Ieri Giggino mi ha minacciato e lo voglio denunciare al mondo intero.
Le cose sono andate così.
Ero con il mio amico Mario, io fumavo tranquillamente la mia solita sigaretta di tabacco da quattro soldi, quello del popolo, quello che se non stai attento ti fumi anche il fusto della pianta intero e te lo rulli in una pagina di “Repubblica”, quando si avvicinò il suddetto uomo, che a dirla tutta sembrava più una scimmia che un rappresentate del genere umano, mi fissò diritto negli occhi e mi disse, “guagliò, tu l’è furnì, io ti apro la capa”.
Su due piedi mi sono pure cagato addosso, non avevo mai subito minacce dirette, nessuno mai aveva osato, seppur lo meritassi per le cose che dico e che scrivo, affrontarmi a viso aperto e diffidarmi in modo tanto deciso dal continuare a denunciare i misfatti della politica.
Poi, però, mi sono tornate in mente le parole di un Senatore in visita a Caivano, uno di quelli tosti, uno di quelli che urla ai gazebo che l’Italia è prossima al fallimento per colpa della troika, che le assicurazioni al sud si arrubbano i soldi e robe simili, che a me fanno salire l’adrenalina a mille e mi convinco ancora di più che la lotta è giusta: “Onestà, onestà, onestà!”.
“L’unica arma che hai” – mi disse – “quando succede un fatto del genere, è di denunciare pubblicamente l’autore del misfatto, facendo nomi e cognomi, in modo che il detrattore si ritrovi con le mani legate, giacchè qualsiasi cosa ti succeda, verrà immediatamente incolpato e imprigionato”.
Cavolo, come era giusto! Un ragionamento cazzuto, filosofico e di alta scuola di logica.
Offrii al losco individuo gli ultimi due tiri dello spinello che stavo fumando, lo fissai attentamente negli occhi per fargli sentire tutto il mio disprezzo, e mi diressi alla vicina stazione dei Carabinieri.
Mi rilasciarono una copia della denuncia che prontamente fotografai e la postai su tutti i social network a cui sono iscritto.
Caro Giggino, adesso mi fai un baffo!
Io mollo, sono solo, sono un semplice cittadino, non un elevato, un fesso che ha creduto a un sogno e che, una volta aperti gli occhi, si è ritrovato nel suo letto da solo, al buio.
Non sono il primo e non sarò l’ultimo.
Giggino, dormi pure sonni tranquilli, non ti denuncio perché non sono un nominato, non conviene a te e nemmeno a me, vediamoci domani per un caffè e torniamo umani.
Morale della favola: quando le oche del campidoglio starnazzano i galli scappano, ma in questo caso i romani perderanno lo stesso la guerra.