti del sindaco e della giunta, facilitando il “gioco politico” di chi ha sfiduciato il sindaco.

Anche leggendo queste osservazioni, chi vuole strumentalizzare ma soprattutto chi ha paura del cambiamento messo in atto da Monopoli, può anche continuare a dire che facciamo parte della comunicazione dell’ex sindaco. Ma noi sappiamo benissimo che il nostro datore di lavoro è la verità, lavoriamo solo ed esclusivamente per metterla in chiaro e diffonderla, e nel nome di essa abbiamo deciso di raccogliere qualche dichiarazione dell’assessore Michele Dulvi Corcione che a tal riguardo davanti ai nostri taccuini ha dichiarato: “Il problema dell’orario lavorativo della Polizia Locale è stato sempre un argomento ostico da far capire ai cittadini, ma riconosco pure che forse quello è stato il mio limite, visto che io mi ritengo un tecnico e non un politico, non ho un buon rapporto con la comunicazione perché nel mio lavoro, il mio impegno è rivolto a risolvere i problemi ma capisco pure che quando succedono queste cose, quando c’è qualcuno che vuole strumentalizzare è necessario ripristinare la verità e vi ringrazio per questo, perché date la possibilità a gente come me di dire la sua.

Ho letto la nota scritta dal Commissario De Vivo, che tra l’altro non ho avuto l’onore di conoscerlo, e posso dire tranquillamente che con quelle parole non ha fatto altro che fare le stesse cose che ho fatto io quando ho comunicato a più riprese ai vigili urbani che la decisione che avevano preso era del tutto illegittima, tanto è vero che la loro impassibilità alle mie innumerevoli note inviate mi ha costretto addirittura a denunciarli alla Procura della Repubblica. E inutile è stato anche il mio tentativo di mediazione, quando davanti al Prefetto e alle sigle sindacali, in una riunione di raffreddamento, gli comunicai che il loro onorario non sarebbe stato intaccato. Essi hanno continuato imperterriti nella loro protesta. Ora ditemi cosa deve fare di più un assessore tecnico dopo una manifesta insubordinazione oltre la denuncia? Purtroppo col senno di poi e per come sono andate le cose, a malincuore, dico che a Caivano ci ho lasciato il cuore ma purtroppo questo paese è destinato ad essere inghiottito da questo strano oblìo“.

 

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CAIVANO. La Sottosegretaria Pina Castiello e la sua famiglia raggiunti da avvisi di riscossione coattiva per evasione tributaria.

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CAIVANO – Dopo le indiscrezioni nate da queste pagine sul presunto abuso edilizio del Ranch di proprietà della sottosegretaria al Consiglio dei Ministri Pina Castiello e dei suoi fratelli, e della totale assenza di iscrizione a ruolo nel registro dei Tributi dal punto di vista IMU e Tari, grande lavoro di controllo è stato fatto dal settore Finanze e Tributi, compulsato anche dal Commissario prefettizio Filippo Dispenza.

Avviati, ovviamente, opportuni controlli a 360° sull’intera popolazione, l’attuale Amministrazione prefettizia è venuta a conoscenza che l’intero importo di evasione tributaria a Caivano ammonta a circa sei milioni di euro. Un gruzzoletto che, se tutti i cittadini caivanesi pagassero regolarmente i tributi, darebbe enormi vantaggi economici alla comunità, nonché anche disponibilità di cassa per lavori di manutenzione ordinaria e straordianaria.

I controlli effettuati, così come per legge, hanno riguardato gli ultimi cinque anni per quanto riguarda l’evasione IMU e TARI e gli ultimi due anni per quanto riguarda il servizio di fornitura idrica.

Da indiscrezioni raccolte in esclusiva da Minformo, di questi circa sei milioni di euro di tributi evasi, si registrano gli avvisi di riscossione coattiva di un importo di circa € 5.500 cad. per un importo complessivo che riguardarebbero le proprietà terriere e immobiliari di via quattrovie e cinquevie, di circa 22mila euro indirizzati alla famiglia Castiello, nelle persone di Pina – l’attuale sottosegretaria di Governo – e gli altri tre fratelli.

Adesso, quanto di buono fatto dal settore Tributi ci aspettiamo lo stesso dal settore Urbanistica e che quanto prima si renda edotta la comunità sulla vera natura di quel villone con piscina.

Da caivanese propongo che questa sia l’unica storia che la sottosegretaria Pina Castiello possa permettersi di raccontare, la prossima volta, in un qualsiasi convegno che affronti il tema della legalità che si organizza a Caivano.

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Caso ranch di Pina Castiello. Nel 2003 ultima data utile per il condono, in quell’area non esisteva nulla.

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CAIVANO – I miei ultimi due editoriali sui controlli e la legalità applicati e sbandierati a senso unico alternato, considerando il fatto che a parlare di legalità sul territorio ci sono stati alcuni organi istituzionali che per quanto riguarda alcuni aspetti personali questo grande valore umano se lo sono dimenticati.

Sto parlando della inchiesta (leggi qui e qui) partita da queste pagine e che riguardano la Sottosegretaria al Consiglio dei Ministri con delega al Sud e vicesindaco di Afragola Pina Castiello che durante quest’ultimo anno non ha lesinato le sue presenze al fianco degli stati generali del Governo Centrale in passerelle politiche che come tema, quasi sempre, presentavano l’insegnamento della legalità ai caivanesi, brutti, sporchi e cattivi.

Siccome a nessuno piace prendere lezioni da chi, proprio lezioni non ne può dare, il nostro invito a controllare, dal punto di vista del rispetto delle regole, alcune anomalie che riguardano un immobile di proprietà della Sottosegretaria è stato recepito anche nel comune dove la stessa espleta la carica di vicesindaco.

Da indiscrezioni raccolte in esclusiva da Minformo dal canto suo il Commissario Prefettizio Filippo Dispenza ci fa sapere che si è subito attivato per vederci chiaro in questa vicenda, mettendo in subbuglio il settore dei Tributi, senza immaginare che dovrebbe mettere sottosopra anche il settore tecnico urbanistica e tra poco spiegherò il perché.

Di tutta questa storia si è occupata anche l’opposizione consiliare del Comune di Afragola che, come si legge dal profilo social del Consigliere Gennaro Giustino, nell’ultima conferenza dei capigruppo ha chiesto al Presidente del Consiglio comunale di Afragola Biagio Castaldo di mettere agli atti l’invito a fornire deduzioni, nel prossimo Consiglio Comunale utile, inerenti i presunti abusi edilizi ed evasione dei tributi legati al ranch di vie Cinquevie da inoltrare alla loro vicesindaca.

Il Consigliere Giustino nel suo post su Facebook scrive: “A scoperchiare il pentolone è la testata “Minformo” che in due articoli pubblicati sul web tira fuori storie di abusi edilizi nella dimora di Pina Castiello a Caivano, tasse evase, procedure burocratiche insabbiate e tanto altro. Incluso i condoni che quella villa di lusso, ex casa colonica, ha usufruito. Eppure, basterrebe utilizzare le aerofotogrammetrie e confrontare lo stato dell’arte alla data di chiusura dell’ultimo condono con quelle successive per capire cosa c’era, cosa e quando è stato realizzato e condonato. Verifica semplice e certa. Questa, però, è un’altra storia.

E sempre nel nome della verità e della legalità ho accolto l’invito del Consigliere Gennaro Giustino ed ho effettuato una ricerca su Google Earth e considerando che con il decreto legge 269 del 2003, successivamente convertito in legge, ha introdotto norme sulla sanatoria degli abusi edilizi e che in attuazione dell’articolo 32 del citato decreto-legge, la regione Campania ha adottato la legge regionale n.10 del 2004, peraltro dichiarata parzialmente illegittima dalla Corte costituzionale con sentenza n. 49 del 2006, ci siamo fatti un giro a ritroso negli anni attraverso lo strumento che ci mette a disposizione l’azienda californiana e abbiamo scoperto che fino al 2003 in quell’area dove oggi sorge una vera e propria reggia con piscina non esisteva nulla.

 

Quindi, il ragionamento è, in una eventuale assenza di permessi di costruire come è stato possibile sanare nel 2003 un manufatto abusivo inesistente? Poi se vogliamo considerare che la legge è stata recepita dalla Regione Campania solo nel 2004, scopriamo che in quella data si scorge solo la costruzione di una casa che ad occhio nudo presenta la metà delle cubature attualmente insistenti su quel terreno e quindi, laddove tale presunto manufatto abusivo sia stato condonato nel 2004, in tempo per il recepimento della legge regionale, quanto meno i sottotetti e la piscina che compaiono solo nel 2007 risulterebbero essere privi di condono sicuramente, perché abbondantemente oltre la data ultima per effettuare eventuale sanatoria.

 

Sarebbe bello scoprire cosa è successo durante questi ultimi 11 anni, sarebbe bello scoprire i nomi dei colpevoli di questo lungo silenzio sulla questione, sarebbe bello scoprire se durante questi anni ci fosse stata una copertura da parte della classe dirigente politica ma sarebbe ancora più importante scoprire il perché gli attuali soggetti politici caivanesi continuano a trincerarsi in questo lungo, colpevole e connivente silenzio sulle illegittimità che riguardano gli attori che hanno disegnato la nostra comunità alla stregua dei narcotrafficanti colombiani. Ma un sussulto di dignità da parte di chi tra pochi mesi si accingerà a vendersi per il difensore di tutti i caivanesi quando?

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Il Governo Meloni svuota il “Decreto Caivano”: tagliati 30 milioni di euro

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Il decreto Caivano prevedeva un fondo di 40 milioni di euro destinato a contrastare la dispersione scolastica, dimostrando l’impegno del Governo nella tutela di bambini e ragazzi vulnerabili alla violenza di strada.
Tuttavia, è emerso che nella Legge di Bilancio il fondo è stato ridotto a poco più di 10 milioni di euro.

Il decreto Caivano era il provvedimento simbolo del Governo Meloni per sostenere i giovani che vivono in quartieri difficili e a rischio criminalità, ma è stato ridimensionato dallo stesso esecutivo nella manovra economica. Nonostante il nome, le misure previste non si limitano al solo comune a nord di Napoli, ma mirano, nelle intenzioni del Governo, a colpire la criminalità minorile in tutto il Paese. Tra le novità, l’introduzione di pene più severe per i genitori che non mandano i figli a scuola, con sanzioni che possono arrivare fino a due anni di reclusione.

Uno degli elementi chiave del decreto Caivano è l’introduzione del Daspo urbano per i minorenni dai 14 anni in su che si siano resi responsabili di episodi di violenza. Questa misura, che vieta l’accesso a determinate aree cittadine, ha visto un’estensione della sua durata massima a due anni, rispetto al limite precedente.

Sul fronte della giustizia minorile, il decreto modifica le disposizioni relative al carcere preventivo, riducendo da nove a sei anni la soglia per l’applicazione della custodia cautelare per i minori. Inoltre, vengono previste sanzioni più severe per gli adolescenti di almeno 14 anni trovati in possesso di droga o armi, con l’obiettivo di rafforzare il contrasto alle attività criminali tra i giovani.

Per i minorenni colpevoli di reati che prevedono una pena massima di cinque anni, il decreto Caivano introduce un percorso di definizione anticipata della pena, che prevede l’impegno in lavori socialmente utili o attività benefiche a titolo gratuito. Questa misura è nota come “messa alla prova”. La sua attivazione è disposta dal Pubblico Ministero, in accordo con i genitori e con il parere dei servizi minorili, per una durata variabile tra uno e sei mesi.

Tagli che risultano in netto contrasto non solo con le promesse fatte in occasione del decreto Caivano, ispirato al Comune teatro di una violenza sessuale su due cugine minorenni, ma anche con le drammatiche cronache di questi giorni.
“Una scelta che rivela la volontà del Governo di azzerare gli investimenti nell’istruzione e di considerare il Sud un peso”, affermano Irene Manzi e Marco Sarracino del Pd. “L’ennesimo omicidio dimostra invece l’urgenza di un piano straordinario per l’assunzione di più assistenti sociali e insegnanti”, sottolinea Sandro Ruotolo della segreteria Pd.

Il centrodestra, invece, contrattacca accusando i dem: “Il finto buonismo della sinistra, che governa Napoli e la Campania, è uno dei fattori che ha contribuito a questa deriva”, afferma Severino Nappi, capogruppo della Lega in Campania. Fratelli d’Italia continua a lodare il decreto Caivano: “Con questa iniziativa abbiamo gettato le basi per recuperare tanti ragazzi”, sostiene il senatore Sergio Rastrelli.

Tuttavia, nella legge di bilancio, gran parte delle risorse previste dal decreto sono state ridotte.

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