AFRAGOLA – Giovanni Tuberosa si dimette dal consiglio comunale ad esperienza ormai esaurita pensando di salvare la faccia di fronte ad un percorso zeppo di incoerenze e demagogia. E lo dimostra il fatto che nulla si sa ancora della sua posizione all’Ato rifiuti, ossia dell’incarico che ha ricevuto grazie ad una spartizione in maggioranza qualche mese fa di stampo “I Repubblica” e non certo “rivoluzionaria” visto che a tavolino la coalizione decise di “premiare” negli Ato (rifiuti e idrico) lui, il buon Tuberosa, Nicola Petrellese e Carmine Di Mauro. La poltrona di consigliere si perde tra un anno per chi ha la certezza di una non riconferma. L’incarico all’Ato, invece, durerà ancora per molto. E infatti non arrivano notizie di dimissioni di Tuberosa. Il classico “schifo” a metà verso questa politica. Ma non verso gli incarichi che ha prodotto attraverso un meccanismo che la “rivoluzione” contesta. Come andrà a finire, solo per curiosità, lo sapremo nei prossimi giorni ma il punto non è questo. Tuberosa saluta l’Assise con qualche mese di anticipo senza aver lasciato un segno tangibile nonostante si trattasse di una missione semplice in una valle di lacrime zeppa di mediocrità ed interessi particolari che presto, da indiscrezioni che arrivano da altri ambienti, saliranno pure a galla con colpi di scena clamorosi. Ma è altrettanto giusto ribadire che adesso le colpe del fallimento di Tuccillo non possono ricadere su un giovane inesperto come Tuberosa per quanto abbia sventolato la bandiera di una rivoluzione rivelatasi poi a base di “salsiccia e friarielli”, al netto di eventuali repliche zeppe di offese classiche di chi non ha mai avuto argomenti per giustificare azioni in controtendenza con i proclami sbandierati ai quattro venti e su tutti i tavoli politici di sinistra, di destra, di centrosinistra, di centrodestra, lasciando tutti senza parole e a bocca aperta.
Tuberosa ha passato cinque anni al Municipio “pesando” il ruolo di consigliere comunale sui grandi temi senza infamia e senza lode. Le sue dimissioni passano, comunque, quasi inosservate perché arrivano quando ormai Tuccillo ha messo in cascina la consiliatura; il sindaco arriverà fino alle fine del mandato e gli risparmieranno la sfiducia come lui stesso ha chiesto durante una riunione di maggioranza a quelle forze politiche che, comunque vada, non saranno più al suo sostegno. Ma il “saluto anticipato” di Tuberosa, allo stesso tempo, apre uno squarcio importante; inaugura la stagione della “fuga” dalla nave che sta affondando. E’ vero che Tuccillo arriverà alla fine del mandato solo perché sono i consiglieri a voler salvare le loro poltrone, ma il sindaco ci arriverà peggio di come sta adesso, senza maggioranza politica, coi numeri raccattati in aula grazie alle solite assenze sistematiche di quei consiglieri che per i motivi che ho spiegato prima non vogliono staccare la spina per presentarsi davanti agli elettori col valore aggiunto che arriva dal ruolo che rivestono. Insomma, Tuccillo passerà un anno perdendo ancora consiglieri, perdendo ancora forze politiche, perdendo ancora assessori e potrà solo trincerarsi nel Municipio coi suoi amici forestieri tra giunta e incarichi. Nonostante ciò, il capo dell’esecutivo ha il dovere di ricandidarsi. Dopo 5 anni di governo e di scelte in autonomia, ha il diritto e il dovere di ricandidarsi per essere giudicato dagli afragolesi. Dev’essere giudicato dal popolo sovrano. Il vero banco di prova politico alle prossime elezioni riguarda, al contrario non Tuccillo ma, oltre l’opposizione, i due veri leader di questa maggioranza. Gennaro Giustino di “A viso aperto” e Nicola Perrino dell’Udc. Ecco perché sottolineo e ribadisco che il sindaco si deve ricandidare. E lo deve annunciare adesso senza aspettare le mosse di Giustino e Perrino. Perché in molti sono convinti che senza il sostegno del gruppo di Giustino e del gruppo di Perrino, Tuccillo rischierebbe da solo addirittura di non andare nemmeno al ballottaggio visto che ormai la sua ricandidatura e mal sopportata anche dal Pd e dal gruppo consiliare che si rivede nella leadership di Giovanni Boccellino. Non lo confermeranno mai, ma il gruppo consiliare del Pd impossibilitato ad “uccidere” Tuccillo sta spettando che qualcuno lo faccia assumendosi la responsabilità in modo che i “democrat” debbano solo prenderne atto. Non a caso Boccellino davanti ai taccuini non ha voluto rilasciare dichiarazioni ufficiali sulla cena tra “A viso aperto” e i moderati di opposizione ma a taccuino chiuso a colloquio coi giornalisti la frase gli è scappata: “Ce ne dobbiamo andare a casa oggi, non domani”. A dimostrazione che Tuccillo è sempre più solo; senza Perrino e Giustino rischia veramente un clamoroso ritiro che avrebbe il sapore della beffa e porterebbe allo scoperto i muscoli di un primo cittadino “pompati” a steroidi in questi cinque anni. Ecco perché Tuccillo non fa testo. Il banco di prova resta di Giustino e di Perrino. Ultima chiamata possibile altrimenti saranno considerati “eterni secondi”. Premesso che per i motivi che ho già spiegato a casa non si va in anticipo, i due pilastri della maggioranza cosa vogliono fare da grandi? Anche perché Tuccillo ha confessato, con preghiera di riservatezza, ad alcuni suoi colleghi che sui centristi che ha in maggioranza dovrebbero arrivare due colpi in grado di depotenziarne qualsiasi azione. Colpi da esplodere in pieno autunno. Attenderemo con ansia queste cartucce, se non si tratta di un bluff ovviamente. Ma la valutazione è un’altra in attesa degli eventi: si può mai costruire una coalizione su queste basi? Si può continuare a convivere da “separati in casa” così come annunciato dagli stessi protagonisti di una maggioranza scoppiata, senza presente e senza futuro? Fino a quando questo gioco potrà reggere davanti agli occhi degli elettori costretti a prendere atto non solo di una serie di fallimenti al Municipio ma anche di scandali a ripetizione e soprattutto di alcune inchieste della magistratura che, al di là dell’esito e dell’eventuale epilogo, in un modo o in un altro, dimostrano che più di qualcosa nei settori al Municipio non ha funzionato come doveva funzionare in questi ultimi due anni su tematiche spinose e business imponenti? I topi scappano quando la nave affonda ed è una pratica storica che non ha inizio ad Afragola. Il problema resta di chi politicamente vuole ancora esprimere qualcosa in questa città iniziando un percorso davvero serio ed assumendosi le responsabilità del caso. Altrimenti la città continuerà a passare dalla padella alla brace, senza veri leader se non quelli di cartone e coi muscoli gonfiati da steroidi. La “carta pesta” è acclarato: non produce nulla. Adesso o una generazione di quarantenni decide di mettersi in gioco veramente oppure avrà sancito un clamoroso fallimento.
Settembre è vicino. Ci passa giusto una vacanza. Poi si inizieranno a tirare le somme. E non basterà alzare il vessillo con l’immagine di Enzo Nespoli per giustificare un voto alternativo. Perché Nespoli ha pagato per quello che ha fatto ed è impegnato ancora coi processi. Continuare a demonizzarlo lo si trasformerà solo in vittima. Nespoli non si ricandiderà. Parteciperà alle riunioni politiche ed è un suo diritto. Almeno i cittadini che voteranno quella coalizione lo faranno in scienza e coscienza. Quindi, il “revival” anti Nespoli inizia ad essere di cattivo gusto e dimostra una mediocrità del dibattito politico che sinceramente una proposta seria per Afragola dovrebbe superare parlando di “idea di città” senza ripetere quello che orami tutti sanno e può servire al massimo a colmare colonne di inchiostro che resterebbero desolatamente vuote. Afragola aspetta una classe dirigente con una “idea città”. Lasciate in pace Nespoli e iniziate a giudicare chi fino ad oggi ed ancora oggi detiene il potere ed ha governato questa sfortunata città trasformando persino la Stazione Tav da un’occasione di sviluppo a barzelletta internazionale.