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Caserta – Il mercato contadino a km 0 delle “Cerase” fa agriCULTURA

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Ogni quarta domenica del mese, presso la Tenda di Abramo a Caserta, l’affiatato gruppo delle Cerase si incontra in occasione del mercatino biologico che ormai è un appuntamento fisso all’insegna dei prodotti di stagione, della convivialità e dell’informazione.

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Le Cerase è una rete di economia solidale, formata da produttori e co-produttori, e insieme producono cultura. Partendo da un bisogno primario che è il cibo, si preoccupano della salute, dietro ad ogni prodotto ci sono volti, luoghi e storie di un territorio che ci appartiene, cercando sempre di più di riprendere il contatto con la nostra terra.

Il cibo e l’acqua non sono merci, ma la nostra fonte di vita, è necessario oggi, più che mai, preoccuparci che siano prodotti in modo sano per la nostra salute e l’ambiente. Che siano prodotti senza lo sfruttamento dei lavoratori e remunerati al giusto prezzo, per ridare dignità ad un lavoro, e quindi persone, che si preoccupano di custodire e preservare il nostro territorio.

Si occupano quindi di SOVRANITA’ ALIMENTARE, come diritto dei popoli ad alimenti nutritivi e culturalmente adeguati, accessibili, prodotti in forma sostenibile ed ecologica, ed anche il diritto di poter decidere il proprio sistema alimentare e produttivo.

Esiste un numero imprecisato di persone che praticona un’agricoltura di piccola scala,         un ‘agricoltura quasi invisibile per i grandi numeri dell’economia, ma irrinunciabile per mantenere fertile e curatala terra, per conservare ricca la diversità dei paesaggi, piante e animali, per mantenere vivi i saperi, le tecniche, i produttori locali e lasciare che le colline e le montagne siano ancora popolate.

Un’agricoltura quindi che rischia di scomparire sotto il peso delle documentazioni imposte per lavorare, nonchè di regole tributarie, sanitarie e igieniche gravose del tutto inadeguate e slegate dal mondo contadino

Il gruppo delle Cerase quindi è in prima linea per ottenere la rimozione degli impedimenti burocratici e dei pesi fiscali che ostacolano il lavoro dei contadini e minacciano la loro stessa permanenza sulla Madre Terra.

Importante è il loro metodo di Garanzia Partecipata, dove i prodotti del loro circuito godono della genuinità di un sistema di certificazione dal basso. Garantito dagli stessi beneficiari, fondato sulla partecipazione e relazione. OLTRE IL BIO CI SONO IO

Uno dei loro obbiettivi è quello di creare momenti di socializzazione, infatti da venerdì 16 alle 20 e 30, sempre alla tenda di abramo, sarà possibile fare la spesa e trovare quindi un luogo di condivisione e di scambio.

Un luogo conviviale, dove poter stare in compagnia e avere la possibilità di degustare cibi dei produttori e non solo, promuovere un modo di stare insieme dove si fa agriCULTURA, perchè anche la testa a fame.

 

 

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Caivano

CAIVANO. Città assediata. La colpa non è di Maurizio Patriciello ma di chi ha concesso la commistione tra i due ruoli prete e politica.

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CAIVANO – Odio dire “ve l’avevo detto!” ma stavolta nessuno può smentirmi. Sin dal 2013, da quando si è cominciato a raccontare menzogne su Caivano e i suoi rifiuti intombati dalle aziende chimiche del nord che ho cominciato a dire, scrivere e urlare che questo tipo di comunicazione, questo tipo di allarmismo ma soprattutto questo tipo di commistione tra i ruoli, tra chi dovrebbe punire e chi dovrebbe accogliere, tra chi ha competenze e chi non ne ha, avrebbe portato sicuramente ad un corto circuito pesante.

Il Corto Circuito a Caivano si è registrato giovedì scorso quando la Prefettura, insieme alla Procura Napoli Nord, ha deciso di cominciare a sgomberare le famiglie occupanti abusive al Parco Verde.

Attenzione. Il corto circuito non è quello dovuto agli sgomberi, che sia chiaro. Prefettura e Procura insieme alle Forze dell’Ordine hanno fatto un lavoro encomiabile. La legge va rispettata, il ruolo delle due istituzioni è quello di far rispettare le leggi e lo stanno eseguendo egregiamente.

Il corto circuito si è avuto all’indomani degli sgomberi. Quando non si è programmati il futuro e chi poteva, in questo caso, colmare quella lacuna poiché rientra nel proprio ruolo, non è stato in grado di poter espletarlo adeguatamente data proprio la sua commistione con le istituzioni laiche.

Parliamoci chiaro. Chi è stato sgomberato appartiene a famiglie con all’interno del loro nucleo persone che hanno scontato una pena di oltre 7 anni passata ingiudicata o che superano il reddito massimo per poter usufruire di residenza pubblica o che sono stati condannati per Associazione mafiosa. Praticamente. Tutte persone già conosciute alla Magistratura e alle Forze dell’Ordine, e guardando i fatti, e leggendo documenti, le azioni di questi giorni, erano già stati messi sotto la lente di ingrandimento degli organi preposti e nessuno può asserire che non fosse arrivato questo tempo in maniera fisiologica e senza alcuna pressione mediatica.

L’errore matornale, abnorme è stato commesso dal Governo centrale e dalla sua propaganda elettorale prima e mediatica poi.

Addirittura neanche il prete Maurizio Patriciello poteva immaginare prima di oggi, cosa sarebbe accaduto se avesse continuato a raccontare bugie e ad usare il “brand” Parco Verde per gonfiare ancora di più il suo ego e accrescere ancor di più la sua notorietà. E mi spiego.

Premesso che un Governo che si rispetti, in piena continuità amministrativa con quelli che lo hanno preceduto, prima di arrivare ad un’azione repressiva così forte, abbia il dovere di pensare anche a tutelare e a mettere in atto strumenti e mezzi idonei alla reintroduzione nella vita sociale di alcuni elementi ritenuti pericolosi, laddove lo fossero davvero.

E siccome quelle famiglie sono lì da 40 anni, allora ci si domanda: che fretta c’era di fare quest’azione repressiva così in maniera sprovveduta, lasciando 36 famiglie a dormire per strada, senza creare corridoi umanitari, convenzioni con enti di volontariato se non per dare una risposta immediata all’opinione pubblica montata da una stampa feroce e famelica alimentata da personaggi degni del miglior sceneggiatore di serie televisive di crimine?

E mi ridomando: Cosa sarebbe accaduto se Maurizio Patriciello avesse chiamato in privato la Premier Meloni, senza attirare l’attenzione della Stampa Nazionale, e avesse raccontato che all’interno del Bronx – non Parco Verde – ci sono famiglie che già da diversi anni soffrono perché hanno all’interno del loro nucleo minori sfruttati e abusati sessualmente e che questi abusi si consumano periodicamente tra capannone abbandonato alle spalle degli stessi immobili di residenza pubblica, villetta comunale di via Necropoli ed ex campo sportivo “E. Faraone” e non di violenza sessuale avvenuta nel Centro Sportivo Delphinia come raccontato davanti alle telecamere di tutto il mondo?

Sicuramente sarebbe accaduto tutto in maniera diversa. La Premier Meloni, libera da attenzioni e pressioni mediatiche sarebbe stata messa in grado di risolvere un problema di natura sociale e non un’emergenza di violenza giovanile e le differenze sulle soluzioni sono ben diverse perché si sarebbe trattato di lasciar fare il proprio lavoro alla Magistratura – visto che le famiglie avevano già denunciato e c’erano già in atto le indagini – e attuare i mezzi idonei dal punto di vista delle Politiche Sociali per valutare caso per caso i problemi socio-culturali che insistono in tutte le famiglie degli addensamenti di povertà insiti nel Comune gialloverde.

Così come le indagini che riguardavano le ingerenze criminali nel Comune di Caivano. Esse erano già in atto e la Magistratura già stava indagando da tempo come poi dimostrato dai documenti resi pubblici dalla Procura della Repubblica. Quindi anche qui merito dell’unico organo istituzionale indipendente preposto a far rispettare la legge.

Quando si raccontano frottole per attirare l’attenzione dei grandi, si può correre il rischio di diventare potenti, di determinare l’andamento politico, di cominciare a dare risposte politiche sul territorio, creare posti di lavoro per amici e far fittare casa di qualche amica a qualche ente importante che gli assicuri una rendita stabile e duratura, e come diceva Ben Parker lo zio del Peter del film Spiderman: “Da un grande potere derivano grandi responsabilità”.

Ed è qui che si è avuto il corto circuito, perché chi oggi detiene grande potere a Caivano, l’ha ottenuto, in epoca passata basando le sue lotte su una bugia che ha visto fallire cinque aziende agricole sul territorio, oggi per alcune bugie dette sugli abusi sessuali di due ragazzine ma soprattutto l’ha ottenuto perché durante questi 11 anni è stato in grado di mischiare il proprio ruolo a quello delle istituzioni, ha ingerito la politica, andando a colmare i vuoti lasciati da essa e ponendosi a capo di un popolo senza attestare il proprio consenso attraverso una competizione elettorale democratica.

Il quadro che si registra oggi è figlio di questa commistione. Chiesto aiuto in maniera plateale e roboante in un periodo storico molto allettante per la Premier Giorgia Meloni che si apprestava a preparare la campagna elettorale delle elezioni europee, il governo non ha potuto fare altro che mettere in atto alcune azioni decisive, rapide e inutili dal punto di vista del risanamento del territorio ma utilissime dal punto di vista della propaganda. Ovviamente quali sono i mezzi posseduti storicamente dalla destra nazionale? L’uso della forza e della repressione in stile storico littoriano. Ed è naturale che in un’azione di risanamento, come lo intende la destra, doveva essere fatto tutto in fretta, sempre per dare risposta all’opinione pubblica montata da una certa stampa sensazionalistica. Un risanamento degli immobili del Parco Verde con annessi sgomberi utili al ripristino della legalità. Ed è naturale che in questo scenario, logicamente, il messaggio che sarebbe passato è che tutto questo sia avvenuto grazie al prete Maurizio Patriciello che, quando si è trattato di prendersi i meriti in tutte le reti nazionali era in prima fila ad accrescere il proprio consenso che lo vede in giro per l’Italia a raccontare le bugie dette su Caivano, quando si è presentata, invece, l’occasione da prete, di accogliere con un pasto caldo i propri parrocchiani non l’ha potuto fare proprio perché gli sgomberati, dato il messaggio fuorviante del genitore del risanamento che si è dato attraverso la stampa, lo ritengono proprio la causa dei loro mali e oggi lui è costretto a disattendere il proprio ruolo.

Bisogna sempre tenere conto del rispetto dei ruoli. Bisogna avere la consapevolezza che ogni organo, ogni istutuzione, nella nostra società, gioca un ruolo ben predefinito e secondo il mio modesto avviso la confusione tra essi genera confusione e pericolo di sicurezza in società.

A determinare il ruolo delle istituzioni è sempre un pensiero etico, talvolta dettato dalla filosofia. Per le istituzioni laiche il massimo pensiero filosofico è quello della libertà e quest’ultima non potrebbe non derivare dal rispetto delle leggi. Per le istituzioni religiose, nel nostro caso cattolico-cristiane, la più alta forma filosofica è legata al concetto di carità.

Per Tommaso d’Aquino, riferimento della dottrina filosofica della religione cristiana, la fede non è solo atto intellettuale di assenso alla verità di determinate proposizioni. Tale assenso è infatti dovuto principalmente alla carità, che Tommaso ritiene metta i credenti in condizione di credere fermamente quanto Dio abbia rivelato.

Se l’istituzione religiosa si sostituisce a quella laica, credendo di dover proteggere i diritti degli abusati dimenticandosi degli abusatori, come ha tenuto a ribadire qualcuno, si rischia di fare confusione. Un prete non deve giudicare, non deve dividere, non deve classificare ma soprattutto non deve fare differenze. Per il principio di Tommaso d’Aquino se non si pratica la carità verso gli ultimi c’è il rischio che questi oltre la casa perdino anche la fede.

Da qui l’appello può essere rivolto direttamente alla Curia di Aversa e al Vescovo Mons. Angelo Spinillo, dato che la Chiesa di San Paolo Apostolo è interdetta alle 36 famiglie sgomberate con conseguente rifiuto di dare rifugio agli ultimi in netta controtendenza con la dottrina cristiana e dato l’oggettivo pericolo di incolumità del prete Maurizio Patriciello, perché ritenuto da queste famiglie l’artefice dei loro mali, magari si possa pensare di lasciare la chiesa aperta e di sospendere/trasferire pro tempore il prete anticamorra, risolvendo così due problemi in uno dal punto di vista etico, morale e religioso e un altro dal punto di vista laico, logistico ed economico, dato che è giusto proteggere l’incolumità del prete di periferia aumentando la scorta e i controlli sul territorio ma è pur vero anche che questo stato di cose determina un’ulteriore spesa ai danni dei contribuenti che sono costretti a pagare presidi continui a Caivano con il conseguente rischio di restare scoperti in termini di sicurezza su altri territori.

Io credo che un Governo che si rispetti non deve farsi dettare l’agenda poltiica da preti, nani e ballerine. Io credo che il Governo degli italiani debba affrontare i problemi di natura sociale e criminale allo stessso modo su tutto il territorio nazionale e con una buona dose di mezzi preventivi e provvedimenti lungimiranti.

Perché le azioni messe in atto a Caivano, ripeto per delle bugie dette, non vengono applicate al Corvetto di Milano dopo la guerriglia urbana scaturita all’indomani della morte del giovane Ramy Elgaml o a Torino dopo il corteo degli studenti pro Pal dove alcuni manifestanti hanno  bloccato la circolazione sui binari 1 e 2 della stazione, hanno dato alle fiamme un fantoccio di stracci con il volto del ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini e tre maxi foto coi i volti della premier Giorgia Meloni, del ministro della Difesa Guido Crosetto e del ceo di LeonardoRoberto Cingolani. Accompagnando con “Maiale al rogo”, il gentile coro dedicato al ministro leghista, con insulti anche al “serpente Meloni”? E innegabile che anche in queste due periferie ci sia un problema sociale di grave importanza. Inoltre, perché i controlli solo al Parco Verde e non anche agli altri rioni IACP, Salicelle, Rione Speranza, 219 di Brusciano e 167 di Scampia, solo per citarne alcuni simili delle nostre zone?

Perché Caivano deve continuare a subire l’onta di una città assediata da furgoni blindati e militari armati che manco a Bagdad si sono mai visti? Quando la gente di Caivano si stuferà di tutto questo e scenderà in piazza a gridare BASTA CONFUSIONE, OGNUNO FACCIA IL PROPRIO DOVERE SECONDO IL PROPRIO RUOLO? Mi auguro con tutto me stesso che qualcuno, molto presto, riesca a stabilire la normalità nella mia bella città.

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Caivano

CAIVANO. Rimandata l’inaugurazione del Polo Universitario nell’ex ICIF

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CAIVANO – A seguito del blitz di stamattina al Parco Verde, dove sono stati eseguiti 36 sgomberi di famiglie occupanti abusive, la Ministra dell’Università e della Ricerca ha informato gli invitati all’inaugurazione del nuovo polo Universitario che l’evento è stato spostato dal 2 dicembre al 20 dicembre sempre alle ore 11.00.

Evidentemente la Ministra ha ritenuto opportuno non avventurarsi a Caivano con il clima infuocato che c’è e dove le proteste di alcune famiglie – anche se per rispetto della legalità sono state sgomberate – a cui qualcuno, che millantava chissà quali rapporti col Governo centrale e quale potere, aveva promesso di dormire sogni tranquilli poiché questo giorno non sarebbe mai arrivato.

Legittima la scelta della Ministra Bernini di voler allontanare un evento di festa da alcuni eventi di cronaca che presentano uno spessore e una importanza diversa e anche per non confondere gli applausi con le proteste che la Ministra, forse, ha ritenuto probabile che ci fossero. Rimandata quindi di soli diciotto giorni la festa per l’apertura del nuovo Polo Universitario.

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Caivano

CAIVANO. Scoppia il caso cimitero. Loculi mai ceduti in permuta e venduti con la complicità della vecchia classe dirigente.

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CAIVANO – In città monta il caso cimitero. Nonostante i lavori effettuati una diecina d’anni fa, attualmente non si trova un loculo vuoto nemmeno a pagarlo in oro. La colpa però non è dell’ingente numero di morti bensì di un aspetto subdolo e clientelare di una politica criminale tesa all’arricchimento personale perpetrata da una classe dirigente famelica e fallimentare.

Quello che è stato fatto negli anni, nella necropoli caivanese, non è dato sapere ma possiamo, con certezza, documentare ciò che è avvenuto all’indomani della costruzione dei nuovi due padiglioni che si trovano all’entrata principale del cimitero.

Prima di assegnare quei loculi ai legittimi richiedenti, il 17 marzo 2017, in era Simone Monopoli, fu redatto il Regolamento per l’assegnazione dei loculi ceduti in permuta.

Praticamente grazie a questo regolamento il possessore di un loculo insistente nella parte vecchia del cimitero, poteva acquistare uno nuovo a patto che quello vecchio venisse ceduto al Comune che a sua volta lo metteva a disposizione dei cittadini che ne avevano bisogno secondo il principio dello “ius sepulchri”.

Ma i restanti sei mesi che sono restati all’Amministrazione Simone Monopoli, i commissari che gli sono succeduti e i due anni di Enzo Falco, hanno fatto in modo che si dormisse, ci si distraesse o ci si voltasse dall’altro lato rispetto al mercato occulto che si stava perpetrando all’interno della necropoli.

In poche parole col silenzio assenso della politica o addirittura con la complicità di qualche assessore e/o consigliere comunale, chi deteneva un loculo e ne aveva acquistato uno nuovo, non solo non ha ceduto il precedente posseduto ma addirittura, qualcuno di questi, ha anche osato vendersi quello che doveva cedere in permuta, in modalità del tutto a nero.

Risultato? Da quel Regolamento, mai è stata stilata una graduatoria di quelli che cedevano in permuta il loro vecchio loculo e ad oggi non sappiamo a chi sono stati assegnati quelli nuovi, se ne avevano il diritto né si possono individuare i cittadini che non hanno ceduto in permuta il proprio loculo.

Di conseguenza, oggi non c’è un loculo libero neanche a pagarlo caro. Tra l’altro di quei loculi nuovi 170 dovevano essere lasciati liberi a disposizione dell’ente comunale per eventuali emergenze e invece, in questi anni, la politica clientelare è stata in grado di far sparire anche quelli ed è normale che poi un genitore come quelli di una ragazza investita poche settimane fa, nel far rispettare un proprio diritto, quello dello ius sepulchri appunto, si sente legittimato a colmare il proprio dolore con qualche abuso, dato che avrebbero preferito piangere sulla tomba della propria figlia in qualsiasi ora della giornata e in qualsiasi condizione metereologica.

Infatti, per colpa di questo fenomeno criminale, perpetrato dalla vecchia classe dirigente, oggi i genitori di quella ragazza si sono sentiti in diritto di costruire attorno alla sepoltura della propria figlia, una vera e propria veranda di alluminio sine titulo.

Un abuso che cittadini, preti e autorità in continuità amministrativa, forse nel riconoscere gli errori del passato, stanno lasciando privo di controlli per il principio dell’applicazione del buon senso ma lo stesso potrebbe rappresentare un pericolo per il futuro laddove non si risolva il problema in tempi brevi, dato che potrebbe deterninare un precedente simbolico.

Tanto è vero che anche la mamma di Fortuna Loffredo la bambina abusata e lanciata dall’ottavo piano nel 2014, stamattina al quotidiano “La Repubblica” ha rilasciato delle dichiarazioni dicendo: “Non è giusto. Fortuna meritava rispetto in vita e ora merita dignità anche nella morte”  riferendosi al fatto che a distanza di dieci anni, la piccola di sei anni, non ha ancora la sua tomba.

Un fenomeno questo stranamente “inosservato” dalla stampa locale che negli anni addietro era intenta ad occuparsi dell’energia elettrica con lo scopo di denigrare l’unica ditta che è stata in grado di versare quanto doveva nelle casse comunali.

Oltre l’applicazione del buon senso però c’è anche da dire che la terna commissariale prefettizia con il Commissario Filippo Dispenza in capo si è già mossa deliberando degli indirizzi in merito al censimento e mappatura del cimitero comunale.

Sei sono gli indirizzi che la terna commissariale prefettizia demanda al Responsabile del Settore e sono: mappatura e censimento di tutti i defunti presenti nell’area cimiteriale con relativa localizzazione degli stessi e possibilità di reperimento immediato sulla mappa cimiteriale, al fine di garantire il regolare svolgimento del servizio; affissione di apposito avviso su ogni singolo loculo, oltre che presso le bacheche dei cimiteri
civici, dalla documentazione in atti; individuazione del patrimonio cimiteriale (in special modo loculi) non collegato a contratti di concessione e dunque nella piena disponibilità dell’ente, come previsto dalla normativa generale; individuazione, regolarizzazione e/o recupero nella piena disponibilità del Comune del patrimonio cimiteriale (in special modo loculi), che risulta occupato da salme, ma in assenza del relativo titolo (contratto di concessione); adozione di tutte le procedure gestionali e amministrative, precedute da idonea pubblicità (bandi ad evidenza pubblica), finalizzate all’attuazione egli obiettivi sopra enucleati; perseguire un fine di garanzia dello ius sepulchri e di economicità delle risorse finanziarie da impegnare.

Con la speranza che presto venga fatta luce sulla vicenda della mancata disponibilità dei loculi, vengano individuati i colpevoli e chi ha commesso abuso impossessandosi o addirittura vendendosi beni che non gli appartenevano.

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