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Solo la confisca non basta – Che fine fanno i terreni sottratti alla camorra?

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SANTA MARIA LA FOSSA – «Solo la confisca non basta. I beni sottratti alla camorra devono diventare fonte di ricchezza per il territorio».

Queste sono le parole di  Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, presente all’inaugurazione della “Fattoria didattica Integra”, gestita dall’associazione “ATS Terra Verde”, tenutasi lo scorso 4 luglio.

La finalità di “Terra Verde” è quella di attivare un dispositivo territoriale finalizzato a promuovere risposte concrete ai bisogni di natura economica delle famiglie, dei consumatori e dei piccoli produttori e ad al contempo al dar luogo ad un’iniziativa culturale e sociale di promozione di nuovi atteggiamenti e comportamenti sostenibili.

L’ATS attraverso “INTEGRA”, un progetto di rivalutazione territoriale promosso da una cordata di realtà del terzo settore, mira alla riqualificazione economica, sociale e culturale sostenibile del contesto di riferimento costituito da S. Maria la Fossa (CE) dove sono ubicati i beni confiscati alla malavita ottenuti in gestione.

Il complesso, situato in località “Abate”, è stato riqualificato con i fondi della Fondazione con il Sud, rappresentata dal direttore generale Marco Imperiale, e sorge su terreni agricoli confiscati a Paolo Saverio e a Francesco “Cicciariello” Schiavone, entrambi cugini del più noto Francesco “Sandokan”.

l’ingresso del casale in origine

l’ingresso del casale dopo i lavori

 

L’ATS Terra Verde ha ristrutturato parte della masseria e dell’allevamento bufalino, ha avviato la coltivazione del grano e introdotto nuove coltivazioni, come quella della canapa sativa e del topinambur, un tubero con tante proprietà benefiche, impiegato anche nella produzione di energie rinnovabili.

stalla prima dei lavori

la stalla dopo la ristrutturazione

 

 

 

 

 

 

 

prima

dopo

coltivazione della canapa

Ma a distanza di mesi dall’inaugurazione, ricca di buoni propositi e tanta voglia di fare, com’è la situazione attuale?

Alle telecamere di Minformo, presenti alla masseria con la rubrica Green Eye, il presidente di Terra Verde, Ovidio Marzaioli, e la presidentessa della cooperativa agricola Nuova Terra Verde, Rita Rocco, hanno raccontato come è difficile portare avanti 16 ettari di terreno e le tante idee e progetti che ci sono dietro. La gestione comporta tanti costi ed energie, e nel momento in cui si ritrovano soli ad affrontare tutto questo, il perseguimento del loro scopo diventa ancora più dispendioso e lungimirante.

I fondi che hanno ottenuto per la riqualificazione del complesso non sono abbastanza per sostenere la fase più dura e difficile per una start up, quella dell’avviamento, e della messa in atto di tutta la filiera a cui stanno cercando di dar vita.

Nelle loro parole emergeva un pò di sconforto, la paura di non riuscire a portare avanti un lavoro di anni in cui hanno investito davvero molto.

Ma perchè questa sensazione? Perchè continuare a cercare investitori privati e non poter invece tranquillamente contare sul supporto “dovuto”, dalle autorità competenti?

Questo rimane come sempre il solito affascinante mistero delle nostre terre, le terre dei progetti a metà. Le terre dove la voglia di cambiare e migliorare la situazione è di tutti, ma quelli che poi davvero rimangono sono i soliti quattro gatti, ricevono mille strette di mano e complimenti, ma la realtà è che gli altri hanno già girato le spalle e se ne sono andati.

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