Giugliano – Un sodalizio tra la provincia e il capoluogo. Sotto la lente d’ingrandimento il clan Mallardo, attivo sia in Giugliano che nella zona del Vasto a Napoli, e si è estesa all’intera Alleanza di Secondigliano. Sono state studiate le modalità con cui riuscivano ad entrare in società di vario tipo e la capacità di assumere un ruolo di supremazia nei diversi mercati. Un’attività investigativa partita nel 2010 che si è avvalsa anche di intercettazioni ambientali. Gli inquirenti hanno accertato che Francesco Mallardo era il leader assoluto dell’alleanza, perché esponenti del clan Bosti/Contini si riferivano a lui prima di prendere decisioni importanti sia nella sfera familiare, con matrimoni e fidanzamenti tra le due famiglie camorristiche, sia per ottenere il suo benestare per effettuare investimenti di ingenti somme.
Un sodalizio che è divenuto anche parentela stretta, in quanto tre sorella Aieta hanno sposato capi ed esponenti del clan Mallardo, Contini e Bosti. Le investigazioni hanno accertato che tale relazione familiare si traduce in un’alleanza criminale.
Le attività investigative hanno consentito la formulazione di specifiche ipotesi di delitto, quali riciclaggio, esercizio abusivo del credito, violenza privata, illecita concorrenza svolta mediante violenza e minaccia ed intestazione fittizia di beni, accanto alla contestazione della partecipazione associativa.
Misure cautelari personali sono state emesse a carico di Anna Aieta, moglie di Francesco Mallardo e del genero Salvatore Lucente, che sono stati individuati come i veri motori del matrimonio. Inoltre la donna si occupava di esercizio abusivo del credito, mentre il genero si occupava del controllo della distribuzione del pane, nella gestione dei supermercati e di rivendite di fuochi pirotecnici e di caseifici. Attività quest’ultima che serviva per il riciclaggio di provviste di origine illecita e di mimetizzare l’attività di controllo sui diversi settori commerciali.
Una misura cautelare anche Ciro Da Fortis Nadi, in qualità di prestanome di Salvatore Lucente, che ha preso come socio in diverse società.
Le indagini hanno portato al sequestro di quasi due milioni di euro, cifra investita dalla coppia per far perdere le tracce della loro origine illecita dei prodotti finiti sugli scaffali dei supermercati. Tutto ciò ai danni di imprenditori onesti, che non potendo contare sulle iniezioni di liquidità, sono stati svantaggiati nella concorrenza.
Oltre ai due milioni di euro, sono stati sottoposti a sequestro preventivo 22 unità immobiliari, 2 terreni di varia destinazione, 3 auto, 2 motoveicoli e 1 natante, 8 società produttive e commerciali, 74 conti correnti e contratti di credito. Il tutto per il valore complessivo di circa 12 milioni di euro.
L’esecuzione dell’ordinanza cautelare personale e reale è stata emessa dal GIP su richiesta della DDA della Procura di Napoli a carico di esponenti del clan Mallardo e a seguito delle indagini svolte dal GICO della Guardia di Finanza, dalla Dia di Napoli, dalla Squadra Mobile della Questura di Napoli, dal Nucleo Investigativo dei carabinieri di Castello di Cisterna.