CAIVANO – Ieri sera alle 19:00, nell’androne della scuola del rione Scotta, come di consueto, si è svolto un consiglio comunale anomalo, un consiglio comunale che i consiglieri “dissidenti” hanno deciso che non “s’adda fare” come i famosi bravi fecero con Don Abbondio ne il romanzo “I Promessi Sposi” di Alessandro Manzoni, intervenendo ad inizio Consiglio e abbandonando l’aula consiliare, seguiti dall’opposizione, facendo così registrare la mancanza di numero legale. E proprio di promessi sposi non si può parlare tra i quattro dissidenti e il primo cittadino, visto che le loro distanze aumentano sempre più, e come Don Rodrigo non voleva il matrimonio di Renzo con Lucia, così i quattro consiglieri forzisti, pare, non vogliano mediare o quanto meno limare le proprie richieste che, come ha ribadito dal sindaco Monopoli ieri sera a mezzo Facebook, sono quelle di un Super Assessore in giunta a cui il sindaco dovrebbe affidare tutte le deleghe tecniche più la decisione di alcuni settori di vitale importanza per la vita dell’ente comunale. Ricordiamo ai nostri cittadini che il ruolo del consigliere è quello di controllo e legislazione, il consigliere non ha affatto il potere di delegare o decretare, ma nell’arco degli anni si è avuto, quasi sempre, il buon senso di raccogliere, dai consiglieri o dai partiti, il suggerimento su chi dovesse meritare o meno una delega da assessore.
In virtù della legislazione c’è da specificare che i consiglieri dissidenti si sono presi la responsabilità, con il loro tatticismo e la loro voglia di rivalsa, di procastinare temi molto importanti per il bene pubblico, al contrario di quanto asseriscono attraverso i loro documenti scritti. Ieri nel Consiglio comunale di Caivano c’erano dei punti all’ordine del giorno molto importanti, tra i quali, come ha ribadito anche il sindaco ai nostri microfoni, la decisione sull’emissione delle bollette della TARI, atto questo di vitale importanza che doveva essere deliberato assolutamente, visto che il costo della Buttol srl (azienda che raccoglie i rifiuti ndr) viene coperto proprio dall’incasso della TARI.
All’opinione pubblica passa un solo messaggio, al di là di ciò che scrive quella parte di stampa che ha fatto del fango la propria linea editoriale e che pensa di guadagnarsi visibilità solo perché crede che l’epoca dei gladiatori non sia mai terminata, che è quello che i consiglieri “dissidenti” hanno scambiato l’Assise pubblica in un campo di battaglia, questi non conoscono neanche lontanamente cosa significhi fare “Politica” nel significato nobile della parola stessa, questi continuano ad andare avanti e a sfruttare la macchina politica con l’idea del “do ut des”, e del “ricatto” politico ed ieri lo hanno dimostrato, ottenendo anche il fianco di quell’opposizione scialba che, restando nel termine nobile della politica, non è mai stata né costruttiva, né collaborativa ma sempre opportunista, capitanata da un giovane rampante privo di contenuti che si presta al fango di quella parte di cittadinanza e di stampa per elevare il proprio status sociale e da un politico come Luigi Sirico che oltre il suo essere una brava persona, nulla ha dato né a Caivano, né ad Afragola dove svolge il ruolo di assessore ai Lavori pubblici.
Oltre il non fare poilitica nell’uso che se ne dovrebbe fare, ovvero prestare le proprie capacità e competenze al servizio della collettività, mancanza quest’ultima ampiamente dimostrata dal black out scaturito ieri sera, i quattro dissidenti continuano a mancare di coerenza, infatti come tutti ricorderanno, quando noi di Minformo abbiamo cominciato a parlare di screzi e di “ricatto” politico al sindaco del famoso duo Ponticelli-Buonfiglio o ancor prima quando abbiamo addirittura illustrato la genesi del dissidio, quando Ponticelli cercava numeri, anche attraverso la minoranza, per poter tenere il sindaco in pugno e spingerlo laddove volesse lui, i quattro consiglieri azzurri, fecero uscire quell’articolo su un quotidiano dove dicevano che con il sindaco non c’erano problemi e che Forza Italia era compatta, salvo poi smentirsi da soli con il famoso documento protocollato dove dichiaravano “appoggio esterno”. Ed è proprio sull’appoggio esterno che i dissidenti perseverano con la loro incoerenza, infatti se ieri si voleva mantenere fede all’appoggio esterno e votare solo quello che, secondo loro, era fatto per il bene pubblico, allora perché non sono rimasti seduti e hanno votato il settimo punto all’ordine del giorno, ossia l’emissione delle bollette della TARI che stavano a significare entrate economiche per le casse comunali e quindi linfa vitale affinché il Comune di Caivano non risultasse moroso nei confronti della ditta Buttol srl? Non è mica questo un punto da votare per il bene pubblico? Allora cosa significa per i “dissidenti” appoggio esterno? Forse vuol dire che cercano appoggio esterno, oltre che dall’opposizione, anche tra la cittadinanza e mandare a casa un sindaco che rimane fedele al suo mandato elettorale, un sindaco che non cede ai ricatti, un sindaco che ha fatto della legalità il proprio modus operandi, chiedendo, attraverso un colloquio diretto con la magistratura, un intervento deciso per spazzare via il malaffare dai settori comunali, sostituendolo con uno più malleabile che consenta loro di fare e decidere della vita del paese in maniera occulta, rimettendo al proprio posto chi finora muoveva i fili dell’ambiente e delle politiche sociali? Se è questo quello che voglio i dissidenti, allora, come suggerito anche dal primo cittadino, non gli resta che una sola strada, quella della sfiducia diretta, raccogliendo le firme e andare dal notaio. Altrimenti, se non si hanno gli attributi di spiegare all’opinione pubblica il valore del loro vigliacco gesto, si rimboccassero le maniche e lavorassero seriamente per il paese, ammesso che abbiano le capacità e le competenze per farlo. Caivano ha già atteso tanto.