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CAIVANO, ancora fango su Monopoli per la questione Politiche Sociali

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CAIVANO – Oramai il bersaglio è chiaro e il metodo ancor di più. Tutte le parti in causa, ovvero tutti gli interpreti che hanno creato una ben rodata macchina del fango hanno deciso che al minimo sussulto si devono caricare le catapulte di argilla e far scattare le molle all’indirizzo del primo cittadino caivanese. Questo è quello che è successo nella giornata di ieri con la notizia della missiva riservata indirizzata al sindaco di Caivano e al segretario generale da parte dell’ANAC. Nella missiva è stato intimato all’amministrazione caivanese di aprire un procedimento disciplinare nei confronti della Dott. Damiano dirigente del settore Politiche sociali, poiché la stessa responsabile non avrebbe comunicato che la figlia, risultasse essere legata da rapporti di lavoro con le cooperative che, puntualmente, riuscivano ad aggiudicarsi appalti per la gestione di servizi nell’Ambito, quando ella stessa faceva parte delle commissioni aggiudicatarie.

Alcuni organi di stampa prezzolata molto vicini alle idee dei consiglieri dissidenti di Forza Italia di Caivano, non hanno perso tempo a diramare la notizia arricchendola anche di qualche riflessione, del tutto sballata, al solo scopo di deturpare l’immagine di un sindaco che ha l’unica colpa di non essersi piegato al “ricatto politico” dei consiglieri azzurri di Caivano. Ma andiamo per gradi, prima di tutto la missiva era riservata. Allora come è stato possibile che un documento segreto e riservato venga dato in mano alla stampa? A tal riguardo, da indiscrezioni raccolte da Minformo, pare che il sindaco Monopoli sia intenzionato a sporgere un esposto all’ANAC e alla Procura della Repubblica denunciando proprio la fuga di notizie secretate. Inoltre c’è da aggiungere che i fatti denunciati dall’ANAC risalgono all’anno 2013, e su questo bisogna fare alcune riflessioni, il provvedimento scattato nei confronti della dirigente caivanese sono riferiti agli art. 9 e 10 del codice comportamentale dell’ANAC recepito dal Comune di Caivano con una delibera di giunta nel Dicembre 2013, mentre i fatti di cui è accusata la Damiano risalgono al Novembre 2013 un mese prima della ricezione del codice comportamentale dettato dall’ANAC e in qualunque caso si sta parlando di un periodo nel quale Simone Monopoli non era sindaco e di conseguenza sono fatti questi, dei quali sarebbe logico che il primo cittadino caivanese non fosse stato a conoscenza quando le ha decretato la responsabilità alle politiche sociali. In qualsiasi caso, comunque bisogna essere garantisti e aspettare di conoscere anche le controdeduzioni della dirigente e in caso contrario, il primo cittadino di Caivano sarebbe stato meritevole di critiche laddove si fosse configurato un reato e il sindaco non avesse sollevato la responsabile dal proprio incarico. Fermo restando che da quando si è insediato, il sindaco Monopoli ha rispettato perfettamente la rotazione dei dirigenti, proprio come esige l’ANAC e la Damiano non è risultata indenne da questa rotazione.

C’è da dire inoltre che chi oggi denuncia l’inadeguatezza e la sprovvedutezza del sindaco, all’epoca dei fatti ricopriva lo stesso ruolo che ricopre oggi e stiamo parlando del consigliere Gaetano Ponticelli, uno dei dissidenti di oggi, che sotto la consiliatura Falco aveva proprio il compito di controllo anche nelle Politiche Sociali e da voci di corridoio pare che alcuni parenti di alcuni dissidenti lavoravano proprio in alcune cooperative assegnatarie di appalti, proprio quando la Dott.ssa Damiano era responsabile delle Politiche Sociali e membro delle commissioni. Allora la riflessione giusta è: Non si può essere giustizialisti a fasi alterne, se si è consigliere della legalità non lo si diventa col tempo a seconda della scomodità di un sindaco. La legalità è un valore intrinseco alle persone, o si è dediti alla legalità sempre o al contrario è solo strumentalizzazione.

Per quanto riguarda l’intimazione fatta al sindaco Monopoli di aprire un procedimento disciplinare nei confronti della dirigente, anche qui credo che ne vedremo delle belle. Non pensate che laddove, dal provvedimento disciplinare, si registrasse un nulla di fatto, si azionerebbe di nuovo la macchina del fango nei confronti del primo cittadino? Eppure Monopoli a più riprese ha cercato di spiegare quanto, nel tempo, siano state vane le sue richieste di provvedimenti disciplinari che doveva attuare l’ufficio affari legali e come sia contorta la legge sotto questo punto di vista che mette, in questo caso, due dirigenti, colleghi da una vita, uno contro l’altro su segnalazione di un sindaco che al massimo può durare cinque anni se non riconfermato.

Il dato curioso è che l’articolo riportante la notizia della missiva sia stato diramato per primo dalla testata giornalistica il cui editore è sempre quel “famoso” consigliere afragolese Gennaro Giustino, amico del consigliere Ponticelli che esprime nella giunta afragolese un assessore alle Politiche sociali. Un caso? Questo, ovviamente noi non possiamo saperlo e né tanto meno possono essere stati i nomi sopra citati a essere stati per primi a conoscenza della notizia, visto che la missiva è stata indirizzata ai segretari generali e ai sindaci dei comuni interessati. Ma se la fuga fosse partita proprio da Afragola, rafforzerebbe ancor di più la tesi dell’asse Caivano-Afragola del quale, negli ultimi giorni, tutti ne parlano insistentemente.

Insomma di una cosa siamo certi, dietro a quella parvenza di legalità tanto decantata da tutti, in realtà c’è un solo problema che si chiama “Politiche Sociali” che, guarda caso, a quanto pare il nome della Dott.ssa Damiano sia stato anche il pomo della discordia tra il sindaco Monopoli e il consigliere Ponticelli, precursore e promotore delle richieste dei dissidenti di Forza Italia.

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CAIVANO. La Sottosegretaria Pina Castiello e la sua famiglia raggiunti da avvisi di riscossione coattiva per evasione tributaria.

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CAIVANO – Dopo le indiscrezioni nate da queste pagine sul presunto abuso edilizio del Ranch di proprietà della sottosegretaria al Consiglio dei Ministri Pina Castiello e dei suoi fratelli, e della totale assenza di iscrizione a ruolo nel registro dei Tributi dal punto di vista IMU e Tari, grande lavoro di controllo è stato fatto dal settore Finanze e Tributi, compulsato anche dal Commissario prefettizio Filippo Dispenza.

Avviati, ovviamente, opportuni controlli a 360° sull’intera popolazione, l’attuale Amministrazione prefettizia è venuta a conoscenza che l’intero importo di evasione tributaria a Caivano ammonta a circa sei milioni di euro. Un gruzzoletto che, se tutti i cittadini caivanesi pagassero regolarmente i tributi, darebbe enormi vantaggi economici alla comunità, nonché anche disponibilità di cassa per lavori di manutenzione ordinaria e straordianaria.

I controlli effettuati, così come per legge, hanno riguardato gli ultimi cinque anni per quanto riguarda l’evasione IMU e TARI e gli ultimi due anni per quanto riguarda il servizio di fornitura idrica.

Da indiscrezioni raccolte in esclusiva da Minformo, di questi circa sei milioni di euro di tributi evasi, si registrano gli avvisi di riscossione coattiva di un importo di circa € 5.500 cad. per un importo complessivo che riguardarebbero le proprietà terriere e immobiliari di via quattrovie e cinquevie, di circa 22mila euro indirizzati alla famiglia Castiello, nelle persone di Pina – l’attuale sottosegretaria di Governo – e gli altri tre fratelli.

Adesso, quanto di buono fatto dal settore Tributi ci aspettiamo lo stesso dal settore Urbanistica e che quanto prima si renda edotta la comunità sulla vera natura di quel villone con piscina.

Da caivanese propongo che questa sia l’unica storia che la sottosegretaria Pina Castiello possa permettersi di raccontare, la prossima volta, in un qualsiasi convegno che affronti il tema della legalità che si organizza a Caivano.

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Caso ranch di Pina Castiello. Nel 2003 ultima data utile per il condono, in quell’area non esisteva nulla.

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CAIVANO – I miei ultimi due editoriali sui controlli e la legalità applicati e sbandierati a senso unico alternato, considerando il fatto che a parlare di legalità sul territorio ci sono stati alcuni organi istituzionali che per quanto riguarda alcuni aspetti personali questo grande valore umano se lo sono dimenticati.

Sto parlando della inchiesta (leggi qui e qui) partita da queste pagine e che riguardano la Sottosegretaria al Consiglio dei Ministri con delega al Sud e vicesindaco di Afragola Pina Castiello che durante quest’ultimo anno non ha lesinato le sue presenze al fianco degli stati generali del Governo Centrale in passerelle politiche che come tema, quasi sempre, presentavano l’insegnamento della legalità ai caivanesi, brutti, sporchi e cattivi.

Siccome a nessuno piace prendere lezioni da chi, proprio lezioni non ne può dare, il nostro invito a controllare, dal punto di vista del rispetto delle regole, alcune anomalie che riguardano un immobile di proprietà della Sottosegretaria è stato recepito anche nel comune dove la stessa espleta la carica di vicesindaco.

Da indiscrezioni raccolte in esclusiva da Minformo dal canto suo il Commissario Prefettizio Filippo Dispenza ci fa sapere che si è subito attivato per vederci chiaro in questa vicenda, mettendo in subbuglio il settore dei Tributi, senza immaginare che dovrebbe mettere sottosopra anche il settore tecnico urbanistica e tra poco spiegherò il perché.

Di tutta questa storia si è occupata anche l’opposizione consiliare del Comune di Afragola che, come si legge dal profilo social del Consigliere Gennaro Giustino, nell’ultima conferenza dei capigruppo ha chiesto al Presidente del Consiglio comunale di Afragola Biagio Castaldo di mettere agli atti l’invito a fornire deduzioni, nel prossimo Consiglio Comunale utile, inerenti i presunti abusi edilizi ed evasione dei tributi legati al ranch di vie Cinquevie da inoltrare alla loro vicesindaca.

Il Consigliere Giustino nel suo post su Facebook scrive: “A scoperchiare il pentolone è la testata “Minformo” che in due articoli pubblicati sul web tira fuori storie di abusi edilizi nella dimora di Pina Castiello a Caivano, tasse evase, procedure burocratiche insabbiate e tanto altro. Incluso i condoni che quella villa di lusso, ex casa colonica, ha usufruito. Eppure, basterrebe utilizzare le aerofotogrammetrie e confrontare lo stato dell’arte alla data di chiusura dell’ultimo condono con quelle successive per capire cosa c’era, cosa e quando è stato realizzato e condonato. Verifica semplice e certa. Questa, però, è un’altra storia.

E sempre nel nome della verità e della legalità ho accolto l’invito del Consigliere Gennaro Giustino ed ho effettuato una ricerca su Google Earth e considerando che con il decreto legge 269 del 2003, successivamente convertito in legge, ha introdotto norme sulla sanatoria degli abusi edilizi e che in attuazione dell’articolo 32 del citato decreto-legge, la regione Campania ha adottato la legge regionale n.10 del 2004, peraltro dichiarata parzialmente illegittima dalla Corte costituzionale con sentenza n. 49 del 2006, ci siamo fatti un giro a ritroso negli anni attraverso lo strumento che ci mette a disposizione l’azienda californiana e abbiamo scoperto che fino al 2003 in quell’area dove oggi sorge una vera e propria reggia con piscina non esisteva nulla.

 

Quindi, il ragionamento è, in una eventuale assenza di permessi di costruire come è stato possibile sanare nel 2003 un manufatto abusivo inesistente? Poi se vogliamo considerare che la legge è stata recepita dalla Regione Campania solo nel 2004, scopriamo che in quella data si scorge solo la costruzione di una casa che ad occhio nudo presenta la metà delle cubature attualmente insistenti su quel terreno e quindi, laddove tale presunto manufatto abusivo sia stato condonato nel 2004, in tempo per il recepimento della legge regionale, quanto meno i sottotetti e la piscina che compaiono solo nel 2007 risulterebbero essere privi di condono sicuramente, perché abbondantemente oltre la data ultima per effettuare eventuale sanatoria.

 

Sarebbe bello scoprire cosa è successo durante questi ultimi 11 anni, sarebbe bello scoprire i nomi dei colpevoli di questo lungo silenzio sulla questione, sarebbe bello scoprire se durante questi anni ci fosse stata una copertura da parte della classe dirigente politica ma sarebbe ancora più importante scoprire il perché gli attuali soggetti politici caivanesi continuano a trincerarsi in questo lungo, colpevole e connivente silenzio sulle illegittimità che riguardano gli attori che hanno disegnato la nostra comunità alla stregua dei narcotrafficanti colombiani. Ma un sussulto di dignità da parte di chi tra pochi mesi si accingerà a vendersi per il difensore di tutti i caivanesi quando?

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Il Governo Meloni svuota il “Decreto Caivano”: tagliati 30 milioni di euro

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Il decreto Caivano prevedeva un fondo di 40 milioni di euro destinato a contrastare la dispersione scolastica, dimostrando l’impegno del Governo nella tutela di bambini e ragazzi vulnerabili alla violenza di strada.
Tuttavia, è emerso che nella Legge di Bilancio il fondo è stato ridotto a poco più di 10 milioni di euro.

Il decreto Caivano era il provvedimento simbolo del Governo Meloni per sostenere i giovani che vivono in quartieri difficili e a rischio criminalità, ma è stato ridimensionato dallo stesso esecutivo nella manovra economica. Nonostante il nome, le misure previste non si limitano al solo comune a nord di Napoli, ma mirano, nelle intenzioni del Governo, a colpire la criminalità minorile in tutto il Paese. Tra le novità, l’introduzione di pene più severe per i genitori che non mandano i figli a scuola, con sanzioni che possono arrivare fino a due anni di reclusione.

Uno degli elementi chiave del decreto Caivano è l’introduzione del Daspo urbano per i minorenni dai 14 anni in su che si siano resi responsabili di episodi di violenza. Questa misura, che vieta l’accesso a determinate aree cittadine, ha visto un’estensione della sua durata massima a due anni, rispetto al limite precedente.

Sul fronte della giustizia minorile, il decreto modifica le disposizioni relative al carcere preventivo, riducendo da nove a sei anni la soglia per l’applicazione della custodia cautelare per i minori. Inoltre, vengono previste sanzioni più severe per gli adolescenti di almeno 14 anni trovati in possesso di droga o armi, con l’obiettivo di rafforzare il contrasto alle attività criminali tra i giovani.

Per i minorenni colpevoli di reati che prevedono una pena massima di cinque anni, il decreto Caivano introduce un percorso di definizione anticipata della pena, che prevede l’impegno in lavori socialmente utili o attività benefiche a titolo gratuito. Questa misura è nota come “messa alla prova”. La sua attivazione è disposta dal Pubblico Ministero, in accordo con i genitori e con il parere dei servizi minorili, per una durata variabile tra uno e sei mesi.

Tagli che risultano in netto contrasto non solo con le promesse fatte in occasione del decreto Caivano, ispirato al Comune teatro di una violenza sessuale su due cugine minorenni, ma anche con le drammatiche cronache di questi giorni.
“Una scelta che rivela la volontà del Governo di azzerare gli investimenti nell’istruzione e di considerare il Sud un peso”, affermano Irene Manzi e Marco Sarracino del Pd. “L’ennesimo omicidio dimostra invece l’urgenza di un piano straordinario per l’assunzione di più assistenti sociali e insegnanti”, sottolinea Sandro Ruotolo della segreteria Pd.

Il centrodestra, invece, contrattacca accusando i dem: “Il finto buonismo della sinistra, che governa Napoli e la Campania, è uno dei fattori che ha contribuito a questa deriva”, afferma Severino Nappi, capogruppo della Lega in Campania. Fratelli d’Italia continua a lodare il decreto Caivano: “Con questa iniziativa abbiamo gettato le basi per recuperare tanti ragazzi”, sostiene il senatore Sergio Rastrelli.

Tuttavia, nella legge di bilancio, gran parte delle risorse previste dal decreto sono state ridotte.

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