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CASORIA: I dolori del giovane Pasquale

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Che le premesse fossero oggettivamente allarmanti era chiaro sin dall’inizio, ma proprio a tutti: la precedente amministrazione lasciava i conti in rosso e le severe direttive del commissario prefettizio , che aveva retto la città nell’ultimo anno dopo lo scioglimento della giunta Carfora, non lasciavano scampo: come sempre avviene in questi casi si taglia, innanzitutto sui servizi e sugli investimenti per  riqualificazione e sviluppo. Non certo un buon viatico per inaugurare il nuovo corso rivoluzionario… Si aggiunga a tutto ciò che la coalizione vincente si presentava ai nastri di partenza con una compagine pericolosamente eterogenea sotto il profilo sia umano che politico, con il PD disposto a condividere il progetto ( e gli scranni )con alcuni schieramenti di centro e di destra, pur di tener testa alla coalizione promossa da Campania libera. Il futuro generale avrebbe arruolato pochi fidati pretoriani e molti lanzichenecchi, ufficiali di bella speranza- ma di storica appartenenza familiare-  e qualche miles gloriosius della precedente amministrazione ; un’armata di ambizioni e contraddizioni tenuta insieme dalla pretesa entusiasmante ,ma non lungimirante, di battere a tutti i costi il nemico politico comune, Tommaso Casillo: come se poi governare fosse solo un dettaglio. Con buona pace di Pirro e pure degli elefanti ( che si dice abbiano una  memoria  lunga … a differenza degli elettori ). L’esordio è col botto: l’assessore “nominato a sua insaputa”, che in appena 24 ore fa fibrillare una fetta ( indigesta) della maggioranza, l’IDV , e costringe il sindaco al primo imbarazzante dietro front . Frattura immediatamente ricomposta,( tra radio e ulna, all’altezza del polso … politico) attraverso una rinuncia immediata dell’Arch. Maria D’onofrio che dichiarava,senza mezzi termini al Giornale di Casoria “Manca un ambiente sereno e costruttivo non e’ il clima giusto per accettare l’incarico di ASSESSORE”. In questo clima di incertezza si arriva ai nostri giorni : centodieci di questi giorni (dalla proclamazione ufficiale) in cui il Sindaco non è ancora in grado di presentare le linee programmatiche. All’indomani del primo comunicato-poi ripreso della stampa -da parte di quella opposizione che non ti aspetti, il movimento 5 stelle- così poco avvezzo  al dialogo- il dott.Fuccio si difendeva a mezzo stampa ,motivando quel ritardo“ per questioni tecniche e strutturali “ e garantendo che avrebbe , entro pochi giorni, ottemperato ai suoi doveri istituzionali.  Era appena, si fa per dire,il 23 settembre. Purtroppo si arriva ad ottobre senza alcuna “traccia euclidea” di quell’impegno assunto solo ufficiosamente di fronte alla stampa. Dalle minacce il 5stelle passa ai fatti: l’8 ottobre la consigliera Vignati scrive al Prefetto di Napoli, Maria Gerardo Pantalone, per segnalare la violazione da parte del Dott. Fuccio dello Statuto e chiederne l’intervento : la PEC viene immediatamente resa pubblica sulla pagina Fb del Movimento 5 stelle di Casoria. In essa è possibile leggere: “ […]Si intende mettere al corrente S.E. il Prefetto che il Sindaco di Casoria, Pasquale Fuccio, nonostante le sollecitazioni ricevute con comunicato stampa del Movimento 5stelle a tutt’oggi non ha reso la relazione programmatica prevista dalla legge e dallo Statuto comunale” .

 E ancora; “ Il Sindaco ha violato le norme giuridiche e le previsioni statutarie che regolano il rapporto democratico tra Consiglio Comunale  e Sindaco. In particolare l’art. 46 del D.L.gs. 18 agosto 2000, n°267,l’art. 46 dello Statuto del Comune di Casoria stabiliscono che entro 90 giorni dalla sua proclamazione ( avvenuta in data 22/06/2016 ndr. )debba presentare, sentita la Giunta, le linee programmatiche della nuova amministrazione.”

Insomma un vero blitz in stile Wehrmacht  alle linee programmatiche Maginot della resistenza ( e reticenza) del generale Fuccio. Da allora il Sindaco si è chiuso in un dignitoso “mutismo istituzionale” . A sua parziale discolpa potremmo addurre l’impegno richiesto da una serie di questioni urgenti  che rendono il momento particolarmente delicato: tra le altre, le difficoltà in cui versa la polizia municipale costretta a tenere ferme le auto per mancata revisione, l’infestante proliferare dei cartelloni pubblicitari, gli scabrosi lavori di rifacimento del manto stradale  a via Capri dove si è conseguito l’eccezionale primato di vedere l’asfalto cedere ancor prima che i lavori fossero ultimati ( a testimonianza del fatto che il diavolo fa le pentole, ma non le prime piogge autunnali ), le casse comunali vuote, un previsionale votato senza tutte le coperture finanziarie ( risultano fuori bilancio oltre 1milione e 200mila euro  per Spese Legali e spesa per liti e transazioni ) che non può far dormire sonni tranquilli, ed una maggioranza traballante in cui serpeggiano non pochi malumori e forse troppi personalismi.

 

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Casoria, un topo nell’Istituto Comprensivo Moscati-Maglione

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“C’è un topo nella scuola”, è il messaggio che circola in queste ore nella chat whatsapp delle mamme dei bambini e delle bambine che frequentano l’Istituto Comprensivo 2, Moscati-Maglione, sito in via Martiri d’Otranto a Casoria (Na).

Foto e video sono eloquenti. Un roditore, di medie dimensioni, passeggia indisturbato tra le reti di ferro della finestra di una classe prospiciente il cortile dell’istituto scolastico casoriano. Poi, eccolo inerme – senza vita – riverso sul suolo a pancia in su.

Quel topo, passato a miglior vita, sta – a sua insaputa – gettando il panico tra i genitori che pensavano di mandare i propri figli in un posto “sicuro” lontano dai pericoli.
Il video e la foto sono di qualche giorno fa, in uno dei pomeriggi in cui i bimbi dell’infanzia sono in procinto di uscire dalle loro classi.

L’Asl Napoli 2 Nord ha in programma per il 24 dicembre, così come ha ufficialmente comunicato, la disinfestazione, disinfezione e la derattizzazione delle scuole pubbliche primarie e secondarie del comune di Casoria.
I genitori saranno disposti ad attendere?




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Santo ucciso, il 17enne confessa: “Mi hanno sporcato le scarpe di 500 euro, me la sono presa”

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Confermata la versione della scarpa sporcata: Luigi, il 17enne di Barra accusato dell’omicidio di Santo Romano, ucciso a San Sebastiano al Vesuvio nella notte tra venerdì e sabato.

Avevo le scarpe griffate Versace, le ho pagate 500 euro, me le hanno sporcate e me la sono presa” – queste le parole del minore reo confesso dell’omicidio, rese note da Il Mattino. Da un banale pestone, dunque, sarebbe scaturita la lite, degenerata nel sangue.

C’è un video agli atti dell’inchiesta che mostra gli ultimi istanti di vita di Santo: dopo la discussione il ragazzo si sarebbe allontanato dalla Smart con a bordo il 17enne poi pare tornare indietro, quasi come se cercasse ancora un chiarimento. Pochi metri e una torsione del corpo, come se stesse per lanciare un oggetto, sarebbero bastati per scatenare il panico: il giovane calciatore è stato freddato con un colpo di pistola al petto.

In queste ultime ore è, inoltre, emerso che Luigi poco prima avesse litigato con un altro coetaneo. C’è la testimonianza di un ragazzo che racconta di averlo visto puntare la pistola alla gola del rivale, posizionando l’arma sotto il mento.

“Sì ho litigato con un altro ragazzo prima di uccidere Santo Romano ma non ho mai estratto la pistola” – avrebbe dichiarato il 17enne, confermando la lite. Un tassello in più che sembra far presagire la chiara intenzione di trovare un pretesto per far esplodere la violenza, avvalorata già dal semplice fatto di uscire di casa con una pistola in tasca.

Poi l’ultima drammatica scena raccontata da un’altra testimone: “Ho visto Santo alzare la maglietta e mostrare il buco che aveva al petto”.

La fidanzata e gli amici, intanto, negano la versione fornita dal legale del 17enne: Santo è la vittima, non aveva aggredito nessuno, non ci sarebbe stato nessun pestaggio e nessuna spallata da parte sua. Avrebbe compiuto un gesto con la mano come per lanciare qualcosa (senza lanciare di fatto nulla). E in nessun caso il gesto folle di premere il grilletto di una pistola contro un ragazzo di 19 anni sarebbe giustificabile ed è assurdo che si faccia passare come una “reazione di difesa”.

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Casoria, finiscono a coltellate per le damigiane di vino: arrestate due persone

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Dalle parole ai fatti il passo è stato breve.

Al centro della contesa – iniziata a parole e poi finita a coltellate e a colpi di spranga – la proprietà di alcune damigiane di vino.

Due uomini, si tratta di due cognati, finscono in manette; altri due uomini (altri due cognati) e una donna, che è la sorella di due dei contendenti, finiscono in ospedale.
La vicenda è accaduta a Casoria, nel Napoletano.

I protagonisti, tutti incensurati, hanno rispettivamente 61, 66, 56 e 65 anni gli uomini, mentre la donna ha 58 anni. La controversia nasce poco prima di cena. Al centro della lite la proprietà di alcune damigiane di vino. Non si arriva a una soluzione sul problema fiaschi e la discussione sfocia nel sangue. Poco prima dell’arrivo dei carabinieri i quattro cognati se le danno di santa ragione e interviene anche la donna.
Il 61enne afferra un coltello e sferra due fendenti nel fianco del cognato 56enne. Il terzo cognato – il 66enne – impugna una spranga in ferro e colpisce alla testa il quarto parente, il 65enne.
Durante la lite viene ferita anche la donna, per lei un braccio fratturato.

I feriti ne avranno per 30 e 10 giorni. Le armi sono state sequestrate mentre i due assalitori sono stati arrestati. Gli indagati devono rispondere di tentato omicidio e sono stati trasferiti in carcere.

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