Ogn’anno, il due novembre, c’é l’usanza
per i defunti andare al Cimitero.
Ognuno ll’adda fà chesta crianza;
ognuno adda tené chistu penziero…
No scusate, ho sbagliato l’incipit, ricomincio.
Ogn’anno, la seconda domenica di maggio, c’è l’usanza a Caivano di festeggiare la Madonna di Campiglione, patrona di Caivano e nota per i miracoli che compie, una cosa seria se non fosse che nell’evento religioso, perché di quello si tratta, si infiltrano una serie di personaggi di nota “corporatura” politica e giornalistica, così, giusto per darsi un tono e ristabilire un po’ di credibilità persa con eventi disastrosi e disastranti che, regolarmente, devastano il panorama onirico della bella cittadina.
Si, perché, a ogni elezione ci fanno sognare un paese diverso, si sprecano in effetti speciali con la bocca che il miglior rumorista impallidisce davanti ad essi.
Strade pulite, autobus di linea che collegano Caivano con Las Vegas nel caso qualcuno senta il bisogno di un po’ di sollazzo e qualche vincita milionaria, piste ciclabili per raggiungere facilmente le meretrici sulla Sannitica, illuminazione pubblica a costo zero ricavando energia dalle vibrazioni delle auto provocate dalle buche stradali, dando così un senso anche ad esse.
Insomma, non si può dire che gli manchi la fantasia.
Ogni anno, la seconda domenica di Maggio, c’è l’usanza di scatenare l’inferno sui biglietti omaggio per le giostre, come una volta per il pane con la tessera e come allora circolano voci su chi ne detiene il mercato nero, loschi individui che in confronto Lucignolo è un bravo ragazzo con 10 in condotta sulla pagella.
E mentre chi accompagna i caivanesi nel paese dei balocchi, «Un omino più largo che lungo, tenero e untuoso come una palla di burro, con un visino di melarosa, una bocchina che rideva sempre e una voce sottile e carezzevole, come quella d’un gatto che si raccomanda al buon cuore della padrona di casa», mentre canta “Tutti la notte dormono / e io non dormo mai…”, il paese affonda nella spazzatura di anni di magna magna.
Qualcuno ha davvero provato a seminare soldi e, a differenza di Pinocchio, ha raccolto abbondantemente.
L’evento dovrebbe essere popolare e religioso, le luminare un percorso di invito al Santuario, la celebrazione di una preghiera silenziosa e intima alla Madonna, la richiesta supplichevole di una grazia alla Mamma Celeste.
Invece tutto ruota intorno alle giostre, un divertimento sano per quei bambini che tutto l’anno respirano la morte della terra dei fuochi, perché in quel luogo sembrerebbe esserci lo zampino della politica. Allora apriti cielo, giù le mani dai biglietti, non dai bambini come invece ci si dovrebbe indignare. La speculazione è dietro l’angolo, il populismo apre la porta alla più becera strumentalizzazione.
Giù le mani dalla politica, mi verrebbe da dire, giù le mani dalla sacra arte di Platone, Plutarco e di Kant, senza disdegnare quella di Marx naturalmente.
Insomma, a me fa sorridere questa storia dei biglietti omaggio, qualcuno addirittura denuncia alla Procura della Repubblica un qualcosa che non riuscirebbero a provare nemmeno fossero Nero Wolfe o Sherlock Holmes. Il commissario Bassettoni si però, con l’aiuto di Topolino ovviamente.