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NAPOLI: il Trianon riapre e ricomincia da Nino D’Angelo

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Napoli – Tutto pronto al Trianon Viviani per l’attesa inaugurazione del teatro pubblico di Forcella venerdì 2 dicembre prossimo, alle 21.

Dopo due anni e mezzo di fermo produttivo per una difficile crisi finanziaria – che lo aveva pure portato più volte alla vendita all’asta – e la realizzazione di importanti lavori di adeguamento, riparte quindi la programmazione di questa sala centenaria. Ad aprire la nuova stagione il neodirettore artistico Nino D’Angelo – che così ritorna nello stesso incarico già ricoperto dal 2006 al 2010 – con il nuovo allestimento di Io, senza giacca e cravatta, lo spettacolo di cui è autore e interprete.

I lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria – che hanno visto, tra l’altro, la revisione completa di tutti gli impianti – sono costati circa trecentomila euro e sono stati resi possibili dal contributo della Regione, socio di maggioranza del Trianon. Li ha eseguiti, a tempo di record, in solo tre mesi, la ditta Artec di Roma.

Io, senza giacca e cravatta è un viaggio autobiografico nei ricordi, in una cartolina che fotografa un passato e il suo presente. Racconta di un quartiere di Napoli, San Pietro a Patierno, di un tempo che va dagli anni ‘60 ai nostri giorni, di una realtà che tocca i ricordi, quelli nostalgici, ma anche quelli divertenti che hanno accompagnato un ragazzo che poteva fare il cantante o lo «scarparo» (il quartiere era importante per la produzione di scarpe).

«Una notte, preso dal sentimento del passato – spiega D’Angelo – mi ritrovai nella strada del mio quartiere, San Pietro a Patierno. L’appuntamento era con i ricordi, ma ad aspettarmi trovai la delusione. La casa dove mi vantavo di essere nato non c’era più. Le crepe del tempo l’avevano demolita con tutte le immagini dei miei affetti speciali che, per un attimo, demolirono anche me e la mia memoria».

«Da questo sentimento – continua D’Angelo – nasce la voglia e l’idea di creare questo mio nuovo spettacolo di musica e teatro: sarà la mia voce fuori campo e il concerto nel vico ad accompagnare l’infanzia e l’amicizia eterna; così come il canto accorato che arrivava dalle botteghe degli scarpari sarà il principio della mia passione, la musica».

Lo spettacolo, prodotto da Fox and Friends, vede la partecipazione dei musicisti Mena Casoria, Vittorio Cataldi, Massimo Gargiulo, Francesco Ponzo e degli attori/cantanti Antoine, Milly Ascolese, Salvatore Benitozzi, Mario Ciervo, Rossella De Blasi, Angelo Laurino, Consiglia Loren e Michele Paolella.

Le scene sono di Tiziano Fario, i costumi di Francesca Romana Scudiero, il disegno luci di Massimo Tomasino e le coreografie di Enzo Castaldo.

Dopo la “prima” di venerdì 2 dicembre, Io, senza giacca e cravatta andrà in scena sabato 3, domenica 4 e tutti i giorni da mercoledì 7 a domenica 11: sempre alle 21, tranne la domenica alle 18 e il mercoledì alle 17:30.

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Caivano

CAIVANO. Città assediata. La colpa non è di Maurizio Patriciello ma di chi ha concesso la commistione tra i due ruoli prete e politica.

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CAIVANO – Odio dire “ve l’avevo detto!” ma stavolta nessuno può smentirmi. Sin dal 2013, da quando si è cominciato a raccontare menzogne su Caivano e i suoi rifiuti intombati dalle aziende chimiche del nord che ho cominciato a dire, scrivere e urlare che questo tipo di comunicazione, questo tipo di allarmismo ma soprattutto questo tipo di commistione tra i ruoli, tra chi dovrebbe punire e chi dovrebbe accogliere, tra chi ha competenze e chi non ne ha, avrebbe portato sicuramente ad un corto circuito pesante.

Il Corto Circuito a Caivano si è registrato giovedì scorso quando la Prefettura, insieme alla Procura Napoli Nord, ha deciso di cominciare a sgomberare le famiglie occupanti abusive al Parco Verde.

Attenzione. Il corto circuito non è quello dovuto agli sgomberi, che sia chiaro. Prefettura e Procura insieme alle Forze dell’Ordine hanno fatto un lavoro encomiabile. La legge va rispettata, il ruolo delle due istituzioni è quello di far rispettare le leggi e lo stanno eseguendo egregiamente.

Il corto circuito si è avuto all’indomani degli sgomberi. Quando non si è programmati il futuro e chi poteva, in questo caso, colmare quella lacuna poiché rientra nel proprio ruolo, non è stato in grado di poter espletarlo adeguatamente data proprio la sua commistione con le istituzioni laiche.

Parliamoci chiaro. Chi è stato sgomberato appartiene a famiglie con all’interno del loro nucleo persone che hanno scontato una pena di oltre 7 anni passata ingiudicata o che superano il reddito massimo per poter usufruire di residenza pubblica o che sono stati condannati per Associazione mafiosa. Praticamente. Tutte persone già conosciute alla Magistratura e alle Forze dell’Ordine, e guardando i fatti, e leggendo documenti, le azioni di questi giorni, erano già stati messi sotto la lente di ingrandimento degli organi preposti e nessuno può asserire che non fosse arrivato questo tempo in maniera fisiologica e senza alcuna pressione mediatica.

L’errore matornale, abnorme è stato commesso dal Governo centrale e dalla sua propaganda elettorale prima e mediatica poi.

Addirittura neanche il prete Maurizio Patriciello poteva immaginare prima di oggi, cosa sarebbe accaduto se avesse continuato a raccontare bugie e ad usare il “brand” Parco Verde per gonfiare ancora di più il suo ego e accrescere ancor di più la sua notorietà. E mi spiego.

Premesso che un Governo che si rispetti, in piena continuità amministrativa con quelli che lo hanno preceduto, prima di arrivare ad un’azione repressiva così forte, abbia il dovere di pensare anche a tutelare e a mettere in atto strumenti e mezzi idonei alla reintroduzione nella vita sociale di alcuni elementi ritenuti pericolosi, laddove lo fossero davvero.

E siccome quelle famiglie sono lì da 40 anni, allora ci si domanda: che fretta c’era di fare quest’azione repressiva così in maniera sprovveduta, lasciando 36 famiglie a dormire per strada, senza creare corridoi umanitari, convenzioni con enti di volontariato se non per dare una risposta immediata all’opinione pubblica montata da una stampa feroce e famelica alimentata da personaggi degni del miglior sceneggiatore di serie televisive di crimine?

E mi ridomando: Cosa sarebbe accaduto se Maurizio Patriciello avesse chiamato in privato la Premier Meloni, senza attirare l’attenzione della Stampa Nazionale, e avesse raccontato che all’interno del Bronx – non Parco Verde – ci sono famiglie che già da diversi anni soffrono perché hanno all’interno del loro nucleo minori sfruttati e abusati sessualmente e che questi abusi si consumano periodicamente tra capannone abbandonato alle spalle degli stessi immobili di residenza pubblica, villetta comunale di via Necropoli ed ex campo sportivo “E. Faraone” e non di violenza sessuale avvenuta nel Centro Sportivo Delphinia come raccontato davanti alle telecamere di tutto il mondo?

Sicuramente sarebbe accaduto tutto in maniera diversa. La Premier Meloni, libera da attenzioni e pressioni mediatiche sarebbe stata messa in grado di risolvere un problema di natura sociale e non un’emergenza di violenza giovanile e le differenze sulle soluzioni sono ben diverse perché si sarebbe trattato di lasciar fare il proprio lavoro alla Magistratura – visto che le famiglie avevano già denunciato e c’erano già in atto le indagini – e attuare i mezzi idonei dal punto di vista delle Politiche Sociali per valutare caso per caso i problemi socio-culturali che insistono in tutte le famiglie degli addensamenti di povertà insiti nel Comune gialloverde.

Così come le indagini che riguardavano le ingerenze criminali nel Comune di Caivano. Esse erano già in atto e la Magistratura già stava indagando da tempo come poi dimostrato dai documenti resi pubblici dalla Procura della Repubblica. Quindi anche qui merito dell’unico organo istituzionale indipendente preposto a far rispettare la legge.

Quando si raccontano frottole per attirare l’attenzione dei grandi, si può correre il rischio di diventare potenti, di determinare l’andamento politico, di cominciare a dare risposte politiche sul territorio, creare posti di lavoro per amici e far fittare casa di qualche amica a qualche ente importante che gli assicuri una rendita stabile e duratura, e come diceva Ben Parker lo zio del Peter del film Spiderman: “Da un grande potere derivano grandi responsabilità”.

Ed è qui che si è avuto il corto circuito, perché chi oggi detiene grande potere a Caivano, l’ha ottenuto, in epoca passata basando le sue lotte su una bugia che ha visto fallire cinque aziende agricole sul territorio, oggi per alcune bugie dette sugli abusi sessuali di due ragazzine ma soprattutto l’ha ottenuto perché durante questi 11 anni è stato in grado di mischiare il proprio ruolo a quello delle istituzioni, ha ingerito la politica, andando a colmare i vuoti lasciati da essa e ponendosi a capo di un popolo senza attestare il proprio consenso attraverso una competizione elettorale democratica.

Il quadro che si registra oggi è figlio di questa commistione. Chiesto aiuto in maniera plateale e roboante in un periodo storico molto allettante per la Premier Giorgia Meloni che si apprestava a preparare la campagna elettorale delle elezioni europee, il governo non ha potuto fare altro che mettere in atto alcune azioni decisive, rapide e inutili dal punto di vista del risanamento del territorio ma utilissime dal punto di vista della propaganda. Ovviamente quali sono i mezzi posseduti storicamente dalla destra nazionale? L’uso della forza e della repressione in stile storico littoriano. Ed è naturale che in un’azione di risanamento, come lo intende la destra, doveva essere fatto tutto in fretta, sempre per dare risposta all’opinione pubblica montata da una certa stampa sensazionalistica. Un risanamento degli immobili del Parco Verde con annessi sgomberi utili al ripristino della legalità. Ed è naturale che in questo scenario, logicamente, il messaggio che sarebbe passato è che tutto questo sia avvenuto grazie al prete Maurizio Patriciello che, quando si è trattato di prendersi i meriti in tutte le reti nazionali era in prima fila ad accrescere il proprio consenso che lo vede in giro per l’Italia a raccontare le bugie dette su Caivano, quando si è presentata, invece, l’occasione da prete, di accogliere con un pasto caldo i propri parrocchiani non l’ha potuto fare proprio perché gli sgomberati, dato il messaggio fuorviante del genitore del risanamento che si è dato attraverso la stampa, lo ritengono proprio la causa dei loro mali e oggi lui è costretto a disattendere il proprio ruolo.

Bisogna sempre tenere conto del rispetto dei ruoli. Bisogna avere la consapevolezza che ogni organo, ogni istutuzione, nella nostra società, gioca un ruolo ben predefinito e secondo il mio modesto avviso la confusione tra essi genera confusione e pericolo di sicurezza in società.

A determinare il ruolo delle istituzioni è sempre un pensiero etico, talvolta dettato dalla filosofia. Per le istituzioni laiche il massimo pensiero filosofico è quello della libertà e quest’ultima non potrebbe non derivare dal rispetto delle leggi. Per le istituzioni religiose, nel nostro caso cattolico-cristiane, la più alta forma filosofica è legata al concetto di carità.

Per Tommaso d’Aquino, riferimento della dottrina filosofica della religione cristiana, la fede non è solo atto intellettuale di assenso alla verità di determinate proposizioni. Tale assenso è infatti dovuto principalmente alla carità, che Tommaso ritiene metta i credenti in condizione di credere fermamente quanto Dio abbia rivelato.

Se l’istituzione religiosa si sostituisce a quella laica, credendo di dover proteggere i diritti degli abusati dimenticandosi degli abusatori, come ha tenuto a ribadire qualcuno, si rischia di fare confusione. Un prete non deve giudicare, non deve dividere, non deve classificare ma soprattutto non deve fare differenze. Per il principio di Tommaso d’Aquino se non si pratica la carità verso gli ultimi c’è il rischio che questi oltre la casa perdino anche la fede.

Da qui l’appello può essere rivolto direttamente alla Curia di Aversa e al Vescovo Mons. Angelo Spinillo, dato che la Chiesa di San Paolo Apostolo è interdetta alle 36 famiglie sgomberate con conseguente rifiuto di dare rifugio agli ultimi in netta controtendenza con la dottrina cristiana e dato l’oggettivo pericolo di incolumità del prete Maurizio Patriciello, perché ritenuto da queste famiglie l’artefice dei loro mali, magari si possa pensare di lasciare la chiesa aperta e di sospendere/trasferire pro tempore il prete anticamorra, risolvendo così due problemi in uno dal punto di vista etico, morale e religioso e un altro dal punto di vista laico, logistico ed economico, dato che è giusto proteggere l’incolumità del prete di periferia aumentando la scorta e i controlli sul territorio ma è pur vero anche che questo stato di cose determina un’ulteriore spesa ai danni dei contribuenti che sono costretti a pagare presidi continui a Caivano con il conseguente rischio di restare scoperti in termini di sicurezza su altri territori.

Io credo che un Governo che si rispetti non deve farsi dettare l’agenda poltiica da preti, nani e ballerine. Io credo che il Governo degli italiani debba affrontare i problemi di natura sociale e criminale allo stessso modo su tutto il territorio nazionale e con una buona dose di mezzi preventivi e provvedimenti lungimiranti.

Perché le azioni messe in atto a Caivano, ripeto per delle bugie dette, non vengono applicate al Corvetto di Milano dopo la guerriglia urbana scaturita all’indomani della morte del giovane Ramy Elgaml o a Torino dopo il corteo degli studenti pro Pal dove alcuni manifestanti hanno  bloccato la circolazione sui binari 1 e 2 della stazione, hanno dato alle fiamme un fantoccio di stracci con il volto del ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini e tre maxi foto coi i volti della premier Giorgia Meloni, del ministro della Difesa Guido Crosetto e del ceo di LeonardoRoberto Cingolani. Accompagnando con “Maiale al rogo”, il gentile coro dedicato al ministro leghista, con insulti anche al “serpente Meloni”? E innegabile che anche in queste due periferie ci sia un problema sociale di grave importanza. Inoltre, perché i controlli solo al Parco Verde e non anche agli altri rioni IACP, Salicelle, Rione Speranza, 219 di Brusciano e 167 di Scampia, solo per citarne alcuni simili delle nostre zone?

Perché Caivano deve continuare a subire l’onta di una città assediata da furgoni blindati e militari armati che manco a Bagdad si sono mai visti? Quando la gente di Caivano si stuferà di tutto questo e scenderà in piazza a gridare BASTA CONFUSIONE, OGNUNO FACCIA IL PROPRIO DOVERE SECONDO IL PROPRIO RUOLO? Mi auguro con tutto me stesso che qualcuno, molto presto, riesca a stabilire la normalità nella mia bella città.

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Castellammare di Stabia

Castellammare, all’International Sport Film Festival commozione per il docufilm su Romeo Menti: domani la premiazione

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Emozioni e commozione nella quarta giornata della terza edizione dell’International Sport Film Festival, in programma sino a domani a Castellammare di Stabia (149 pellicole in concorso, 36 in finale).

Dopo i cortometraggi dedicati agli sport acquatici, la serata ha visto protagonista di nuovo il calcio, con due pellicole fuori concorso. Innanzitutto l’intenso docufilm di Roberto Davide Papini, giornalista de “La Nazione”, “Romeo Menti, l’ala granata con il giglio nel cuore”, che in 18 minuti molti intensi ha raccontato le gesta dell’ex calciatore di Fiorentina, Stabia e soprattutto del Grande Torino, celebrato come simbolo di sport e rinascita nell’Italia del dopoguerra. Toccanti le immagini di Superga e i filmati d’epoca.  A seguire la proiezione del corto “Di Padre in figlio”, sull’identità del tifo stabiese, firmato da Vincenzo Greco e con l’interpretazione di Luigi D’Oriano (entrambi presenti ieri) e di Gaetano Amato.

Tra gli ospiti d’onore ed ad animare il dibattito condotto da Tea Scafarto, c’era il presidente della Juve Stabia Andrea Langella, che ha anche ricevuto una targa dall’ISFF. “Sono felice di essere qui, il cinema e lo sport sono un connubio importante per diffondere i valori veri dello sport. E’ stato emozionante – ha detto il presidente – vedere il docufilm che ha sottolineato l’importanza storica di un personaggio come Romeo Menti che da il nome al nostro stadio. In questo senso spero che la sua figura si possa onorare ulteriormente facendo nostra, con un tavolo tecnico in FIGC,  la battaglia sullo scudetto del 1945 insieme agli amici dell’associazione StabiAmore. Contiamo anche di migliorare ulteriormente lo stadio per renderlo ancora più importante. Il progetto Juve Stabia va avanti di pari passo: in campo, con il campionato e con la serie A che è un sogno per i prossimi anni, e fuori con un’organizzazione societaria sempre più solida”.

Sul palco del “Supercinema” anche l’ex direttore sportivo di Napoli, Torino e Juve Stabia Gigi Pavarese. “Ricordare lo straordinario uomo e calciatore che è stato Romeo Menti è doveroso. Menti – ha detto il dirigente –  è stato un eroe del Grande Torino e anche l’ultimo che ha segnato in quella squadra, in quella maledetta amichevole in Portogallo prima del ritorno tragico in aereo di quel maggio del 1949. A Torino lo spirito granata ha origine proprio da questi esempi e dall’atmosfera che si respira al Filadelfia e a Superga”.
Un battuta anche su Torino-Napoli di domenica. “Spero che il Napoli possa vincere, ma non solo questa gara ma anche lo scudetto. Io ci credo. Ovviamente spero che anche il Toro possa riprendersi presto“.

Apprezzato anche l’intervento dell’Assessore al Turismo del Comune di Castellammare Nunzia Acanfora: “Il connubio di sport e arte, in questo caso cinematografica, sono importanti e siamo orgogliosi di avere sul nostro territorio una kermesse come questa. Nella città che ha dato i natali a Ruccello e Viviani oltre a tanti artisti e altrettanti grandi sportivi è un festival che ci inorgoglisce. Oltre a circa 150 spettatori, in sala presenti anche esponenti dell’associazione “Stabiamore”, per Stabia Campione dell’Italia Liberata.

Oggi e domani le ultime due giornate della kermesse: nell’ultima giornata saranno svelati tutti i premiati della terza edizione dell’International Sport Film Festival. che, si ricordi, è ideato e curato dall’Associazione Pragma, coordinata e diretta dal giornalista Nicola D’Auria (Direttore Organizzativo) e dal regista Ciro Sorrentino (Direttore Artistico), ed è realizzato con il contributo della Regione Campania e della Film Commission Regione Campania.

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Castellammare

Sparatoria nel Napoletano, ad usare la pistola ancora un giovanissimo: arrestato 18enne

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Ieri pomeriggio i carabinieri della sezione operativa e radiomobile di Castellammare di Stabia sono intervenuti in via Napoli per un uomo ferito.

Un 36enne era a terra, con una ferita d’arma da fuoco alla gamba destra.

Non in pericolo di vita, la vittima è stata portata in ospedale dove è stata estratta l’ogiva di un proiettile.
L’uomo non ha fornito spiegazioni ai militari. Spunti concreti sono emersi dall’accurata analisi delle immagini di videosorveglianza installate in zona. Seguendo le tracce a ritroso, i carabinieri sono stati in grado di identificare la mano che avrebbe esploso i colpi.
In manette un 18enne stabiese, già noto alle forze dell’ordine. È ora in carcere, in attesa di giudizio.

Sono ancora in corso indagini per chiarire le motivazioni del gesto e la sua matrice

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